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Fedeltà del Suono Lug-Ago '99/5 Giradischi digitale Jupiter + Io Andio Morotti

giradischi digitale Rega Jupiter + Io

Voi sapete che tra i costruttori di giradischi digitali, sulle infinite scelte progettuali possibili, esistono numerose scuole di pensiero. Uno degli ambiti di discussione riguarda il numero dei telai. Premiare con un Oscar un due telai dal prezzo complessivo di 3.380.000 lire significa, nelle mie intenzioni, riconoscere la felice soluzione di tutta una serie di problemi

Vediamo un po' quali sono i termini della questione. In linea di principio, parrebbe evidente che una meccanica e un convertitore separati offrano una maggiore flessibilità ed un più alto livello di "specializzazione": l'unità di lettura deve solo preoccuparsi di leggere al meglio i cd e di trattare al meglio il segnale digitale; l'unità di conversione, a sua volta, nasce con il compito esplicito di trasformare nel miglior modo possibile il segnale digitale in analogico. Due specialisti dovrebbero essere sempre meglio di un unico tuttofare. Inoltre questa soluzione consente di migliorare il suono dell'insieme cambiando uno solo dei due componenti, normalmente il convertitore, e dunque presenta, come vi dicevo, un più alto livello di flessibilità, confermata dal fatto che, per venire al nostro caso, la meccanica Jupiter e il convertitore Io sono venduti anche separatamente, rispettivamente a Lit. 2.190.000 e 1.650.000. Il prezzo è leggermente più alto di quello richiesto per l'accoppiata dei due apparecchi, ma mi pare ovvio che la Rega tenda ad incentivare l'acquisto di entrambi i componenti. Comunque è sempre possibile l'abbinamento di Jupiter o di Io con convertitori o lettori di altre marche. Resta però una finezza la scelta dei nomi. Jupiter, infatti, è il pianeta Giove, il più grande del sistema solare, e Io è uno dei suoi più importanti satelliti, anche se certamente non l'unico. Chi crede alla validità delle allegorie e dei simboli e ai messaggi ad essi sottesi ha di che sbizzarrirsi.
Ma torniamo alla questione di cui stavamo parlando. I sostenitori dei cdp a telaio unico non negano la maggiore flessibilità del due telai, ma ritengono che, dal punto di vista della qualità sonica la presenza del cavo di interconnessione e i problemi di interfacciamento tra i due componenti (ad esempio, il jitter) annullino ampiamente i vantaggi della "specializzazione". Il Linn
CD 12, che la casa scozzese presenta come il migliore cdp sul mercato, non a caso è in un solo telaio, quando la Linn ha in listino anche un ottimo due telai.
La Rega, da parte sua, già da alcuni anni produce il Planet, un lettore integrato che personalmente considero uno dei migliori acquisti possibili nella fascia sotto i due milioni. La decisione di immettere sul mercato un due telai dal prezzo, tutto sommato, contenuto sta a significare che la casa inglese si sente davvero sicura delle qualità soniche di questa accoppiata e che quindi è convinta che i vantaggi della soluzione flessibile e specialistica siano, almeno nel suo caso, decisamente superiori a quelli del monotelaio. E secondo me ha ragione, senza con questo pretendere di trasformare un giudizio particolare in una regola generale sui cdp a uno o due telai.
Esteticamente, anche in questa occasione la Rega non ha smentito se stessa: gli chassis sono i soliti, in pressofusione, di tutti i prodotti della casa inglese. In particolare la meccanica Jupiter è pressoché identica al Planet, col suo bravo caricamento dall'alto e lo sportellino a discesa ammortizzata. Nessuna concessione al superfluo, quindi, né al miglioramento estetico, fatta salva l'adozione del nuovo telecomando Solar, usato per controllare a distanza tutti i prodotti Rega che siano telecomandabili. Né, d'altra parte, c'era da aspettarsi qualcosa di diverso: il design Rega può piacere o non piacere, ma resta sempre indubitabilmente Rega. Anche l'interno si allinea senza titubanza alla tradizione di ordine e di elevata ingegnerizzazione ormai tipica della casa. Altra tradizione rispettata in pieno dalla Rega è quella della pressoché totale assenza di specifiche tecniche. Per la verità stavolta sono riuscito a mettere le mani su di uno scarno foglietto dove sono indicate alcune cose, tra le quali:
  • che la meccanica, di origine Sony, è derivata dal Planet ed è stata realizzata migliorando alcuni punti fondamentali; c'è stata una più accurata selezione del gruppo ottico ed è stato adottato uno stabilizzatore in acciaio anziché in plastica;
  • che l'alimentazione è stata abbondantemente dimensionata e divisa in tre stadi con un controllo particolarmente sofisticato per la sezione digitale;
  • che la sezione per l'accoppiamento digitale è stata realizzata con componentistica Crystal di alto livello;
  • che la capacità è di 9.400 microfarad;
  • che il convertitore Io è compatibile con i 32, i 44.1 e i 48kHz;
  • che monta due RADS (Rega Analog Dac Stage's) in differenziale con servocontrollo in DC;
  • che utilizza nuovi condensatori Wima "Micron" da 10 microfarad
  • che nel DAC la sezione re-clocking utilizza due PLL (Phase Locked Loops) in cascata con il secondo (l'IC TLC2932 della Texas) tagliato in frequenza molto più in basso rispetto al primo (il CS8412 della Digital). E' già qualcosa per una casa che solitamente sostiene che gli apparecchi hi-fi devono essere giudicati esclusivamente dall'ascolto e non in base alla lettura di più o meno utili specifiche tecniche. E' una regola che come audiofilo condivido, ma che certamente non facilita il mio lavoro di recensore. Ma va bene così: meglio un buon suono senza le specifiche tecniche che le specifiche tecniche senza un buon suono.
L'ascolto
Per giudicare il suono della coppia Jupiter + Io, mi sono doverosamente rifatto al Planet. L'aria di famiglia è indubbia: grande dinamica, corposità e fluidità di emissione, attenta resa dei particolari. Però certamente dal confronto esce vincitore il "due telai", grazie ad una evidente superiorità nel grado di finitura e nella complessiva ariosità. Mi spiego meglio. Le basse frequenze sono uno dei punti di forza del Planet. Bene, lo Jupiter-Io non solo mantiene la grandiosità e la profondità del fratellino, ma aggiunge qualcosa in pulizia e in articolazione, oltre che in velocità. E così i bassi migliorano nella direzione di un ancora maggiore realismo, mantenendo un invidiabile equilibrio. In gamma media la cosa è ancora più evidente perché il suono aumenta di analiticità e trasparenza senza nulla perdere in levigatezza e fluidità. Ci sono più informazioni e non sono informazioni solo suggerite, ma espresse con realismo e autorevolezza. Insomma, il messaggio è davvero più ricco. E' un po' come quando si sostituisce una testina economica con una di qualità superiore. Se siete audiofili da un tempo sufficiente per avere vissuto l'epoca dell'analogico, avete certamente capito ciò che intendo. In più c'è un generale aumento di ariosità, come se il suono avesse più spazio e più agio per espandersi e respirare. La gamma alta, infine, sembra guadagnare qualcosina in estensione, ma io sono convinto che si tratti solo di un effetto della maggiore pulizia. Comunque le armoniche superiori sono più evidenti ed è la loro maggiore evidenza che consente di ottenere quel generale aumento di ariosità di cui vi ho parlato.
Insomma, il due telai ha più classe del Planet. E - come dico sempre - la classe non è acqua. Chi ha classe non fa cose molto diverse da chi non ne ha; le fa meglio, con maggior armonia a con una superiore naturalezza, ma, soprattutto, le fa sembrare facili. Tutti noi, se ci mettiamo d'impegno, prima o poi riusciamo a infilare un pallone in un canestro, ma Michael Jordan riusciva a dare l'impressione che la cosa fosse semplice e naturale: una finta, uno scatto e la palla partiva come se fosse calamitata dal canestro. Questa è la classe. Ed è così in tutte le cose: nel camminare, nel parlare nel muoversi, nel corteggiare le donne, nei vestire... Bene, il due telai della Rega ha classe; non solo ha più classe del Planet, ma ha classe in assoluto. Voglio dire che non sono davvero molti i CDP, a uno o due telai, compresi nella fascia di prezzo dai 3 ai 4 milioni che sono capaci di suonare col suo equilibrio, la sua accuratezza e la sua musicalità. Ecco perché il sistema Jupiter-Io si è guadagnato 1'0scar: ha saputo portare in una fascia di prezzo che per i canoni dell'alta fedeltà non puramente commerciale deve essere considerata media alcune delle caratteristiche che, a ragione, connotano da sempre il suono degli apparecchi della fascia alta. Se fossimo ancora ai tempi del boom dell'hi-fi, andrebbe a ruba.
Approfondimenti
Ma veniamo a qualche osservazione più precisa, tra i tanti spunti che ho ricavato da questa prova. Dopo avere confrontato l'insieme Jupiter-Io col Planet, infatti, ho cercato di capire la personalità sonica dei singoli componenti e di vedere se fosse possibile migliorare ulteriormente il loro già felice interfacciamento.
Per prima cosa ho proceduto ad una valutazione del convertitore, confrontandolo con il prototipo di un'unità di conversione di qualità piuttosto alta che da tempo utilizzo come riferimento. Non vi do ulteriori informazioni su di questo oggetto perché la funzione di un riferimento non è tanto quella dell'asticella del salto in alto, per vedere chi la scavalca e chi resta al disotto, quanto quella di avere un suono tanto ben conosciuto da consentire, per analogia o per contrasto di farsi un'idea precisa del suono dell'apparecchio messo a confronto. Bene, l'Io è risultato essere davvero un buon convertitore, veloce, arioso e accurato, con un rapporto qualità/prezzo davvero invidiabile.
A questo punto ho confrontato la meccanica del Planet con lo Jupiter, collegandole al convertitore di riferimento. E qui la differenza è davvero notevole (e mi limito negli aggettivi). Lo Jupiter ha una enormità di mininformazioni più del Planet, che pure non è certo da buttare via. Io non so dove la Rega sia precisamente intervenuta tanto più che la meccanica del Planet è molto simile a quella dello Jupiter. Quello che so è che lo Jupiter è davvero un piccolo miracolo. Controprova: l'Io collegato all'uscita digitale del Planet ha un suono pressoché identico a quello delle uscite analogiche di quest'ultimo. Il che potrebbe significare che il convertitore del Planet è identico all'Io oppure, molto più realisticamente, che la meccanica del Planet non riesce a evidenziare le differenze qualitative tra le due sezioni di conversione.
C'è poi sempre da considerare la presenza del cavo di interconnessione tra l'uscita digitale del Planet e l'Io. La Rega fornisce un cavo coassiale di discreta qualità, di cui, come è ovvio, raccomanda l'uso. Io però l'ho sostituito con diversi altri tra quelli presenti nella mia sala-prove e con un paio che mi sono fatto prestare da amici. Il risultato di questa laboriosa operazione (confrontare cavi è abbastanza stressante) è che il cavo Rega si conferma un buon compromesso, ma anche che con cavi di classe superiore i risultati sonici migliorano percettibilmente. Il problema è che il costo di questi ultimi cavi non è proprio allineato con quello degli oggetti che stiamo provando. Il Dromos Eos Digital, per esempio, costa circa la metà dell'Io, mentre il MIT Digital Reference è ancora più costoso del Dromos. Eppure sono i due cavi di interconnessione che fanno effettivamente la differenza. Tutto sommato non ho trovato cavi meno costosi coi quali valga la pena di sostituire il Rega in dotazione; ma con questi due il discorso è diverso, perché con loro il suono si dà una ripulita generale e sfodera microinformazioni a tutto spiano, mentre la microdinamica fa toeletta e si lucida come si deve. E non lasciatevi ingannare dal micro: microinformazioni e microdinamica non sono... "microcose" che possono essere trascurate. Al contrario, sono loro che spesso fanno la differenza tra un suono corretto e uno raffinato. Un po' come per i piatti di alta cucina: molte volte i segreti di un grande cuoco sono davvero piccole cose. Comunque, per tornare alla nostra prova col Dromos e col Mit il suono Planet + Io si riconosce chiaramente da quello tutto Planet proprio a causa di una superiore accuratezza nella resa dei particolari, mentre la coppia Jupiter-Io fa un vero balzo di qualità a livello di trasparenza e fluidità.
Allora, conviene affrontare la spesa di uno di questi cavi? Vi rispondo chiaramente: per collegare un Io al Planet, no; fate cassa un altro po' e comperatevi lo Jupiter, oppure risparmiate i soldi e tenetevi il vostro Planet così com'è che va benissimo. Tra lo Jupiter e l'Io, di norma il cavo Rega è tranquillamente adeguato. Se però le vostre esigenze richiedono un "up-grade" perché - che so? - avete innalzata la qualità sonica del restante impianto, allora è certamente tranquillizzante sapere che c'è una via che non vi obbliga a sostituire uno o entrambi i componenti del sistema Rega.
E badate bene a non lasciarvi ingannare dal prezzo, tutto sommato, contenuto: la coppia Jupiter-Io può costituire una sorgente più che adeguata anche per impianti molto raffinati e costosi. Ed è per questi, e solo per questi, che ha senso porsi domande sull'opportunità di cambiare il cavo di interconnessione.

Andio Morotti

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