Rivista Data / Nr. Argomento della recensione Autore
Suono 271 Planar 9+RB 900+Hal+Exson+Xel Nicola Laviola

sistema Rega Planar 9 + RB900 + HAL + Exon + Xel

Quando si parla di Rega il pensiero va immediatamente al giradischi Planar 3, ma la realizzazione del nuovo Planar 9 nonché di una linea di elettroniche e diffusori di pari livello, ha permesso alla factory inglese di dar vita ad un impianto completo destinato a diventare un riferimento assoluto.

Quando la britannica Rega debuttò con il suo primo prodotto, il mondo degli appassionati audiofili trovò un nuovo punto di riferimento a cui guardare, ma soprattutto scoprì che non necessariamente ciò che suonava bene dovesse costare cifre inaccessibili. Stiamo parlando del Planet, oggi meglio conosciuto come Planar 3, un giradischi analogico tanto semplice e spartano a vedersi quanto musicale e piacevole da ascoltare. La gente, abituata ai familiari Garrard, Ariston e Thorens con i loro solidi e rassicuranti telai sospesi, inorridì alla vista di questo mostriciattolo esile e disadorno, e fu solo grazie all'accettazione della sfida di "ascoltare per credere", in un'epoca in cui tra l'altro il "suono" dei giradischi era considerato tabù, che questo incredibile giradischi non finì nel dimenticatoio. Erano i primi anni '70, e anche l'audiofilo più evoluto non riusciva a non manifestare il suo scetticismo rispetto a un presunto ruolo del giradischi, inteso come insieme di telaio, motore e braccio, nel contribuire alla qualità sonora e musicale dell'impianto. Al massimo si riteneva che il compito del giradischi si limitasse ad isolare il più possibile il piatto dalle vibrazioni esterne e ad assicurare la costanza della velocità di rotazione. Ma la Linn prima e la Rega dopo fecero compiere una rotazione di 180 gradi alla funzione e al ruolo del giradischi in impianto hi-fi. Malgrado le numerose affinità filosofiche e tecniche col il mitico Linn Sondek, il Rega Planar 3 se ne discosta sensibilmente grazie ad una semplificazione costruttiva ulteriore che implica la rinuncia a tutto ciò che non contribuisca in maniera determinante alla qualità sonora. Per esempio, l'assenza del complesso telaio/controtelaio flottante, ha consentito di dirottare i costi di produzione verso elementi ed aspetti considerati vitali, quali il cuscinetto del piatto e l'eliminazione di ogni forma di vibrazione "endogena". L'effetto di queste scelte é stato l'ottenimento di un prodotto che, a fronte di un prezzo accessibile a tutti, opponesse prestazioni musicali decisamente fuori del comune.
Da allora ad oggi sono passati molti anni ma la popolarità del Planar 3 tra le sorgenti analogiche non sembra aver subito significative battute d'arresto. Anzi, a riprova del suo pervicace e appassionato attaccamento al buon giradischi, la Rega ha deciso e, devo dire con grande coraggio, di presentare nel 1995 un nuovo giradischi che, per meglio dire, altro non è che l'espressione del Planar 3 ai massimi livelli, svincolato quindi da ogni compromesso orientato al contenimento del prezzo. Il Planar 9, questo è il nome della nuova creatura di Roy Gandi, in un'era in cui il digitale regna sovrano, nasce per esprimere una volta per tutte le reali potenzialità del progetto Planar 3. In effetti, se si guarda al Planar 3 più come ad un progetto e ad una filosofia che come ad un giradischi, si capisce perché il Planar 9 gli somigli così tanto nelle forme esteriori. Essendo l'intendimento principale del progettista quello di portare alle estreme conseguenze il discorso del giradischi analogico così da poter dire l'ultima parola sull'argomento, risulta chiaro che, a differenza del suo predecessore, il Planar 9 è un progetto costoso e sofisticato nella sostanza malgrado la semplicità delle forme. Quando ho saputo che il nuovo giradischi della Rega sarebbe costato più di cinque milioni sono stato assalito da mille dubbi e mi sono chiesto se per caso la Rega avesse deciso di abbandonare la sua tradizionale politica del value money per abbracciarne, fenomeno del resto non nuovo a questo rnercato un'altra decisamente più speculativa. Ma una volta venuto a conoscenza dell'elevato contenuto tecnologico e costruttivo dell'oggetto sono stato costretto a rivedere sotto nuova luce le mie perplessità iniziali.
C'è da dire che l'introduzione del PLANAR 9 non è che il culmine del profondo rinnovamento avvenuto in seno alla piccola ditta Inglese: già da qualche anno infatti la REGA ha iniziato a produrre una linea di amplificatori, riscuotendo subito dei lusinghieri consensi. Il piccolo integrato BRIO è stata la cellula primordiale ha generato una famiglia di eccellenti elettroniche a cui adesso vanno ad aggiungersi il pre Hal, il finale stereo Exs e i monofonici Exon. L'introduzione quasi simultanea a quella del PLANAR 9 di questi apparecchi non è certo casuale e non può che suggerire la costituzione di un impianto di alto livello composto al 100% da prodotti Rega. Tanto più che all'apice della sua linea di diffusori sono già da qualche tempo disponibili le Xel che, in termini di qualità costruttiva e musicale, possono svolgere in modo più che egregio il ruolo di anello finale della catena audio.
Concentrato di tecnologia, la cui entità tuttavia non può essere apprezzata ad occhio nudo, ma soltanto attraverso le spiegazioni del progettista e le percezioni del nostro apparato uditivo. Certo, osservando il giradischi non si può far a meno di notare alcune differenze estetiche rispetto al Planar 3, a cominciare dal telaio circondato da una cornice di legno disaccoppiato in tre punti dal telaio vero e proprio e che svolge una funzione meramente estetica, e dal piatto ottenuto tramite la lavorazione di una speciale lega ceramica in luogo del tradizionale vetro. Ma andando più a fondo nell'analisi si scoprono altre innovazioni meno visibili ma profondamente radicali. Il gruppo cuscinetto/perno, considerato dalla Rega un elemento cruciale della progettazione di un giradischi, è stato completamente rivisto. La sede del cuscinetto è ricavata nel pieno da un blocco di acciaio (anziché in ottone) le cui pareti interne vengono lavorate con tolleranze nell'ordine del micron al fine di eliminare la più piccola forma di rumore e vibrazione; il tappo della sede, che costituisce la base di appoggio dell'estremità del perno, invece di essere solidale è fissato rigidamente ad essa con tre piccole viti a brugola. Ciò ha consentito di lavorare la superficie di contatto con maggiore precisione e di permetterne la sostituzione in caso di usura o di danneggiamento. Il perno è a sua volta calettato su un solido contropiatto di acciaio lavorato in superficie in modo da presentare tre rilievi, tramite i quali può essere accoppiato al piatto in maniera più stabile.
Il telaio in MDF presenta al suo interno delle zone in cui è stato asportato del materiale, ad eccezione di quella che collega il cuscinetto con la base del braccio, allo scopo di contenere la frequenza di risonanza tipica. Il problema della trasmissione delle vibrazioni indotte dal motore alla base è stato risolto con un intervento decisamente radicale: impedendo al motore di vibrare! Grazie ad un alimentatore dedicato, alloggiato in uno chassis completamente separato dal giradischi, i tecnici REGA sono riusciti ad eliminare virtualmente il più piccolo fenomeno di vibrazione del motore, oltre naturalmente a renderne più costante la velocità di rotazione. Ciò ha permesso, tra l'altro, di ancorare il motore al telaio in maniera rigida piuttosto che elastica, scongiurando così il possibile insorgere di fluttuazioni nella velocità.
Il nuovo braccio RB-900, pur essendo identico al preesistente RB-300 nelle forme e nel funzionamento, impiega per l'articolazione dei cuscinetti realizzati con tolleranze di lavorazione molto più strette mentre la canna è realizzata con un processo di pressofusione più accurato. Completamente nuovo è il tipo di attacco alla base del giradischi, a tre punti anziché monodado, e (finalmente) il cavo di segnale (della Koltz di derivazione professionale) terminato con bellissimi connettori RCA della Neutrik che va a sostituire l'economica piattina dell'RB3OO. La testina Elys, già in catalogo da qualche anno insieme alla Bias, è una testina a magnete mobile non priva di originalità, inclusa l'originale colorazione viola.
Progettata per ottenere un accoppiamento meccanico ottimale con il braccio, è dotata di tre fori di fissaggio in luogo dei soliti due onde impedire il sia pur minimo movimento del corpo rispetto a quello dello stilo: l'adozione dello stilo fisso rientra parimenti nella finalità di ottenere la massima integrità meccanica.
Il pre Hal ed i finali mono Exon ricalcano fedelmente il tema estetico degli integrati, fortemente caratterizzato dall'originale chàssis composto da due semigusci di alluminio pressofuso che danno forma ad un involucro completamente chiuso e dal profilo slim: le scanalature presenti sul dorso agevolano la funzione di smaltimento calore, ma in effetti il vero e proprio dissipatore dell'energia termica è rappresentato dal telaio stesso, al quale sono fissati direttamente i transistor di potenza. Il pannello frontale dell'Hal è dominato dalla grande manopola del volume ai cui lati sono affiancate due file di pulsantini a corsa breve, ciascuno dei quali accompagnato da un led rosso: quelli di sinistra comandano gli ingressi phono, CD, tuner, e due ausiliari, mentre quelli di destra i due tape, il commutatore mono/stereo e il muting. L'assenza del comando di bilanciamento appare "giustificata" dall'orientamento purista del prodotto anche se, a mio avviso, la sua presenza non avrebbe certo arrecato danno alla qualità sonora. La gestione dell'Hal può avvenire indifferentemente sia dal pannello che dal telecomando ad infrarossi in dotazione: con quest'ultimo la manopola del volume viene fatta ruotare da un motorino calettato sul potenziometro. Sul pannello posteriore spiccano i connettori bilanciati XLR che affiancano i tradizionali RCA, per il cui impiego viene fornita una coppia di cavi già terminati della Koltz. La costruzione del pre e dei finali si attesta su livelli di eccellenza sia per quanto concerne la razionalità del layout circuitale che per la qualità della componentistica. Per valorizzare al massimo le potenzialità del Planar 9, la sezione phono è stata oggetto di una cura particolare nella scelta della tipologia circuitale e delle tolleranze della componentistica. I diffusori Xel rappresentano un'evoluzione in grande delle più economiche Ela di cui riprendono la configurazione a pavimento e il caricamento in linea di trasmissione in un disegno a tre vie. La riproduzione della gamma alta è affidata a un componente a cupola di cotone da 2,5 cm realizzato dalla Scanspeak dietro specifiche Rega, mentre quella della gamma medio-bassa è ripartita tra i due mid-woofer da 13 cm che differiscono per il diverso trattamento del cono. Il mobile poggia su un robusto piedistallo di acciaio a forma di "H" dotato di quattro piedini a punta regolabili in altezza. Medesimo criterio di robustezza è stato adottato nel realizzare il telaio delle griglie acustiche: un rettangolo di acciaio a sezione tonda assicurato al mobile con quattro viti a brugola! Tra le poche notizie tecniche che sono riuscito a carpire al disponibilissimo distributore c'è quella riguardante il circuito del crossover, progettato per semplificare al massimo il carico visto dall'amplificatore, minimizzare l'assorbimento di potenza ed incrementare l'efficienza fino a 92 dB! Questo risultato è stato ottenuto grazie all'impiego di speciali bobine per i passa-basso e con pendenze di taglio di 12 dB/ottava.
Tutti gli impianti, da quelli più economici a quelli più costosi, hanno bisogno di essere installati correttamente per poter esprimere al meglio le prestazioni di cui sono capaci. Oggi, grazie alle sorgenti digitali, l'installazione è diventata molto più semplice e si limita praticamente al corretto posizionamento dei diffusori. Ma quando c'è in ballo un giradischi le cose si fanno un attimino più complicate e si rende necessaria un po' di esperienza, tanta pazienza e molta attenzione ai più piccoli dettagli, altrimenti si rischia di rimanere cocentemente delusi dal risultato finale. L'installazione del Planar 9 (come degli altri giradischi) può apparire semplice tanto quanto il suo aspetto, ma non è così, almeno per i meno esperti. Il montaggio dell'Elys sull'RB9OO richiede un preliminare fondamentale: la rimozione del braccio dalla base. Ciò si spiega col fatto che montando la testina con il braccio fissato alla base, la forza torcente applicata alle viti della testina verrebbero trasmesse, attraverso la canna, ai cuscinetti del braccio alterandone la delicata taratura. Questa "regola aurea" è valida soltanto per i bracci dotati di articolazione su cuscinetti a sfere, mentre può essere derogata nel caso dei bracci "unipivot": comunque, nel dubbio, è bene seguirla sempre. Nel montare la testina conviene usare le viti di acciaio inox con testa a brugola fornite nella confezione, facendo in modo che i dadi di fissaggio si trovino in corrispondenza delle asole presenti sul lato superiore dello shell del braccio. Le viti vanno serrate con energia per migliorare l'accoppiamento meccanico col braccio ma senza esagerare, altrimenti il materiale plastico di cui è fatta la Elys si curverebbe, riducendo la superficie di contatto con lo shell; indicativamente conviene prima stringere le viti (con il lato più lungo della chiave) finche non si sente una certa resistenza e poi (con il lato più corto) dare circa 1/4 di giro. Prima della "stretta finale" conviene controllare che l'asse longitudinale della testina sia ancora allineato con quello del braccio. Solo a questo punto potremo inserire con una pinzetta le pagliette del segnale nei pin della testina e rimontare il braccio sul telaio. Una volta bilanciato il braccio, regolato il peso di lettura (1,5g per laElys) e l'antiskating, possiamo dare il via al fatidico ascolto! Secondo le indicazioni del costruttore le Xel vanno distanziate dalla parete di fondo da un minimo di 15cm fino ad un massimo di 50 cm. La distanza da me scelta in relazione alle caratteristiche di assorbimento della sala di ascolto della redazione è quella massima, inoltre ho ruotato di una trentina di gradi il pannello anteriore verso il punto di ascolto per migliorare la dispersione del tweeter.
Le impressioni di ascolto, che hanno inizio con l'Lp Rapture di Anita Baker, devono fare i conti con la "verginità" della Elys che richiede ancora qualche ora di rodaggio prima di potersi esprimere al meglio. Comunque si ha già modo di apprezzare un suono caratterizzato da una grande precisione e da una piacevole "morbidezza" di emissione. Queste due qualità, lungi dall'entrare in conflitto tra di loro, danno luogo ad una godibilità e ad un coinvolgimento personale al quale francamente non ero più abituato. Le sonorità sono fresche e immediate, i transienti fulminei ma naturali e la risposta tonale omogenea e compatta: insomma ci sono tutti gli ingredienti fondamentali per garantire un impatto musicale live like. Effettivamente il suono di questo impianto Rega è calibrato per ottenere una reazione e un coinvolgimento immediato da parte dell'ascoltatore, senza mezzi termini. Il che non vuoi dire assolutamente una riproduzione meramente ruvida e virile, fondata sulla violenza dell'impatto dinamico e la velocità degli attacchi, perché precisione timbrica e raffinatezza armonica contribuiscono in maniera determinante a questo risultato. Anzi ciò che stupisce di più è come vengano coniugati alla perfezione, in un mix perfettamente coerente, la "violenza" e l'energia della base ritmica con le delicate e ricercate evoluzioni vocali della Baker e gli eterei interventi delle tastiere elettroniche. La ricchezza di informazioni di cui è impregnato il messaggio musicale rischia di passare quasi inosservata, tanto è naturale e tonalmente completo il modo in cui viene fatta affiorare: è solo dopo aver ascoltato un disco dopo l'altro che ci si rende conto che questo grande flusso di informazioni e dettagli è servito unicamente a farci concentrare sulla musica, ancora prima che ce ne rendessimo conto. La verità è che questo impianto riesce ad essere realmente analitico su tutta la gamma udibile e senza soluzione di continuità. Anche la dinamica, per quanto esuberante e apparentemente senza limitazioni, non è mai completamente avulsa dal discorso musicale, ma partecipa ad esso in perfetta sincronia, rispettando al millesimo di secondo il ruolo del singolo strumento. Per questo motivo, anche a volume molto alto il suono non diventa mai fastidioso ma al contrario verrebbe voglia di alzano ancora di più se le Xel non cominciassero a manifestare qualche problema di tenuta.
Ascoltando John Patitucci in una splendida registrazione della GRP, ci si può rendere conto di quanto sia importante per la Rega e naturalmente per chi ascolta, un'eccellente resa della ritmica musicale. Nel caso in questione, l'affiatamento tra la batteria di Dave Weckle e il basso elettrico di Patitucci è praticamente perfetto e dà luogo ad una partecipazione emotiva e ad un entusiasmo eccezionali. Il basso delle Xel non è eccezionalmente profondo ma, grazie alla sua prontezza e all'eccellente driving dei finali Exon, è in grado di assicurare un'articolazione e, insieme, una pastosità veramente entusiasmanti. Solo a volumi molto alti i piccoli woofer da 13 cm manifestano una timbrica più ruvida e un certo appiattimento dinamico, ma si tratta di pressioni sonore che raramente si raggiungono nell'utilizzo quotidiano e in ambienti decisamente meno assorbenti di questo.
La gamma media è ben presente senza essere invasiva o nasale, timbricamente limpida, naturale e ben raccordata con l'acuto. La leggera esuberanza della sezione medio-alta dello spettro è imputabile in larga parte al non ancora completo assestamento del taglio dello stilo, ma anche così, grazie al perfetto controllo delle risonanze del sistema di lettura, strumenti quali il sassofono soprano e il charleston della batteria non risultano in alcun modo fastidiosi o taglienti.
Per passare ad atmosfere decisamente più pacate metto sul piatto un bellissimo disco di Ella Fitzgerald edito dalla Pablo Records col quale ho modo di constatare l'abilità del Planar 9 nell'estrarre musica con disinvoltura anche da registrazioni non recentissime. Infatti, nonostante la scarsa separazione tra gli strumenti a cui si aggiunge la netta predominanza della voce solista, il giradischi inglese e il resto della catena riescono comunque a dare il giusto risalto ad ogni musicista, ripristinando anche lo smalto originario di una dinamica che sembrava un po' spenta. Dal tappeto ritmico affiorano una moltitudine di sfumature e di dettagli rimasti finora nell'ombra: il basso è più nervoso e articolato, il rullante della batteria più realistico ed incisivo, mentre la voce appare nettamente più comunicativa e intellegibile. Tutto ciò avviene, tra l'altro, senza che venga intaccata la superba coerenza tonale che costituisce, a mio avviso, uno dei più importanti punti di forza di questo impianto.
Il blues di Robert Cray viene riproposto a tinte forti e sanguigne, ma senza l'aggiunta di colorazioni o di forzature eufoniche. La registrazione, già di per sè variegata di tinte calde e pastose, viene restituita così com'è stata concepita, con una bass line robusta e virulenta e con la voce del cantante aperta e dai contorni ben delineati. Decisamente emozionante la chitarra, dotata di una timbrica liquida ed incisiva e di un'espressività nel fraseggio talmente spiccata da trasmettere la netta percezione delle differenti intensità con le quali il plettro fa vibrare le corde.
E ora la volta di Suddenly del bassista elettrico Marcus Miller, un disco caratterizzato da un'incisione tanto esplosiva dal punto di vista dinamico quanto precisa e netta nella restituzione dei dettagli ritmici. Qui si può realmente saggiare la straordinaria capacità di quest'impianto nel trattare i transienti più violenti: la manopola del pre è a tre quarti di giro ma il suono conserva una nitidezza e una precisione impressionanti, esibendo uno stop and go degli attacchi da togliere il fiato. La definizione delle percussioni e degli effetti elettronici è limpida e cristallina ma al tempo stesso naturale e setosa, mentre i fraseggi di basso elettrico, che si snodano in maniera elastica e veemente, lasciano percepire fino all'ultimo istante le grasse vibrazioni delle corde al loro rilascio.
L'immagine è ampia in senso orizzontale e finemente articolata al suo interno, i piani sonori si susseguono senza soluzione di continuità conservando una prospettiva correttissima e naturale. Ciò che colpisce è soprattutto la solidità e la definizione delle sorgenti che rimane inalterata anche ai volumi più alti e in contesti particolarmente complessi e articolati. Non c'è mai uno strumento che domina sugli altri oscurandoli, anche quando il tipo di registrazione tende a privilegiare la ripresa dello strumento solista, ma al contrario ognuno di essi riesce a ritagliarsi una precisa collocazione nello spazio. Ciò dipende, naturalmente, dal tipo di incisione impiegato, quindi l'abilità dell'impianto Rega nell'estrarre con grande precisione le informazioni inerenti all'ambienza e alla posizione degli strumentisti nello spazio, può essere verificata soprattutto con le rare incisioni effettuate con pochi microfoni sapientemente dislocati: viceversa, le moderne incisioni, che utilizzano largamente la tecnica multimicrofonica, non sempre sono in grado di ricostruire un "palcoscenico virtuale" credibile. In altri termini, la credibilità dell'immagine sonora del sistema Rega non è tanto il frutto di innaturali e artificiose elaborazioni del segnale originale. quanto di una fedele trascrizione della qualità delle registrazioni.
In genere sono incline a vedere prima i pregi e poi, se ve ne sono, i difetti di un certo prodotto, ma in questo impianto tutto Rega proprio non riesco a trovare dei difetti. Non voglio dire che sia perfetto in assoluto, perché di perfetto non c'è nulla in questo mondo, ma di sicuro è perfetto, o quasi, nel suo equilibrio musicale. E' eccellente in eguale misura nella timbrica, nella dinamica, nella precisione ritmica, nell'equilibrio tonale e nell'immagine, senza sbilanciamenti. Il "quasi" di sopra è riferito al Planar 9 nel senso che meriterebbe senza alcun dubbio una testina più evoluta e raffinata della pur ottima Elys e ai diffusori Xel, che malgrado le eccellenti prestazioni musicali, non hanno consentito ai finali Exon dì esprimere fino in fondo la loro poderosa riserva di corrente. Su questo punto il distributore mi ha ampiamente rassicurato rivelandomi che la Rega sta già lavorando sia alla nuova testina che ai nuovi diffusori. Che mi abbiano letto nel pensiero? In ultimo, invito caldamente chi è solito snobbare gli impianti monomarca giudicandoli come una sorta di coordinati di lusso, ad andare ad ascoltare questo "coordinato" Rega: sono sicuro che cambieranno opinione!

Nicola Laviola

Suono e Comunicazione s.r.l.
Via San Vitale, 67 località Canaletti - 40054 Budrio (Bologna) Italy
Tel. +39 051 6926387 - Fax +39 051 6926135
infosuonoecomunicazione.com | Privacy&Legal

Copyright © Suono e Comunicazione
Le informazioni sono soggette a modifiche senza preavviso - Tutti i marchi registrati e i nomi dei prodotti appartengono ai rispettivi proprietari
P. IVA, C.F., Reg. Impr Bo n. 04225370370