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Audio Review Gen 2000/198 Giradischi Planar 25 + Exact Marco Benedetti

giradischi Rega Planar 25 + testina Exact

Chi l'avrebbe mai detto che nel 2000 avremmo ancora pubblicato prove di nuovi giradischi?

lo no di certo: quando 13 anni fa acquistai l'Ariston Audio lo feci con la convinzione di comprare il mio ultimo giradischi e, pur conscio dei limiti di quella che era un'ottima macchina ma di fascia relativamente economica, I'idea di sostituirlo non mi era mai passata per la mente, fino al trauma causatomi dalla prova del Vyger Atlantis (AR 192), ovvero quando ho toccato con mano quanto potesse suonare meglio un giradischi di altissima qualità.
Francamente non mi interessano molto le diatribe fra digitalisti e analogisti; come la vedo io il giradischi, al di là dei suoi reali pregi e difetti, è tornato prepotentemente di moda fra gli audiofili più incalliti anche come giusta reazione al mondo virtuale che ci sta avviluppando ogni giorno di più. In quest'ottica il principale difetto del giradischi, la scomodità d'uso, porta invece un valore aggiunto, dato dalla ritualità insita nelle operazioni manuali nelle meticolose procedure di messa a punto, nella manutenzione dei dischi e del giradischi stesso.
Personalmente non credo che a parità di prezzo il giradischi sia in assoluto superiore al CD; al massimo può esserlo in condizioni ideali, di messa a punto della macchina e di qualità del vinile. Credo semmai che ci siano in circolazione molti CD masterizzati coi piedi, ovvero con convertitori A/D non all'altezza o con apparecchiature per la riduzione del rumore che usate in modo scellerato massacrano la vitaIità e la naturalezza delle registrazioni; credo che ci siano in circolazione molti CD player economici di qualità infima come del resto succedeva per i giradischi quando erano il sistema più diffuso di riproduzione: adesso che il giradischi è un prodotto di élite forse ci siamo dimenticati di come suonavano male i piatti economici a trazione diretta e la testina di serie da 3 lire di costo industriale, installati nei mobili rack di Foppa & Pedretti in cima al coordinato a finti componenti separati; adesso che il giradischi è un lusso ammantato di sacralità ci siamo dimenticati il fastidio dei rumori impulsivi - che magari adesso ci appaiono come sintomo di sublime imperfezione dell'analogico - e le paranoie da usura del vinile, con conseguenti ascolti dell'immonda copia su cassetta. Credo soprattutto che si faccia una gran confusione fra vinile e analogico, che non sono affatto sinonimi.
Insomma, per quanto mi riguarda non c'è alcun bisogno di sostenere la superiorità del vinile per usare il giradischi: ho più di mille validissime ragioni per farlo: la mia collezione costruita in una vita di passione per la Musica; un migliaio di vinili che solo in parte ho ricomprato in CD (del resto molti non sono neanche stati ristampati), che se non altro per le qualità artistiche meritano di continuare ad essere riprodotti nel miglior modo possibile, continuare ad essere un oggetto vivo e non una polverosa anticaglia dal glorioso passato.
Ora, è indubbio che il Rega Planar abbia i suoi meriti nel prepotente ritorno in auge dell'analogico; AR li ha provati e riprovati più volte, sempre concludendo che i modelli 2 e 3 hanno un rapporto qualità/prezzo difficile da battere e che il 9 si sia a buon diritto fra i migliori modelli di fascia alta in commercio; quello che mancava era forse la via di mezzo fra il milione e passa necessari per acquistare il Planar 3 e i quasi 6 del Planar 9, la lacuna viene adesso colmata coI Planar 25 che come prezzo e prestazioni si colloca più o meno a metà strada.
La sigla di questo giradischi è fuorviante: come è noto il Planar 3 monta il braccio RB-300, il Planar 9 I'RB-900; verrebbe quindi da pensare che il 25 monti la versione economica RB-250, che invece è di serie sul Planar 2; la risposta è nei 25 anni di vita della Rega, che ha cosi voluto festeggiare l'anniversario; diversamente presumo che si sarebbe chiamato Planar 6, in linea col braccio che appunto è l'RB-600. L'aspetto esteriore ricorda il 9 senza l'alimentazione separata, a causa della cornice che gira intorno alla base e su cui è imperniato con cerniere di gomma il coperchio antipolvere, facilmente rimovibile durante l'ascolto, come impone la prassi audiofila. In realtà le similitudini finiscono qui: il piatto di cristallo e il motore sono quelli del 3; il braccio invece è molto più simile all'RB-900, da cui si differenzia solamente per il montaggio, con la "vitona" invece che con la basetta a 3 viti, e per la selezione dei cuscinetti dell'articolazione; uguali all'RB-900 sono il colore chiaro e il compatto contrappeso in tungsteno invece che di ferro. Lo ammetto subito: I’estetica dei Rega non mi aveva mai entusiasmato, con quell'aria dimessa da Bang & Olufsen dei poveri; decisamente l'understate- ment all'inglese non è nelle mie corde. Il modello in prova poi, con la cornice in legno chiaro naturale, sembra piuttosto personalizzato Ikea: visto che ho deciso di tenermelo credo proprio che dipingerò di nero opaco la cornice, sempre che trovi la voglia di andare a cercare una serie di esoterici cacciaviti torx, necessari per svitare le 4 viti che la fissano al telaio. Il fatto è che la filosofia del Rega è lontanissima dall'idea tradizionale che abbiamo del giradischi con trazione a cinghia: pesante e col controtelaio flottante. Al contrario Rega punta sulla massima rigidità e sulla leggerezza. Potremmo discutere all'infinito di pregi e difetti delle 2 filosofie; come la vedo io, una delle variabili più importanti da tener presente nella scelta è il luogo dove si abita: lo stesso giradischi, pur inserito nella stessa catena di ascolto, non potrà mai suonare allo stesso modo a casa mia - quinto piano, strada trafficata del centro di Roma, solaio in putrelle molto elastico - e al piano terra di una villa sperduta nella campagna; quel che è certo è che il giradischi col controtelaio è più facile da installare; basta posizionarlo in piano su un supporto ragionevolmente stabile, in compenso dovremo periodicamente controllare lo stato delle molle; al contrario quello rigido lascia all'utente la responsabilità di una base che lo isoli dalle vibrazioni, ma una volta installato correttamente non ci si pensa più: manutenzione zero. Molto simile il discorso sulla leggerezza: se da un lato un piatto pesante garantisce stabilità e volano, è altrettanto vero che quando un oggetto pesante risuona lo fa con energia maggiore di uno leggero.
A proposito di installazione, è degna di nota la poco pubblicizzata base prodotta dalla stessa Rega (la vediamo nella foto di apertura), che altro non è che una mensola a muro con l'alloggiamento per i 3 piedini di gomma del piatto. Classico uovo di Colombo: almeno in un appartamento come quello testé descritto è evidente che una mensola a muro, possibilmente portante, offra molta più rigidità di qualsiasi supporto appoggiato sul pavimento. Teoria a parte, verificheremo durante le sedute di ascolto l'effettivo beneficio apportato dalla base; per sole 150.000 lire è un accessorio su cui tutti gli utenti Rega dovrebbero fare un pensiero; fra l'altro la trovo pure molto bella, nella sua scarna semplicità che ben si intona con la linea essenziale del piatto.
In alternativa, sono molto popolari fra i possessori di piatti Rega le famose molle ad aria prodotte dall'italiana Moss; ho avuto modo di apprezzarne il funzionamento inserite sotto al Planar 9 del mio amico Nunzio; purtroppo non è stato possibile compiere un confronto diretto con la mensola Rega. Non ho invece avuto risultati positivi con i piedini di sorbothane, che evidentemente mal si adattano al telaio rigido.
Il Braccio Rega si è giustamente guadagnato la fama di prodotto eccezionale in rapporto al prezzo, al punto che molte ditte - comprese Audio Note e Moss- lo utilizzano per alcuni loro modelli, magari in versione leggermente modificata. Anche in questo caso la chiave è la semplicità: quello che non c'è non si rompe, avrebbe detto Enzo Ferrari; quello che non c'è non risuona, aggiungiamo noi. Di più semplice mi viene in mente solo il braccio AR, quello che non aveva neanche l'antiskating.
Il Rega l'antiskatmg ce l'ha, magnetico, mimetizzato nella base, con una levetta di regolazione affiancata da una scala di riferimento talmente grossolana, si va di grammo m grammo, da sottintendere quanto sia aleatoria questa regolazione, che comunque andrà verificata ad orecchio. Il controllo del peso di lettura è a mio avviso l'unico neo di questo splendido braccio fra l'altro non presente nel più economico modello RB-250; sul lato destro del perno di articolazione verticale c'è una rotella di plastica che agisce su una molla a spirale protetta da un coperchietto; detta molla applica una forza di meno 3 grammi in posizione zero, ed è una possibile fonte di trasmissione delle vibrazioni. Il problema è comunque facilmente eliminabile senza neanche bisogno di rimuovere detta molla, come suggerito da molti audiofili estremisti: basta disabilitare il suo funzionamento posizionandola a 3 grammi, posizione in cui non viene applicata alcuna forza Ovviamente in entrambi i casi sarà poi necessario usare la bilancina per regolare il peso di lettura, ma malfidato come sono lo farei ugualmente.
Altro limite apparente del braccio Rega è l'impossibilità di regolare il VTA; dico apparente perché trattasi di una precisa scelta in fase di progetto: si è preferito salvaguardare la rigidità anche a scapito dell'aleatoria possibilità di intervento al volo, demandando ad appositi distanziatori a rondella l'eventuale modifica del VTA (che per essere installati necessitano dello smontaggio del braccio). Ammetto che sulle prime la scelta mi ha lasciato perplesso, poi ho pensato che si vive una volta sola e che comunque in 25 anni di audiofilia non ho mai regolato il VTA del mio SME quando mi trovavo a riprodurre un disco di spessore diverso dalla norma. Piuttosto, questa caratteristica ha rischiato di farmi ingiustamente bollare questo giradischi come malsuonante. La mia testina di riferimento è più alta della norma, così mi sono trovato, senza rendermene conto subito, col VTA clamorosamente sballato. Utilizzando il distanziatore da 2 millimetri fornito dalla stessa Rega le cose sono tornate a posto (comunque va benissimo anche una rondella del giusto diametro e spessore).
Per chi trovasse il rito dell'ascolto del vinile troppo sacro per essere officiato senza la regolazione del VTA a seconda dello spessore del disco, c'è comunque una soluzione semplicissima che ho scoperto per caso e comunque escludo di aver inventato io: si regola il VTA per i dischi da 180 grammi e si ritaglia un secondo tappetino di feltro da aggiungere nel caso di dischi molto sottili (caso tipico le ristampe economiche). Infine per chi non si accontenta di questa soluzione casereccia e volesse una vera regolazione fine, esiste un apposito add-on commercializzato dall'inglese Origin Live (www.originlive.com), che tuttavia non è compatibile col piatto Rega, in quanto alza il braccio di 13 millimetri. Sempre Origin Live propone altre modifiche ai bracci Rega fra cui la ricablatura con cavi di alta qualità.
Non ho esperienza diretta con i servizi offerti da Origin Live; in compenso, pasticcione come sono, mi sono trovato nella necessità di ricablare l'RB-600 e l'ho fatto autarchicamente. Lo giuro, non l'avrei mai fatto di mia iniziativa, ma sono stato costretto: non contento di aver rotto la puntina il mese scorso, smontando il braccio per installare il distanziatore ho sradicato i delicati cavetti di segnale! Mi trovavo per caso con dei cavetti Cardas nel cassetto così ci ho provato...
Bottom Line: non lo rifarei per tutto l'oro del mondo; molto più facile far passare un cammello per Ia cruna di un ago. Fra l'altro, se la sostituzione è programmata si può tentare di usare i vecchi cavetti come 'pilota' per quelli nuovi, ma in questo caso la soluzione non era applicabile. Ne sono uscito usando come pilota un MI cantino da chitarra elettrica, dopo ore di tentativi e imprecazioni che senz'altro mi avranno definitivamente assicurato un posto all'inferno in prima fila.
Ne vale la pena, difficoltà a parte? Non lo so: il Planar 25 ricablato Cardas suona da dio, ma quando l'ho ascoltato con i cavetti di serie avevo ancora il VTA a donnine allegre, quindi il confronto non è proponibile. Diciamo che fra i cavi quelli della testina sono sicuramente i più delicati, ma che quelli montati di serie non sembrano malvagi e che comunque prima di queste raffinatezze ci sono ben altri aspetti dell'impianto da mettere a punto: ricordatevi dell'interazione debole! Non facciamo come quegli audiofili - e ne conosco tanti - che spendono milioni in cavi e poi convivono rassegnati con i ronzii generati maldestramente da un qualche anello di massa facilmente eliminabile applicando la teoria.
Una volta installato correttamente - che poi significa riuscire a montare perfettamente in piano la mensola a muro (per inciso: bisogna prima di tutto verificare con la livella che il muro sia perfettamente a piombo, e nel caso inserire delle rondelle sulle viti fra muro e mensola per compensare la pendenza poi si fissa la vite in basso, quindi si regola la planarità orizzontale con la livella e si fissano le 2 viti in alto) - il Rega Planar 25 fa dimenticare qualsiasi eventuale pregiudizio causato dalla sua apparenza dimessa; fra l'altro il telaio rigido apporta un'insospettabile comodità di uso rispetto a un controtelaio flottante; non mi dite che sono l'unico ad avere difficoltà con l'alzabraccio che trasmette al controtelaio parte della forza applicata dal dito sulla levetta, talvolta facendo saltare la puntina. Col braccio in posizione sollevata la puntina si trova solo un paio di millimetri sopra al piano del disco ed è facilissimo posizionarla nell'esatto punto voluto: abituato come sono allo SME, che si solleva per più di un centimetro e che complice forse il contrappeso dell'antiskating, non ne vuole sapere di scendere in verticale quasi non ci volevo credere che questo strazio fosse finalmente finito. Forse sono scemenze, ma un giradischi può essere più o meno piacevole da usare; il Rega in funzione ha un che di rassicurante: nonostante le dimensioni essenziali trasmette l'idea di solidità e stabilità, il braccio soprattutto sembra imperturbabile, stabile anche con i dischi ondulati; una sicurezza, un vero piacere per l'occhio.
A parte queste amenità, che comunque per me sono importanti, il Rega offre molta sostanza sotto l'aspetto musicale: la refrattarietà all'acoustic feedback - verificata con il diffusore a un metro e il volume a palla - e l'ottimo isolamento dalle vibrazioni - verificato con la leggendaria prova di Paolo Nuti, consistente nel tamburellare con le dita sulla base - permettono di godere di una straordinaria gamma dinamica, di bassi corposi ma frenati (finalmente posso usare questo stereotipo in maniera non ironica!) e di una gamma acuta esente da problemi di tracciamento, anche nei solchi più interni; il motore è silenziosissimo, cosa volete di più da un giradischi?
Concludendo, in un mercato agguerrito come quello dell'alta fedeltà, un prodotto non rimane a lungo in commercio per caso, e per l'appunto il Rega Planar ha compiuto 25 anni, praticamente immutato, evidente sintomo di un progetto nato sotto una buona stella.
In particolare questo Planar 25 ha mostrato eccellenti qualità musicali, guadagnandosi a buon diritto un posto nell'impianto di riferimento: il braccio da solo vale il prezzo d'acquisto. Soprattutto, viene finalmente colmata la lacuna nel catalogo Rega fra i modelli più economici e l'esoterico Planar 9, coprendo un'importante fascia del mercato.

Testina Rega Exact

A prova già iniziata l'importatore ci ha gentilmente inviato la testina di punta del catalogo Rega: la Exact, che costa quasi un milione, permettendoci quindi di provare un sistema Rega completo.
Trattasi di una testina sicuramente al di fuori del comune: tanto per incominciare è forse la MM più costosa in commercio, utilizza un esclusivo sistema fissaggio della puntina , a cui invece di essere incollata e crimpata il cantilever è fisso come sulle MC, le bobine hanno poche spire, quindi il livello di uscita è molto alto, 6,5 mV; dulcis in fundo, il fissaggio allo shell del braccio Rega avviene con 3 viti in posizione obbligatoria invece delle solite 2, assicurando quindi una maggiore rigidità ed evitando gli ammattimenti per la regolazione dell 'overhang.
Da tempo ho abbandonalo le MM in favore delle più coinvolgenti MC, tuttavia ho sempre mantenuto in attività come riferimento la vecchia Shure Vl5 IV, ormai giunta al quinto stilo di ricambio (l'ultimo l'ho dovuto comprare in Giappone, perché oramai non trovano più), che con la musica classica, l'opera soprattutto, a mio avviso ha ancora qualcosa da dire in termini di neutralità timbrica.
Detto questo, la testina è una faccenda maledettamente personale, peggio dei diffusori o della fidanzata. Amo perdutamente la mia PHX Starlight appena tornata dalla clinica dov'era stata ricoverata per la sostituzione dello stilo sciaguratamente troncato dal sottoscritto e credo che accetterei di cambiarla solo con la Benz Ruby (non avesse il difettuccio di costare il quadruplo…) e comunque con qualche rimpianto.
Insomma, provare una testina è un trauma che può mettere seriamente a repentaglio il delicato equilibrio psicofisico di un recensore, che in queste situazioni preferirebbe forse tornare a tare il semplice audiofilo e godersi il proprio impianto, invece di doverlo smontare e rimontare in continuazione e di dover sudare freddo maneggiando fragili oggettini da mezzo milione al centimetro cubo.
Insomma, cosa non si fa per la causa, appena messo a punto il giradischi ho subito dovuto smontare il braccio per installare la testina Rega (ovviamente la testina Rega non ha bisogno del distanziatore che avevo montato sulla base del braccio per la PHX): per fortuna il montaggio della testina è stato molto, ma molto, semplificato dalla terza vite in posizione obbligata.
Non solo: non me la sono sentita di provare un oggetto del genere in condizioni svantaggiate, ovvero con lo stadio phono MM del vecchio Perreaux che uso con la V 15, cosi ho pure dovuto convincere il Gentilucci ad aggiungere un secondo ingresso, che scavalca lo stadio di step-up, al Millenium Phono Stage Two (AR 192), che per chi non lo sapesse è a mio avviso uno dei migliori stadi phono di tutti i tempi.
Con questo stato d'animo come premessa c'era da aspettarsi una stroncatura senz'appello; invece, nonostante l'avessi evidentemente presa contropelo, la Exact è riuscita a convincermi di valere tranquillamente il suo prezzo.
Ripeto: di solito una MC è più coinvolgente, quella gamma acuta cosi frizzante (che può anche non piacere, sia ben chiaro) è semplicemente al di fuori della portata di una MM, gli armonici della chitarra di Leo Kottle in ''Guitar Music", o le sonate e partite per violino solo di Bach, non sono il software adatto per apprezzarla a pieno; tuttavia ho dovuto ammettere che per la voce operistica la Exact restituisce una timbrica più attendibile, più simile a quello che si sente realmente in teatro: con l'orchestra sintonica si coglie qualsiasi dettaglio, anche degli strumenti solitamente coperti dagli archi
Più in generale la Exact ha mostrato la classica timbrica all'inglese, piacevolmente ovattata in gamma alla ed estremamente precisa in quella bassa. Evidente sintomo di sinergia col braccio, ha dimostrato doti di tracciamento eccezionali, superiori addirittura a quelle della V 15 IV (che non dimentichiamo è aiutata dal famigerato spazzolino-smorzatore). Non dimentichiamo poi che rispetto a una MC una MM ha comunque il vantaggio di un minor rumore di fondo in virtù del più alto livello di uscita - e in questo caso è altissimo - che evita l'uso dei trasformatori di step-up
Montata sul suo braccio, sul suo giradischi, la Exact dimostra che con un minimo di standardizzazione in più l'installazione del giradischi non è necessariamente una disciplina cadetta dello Zen: in questo caso non serve neanche la dima per la regolazione dell'overhang.

Marco Benedetti

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