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Video Hi-Fi ottobre 2004 Rega Planar 25Rega: Planet 2000 e Mira 3 Marco Caponera

Rega: Planet 2000 e Mira 3

Bentrovati. Questa volta il lavoro di conoscenza e ascolto si è indirizzato alla nuove produzioni Rega in fatto di amplificatori di potenza a stato solido: il Mira 3, che proviamo in anteprima nazionale, e sul nuovo, anche se non nuovissimo, lettore cd: il Planet 2000. Abbiamo deciso di effettuare una prova in coppia per saggiare le potenzialità della catena mono-marca, che di questi tempi sta riscoprendo fasti e apprezzamenti. Abbiamo altresì voluto proporre entrambi gli apparecchi individualmente, per consentire una maggiore efficacia comunicativa verso i nostri lettori, anche quelli che non interessati all’acquisto della coppia, ma solo del singolo pezzo.

Suonerà strano ma personalmente ho apprezzato da sempre più i giradischi digitali, che non la produzione analogica di questo produttore. Probabilmente perché trovo il lavoro svolto sulla serie Planet, dalla prima versione a oggi, davvero notevole e innovativo. Al contrario di quanto fatto per l’analogico la serie Planet si è da subito contraddistinta per l’alta componente di innovazione. Telaio in pressofusione, caricamento dall’alto, estrema qualità nelle conversioni, fanno del Planet un piccolo campione di rapporto Prezzo/Know-how. Quello che mi colpisce positivamente di Rega è la capacità di aggiornare costantemente i propri prodotti anche in un settore quello digitale che si evolve a velocità folli. Per farlo, spesso, si usa il prepensionamento degli apparecchi, promuovendo sempre nuovi prodotti al passo con i tempi. Rega, invece, ha scelto di aggiornare le macchine sempre con un occhio all’acquirente, che non vuole vedere superato il proprio “chip di conversione digitale” nel giro di poche settimane. A ciò basta aggiungere l’abbordabilissimo budget necessario all’acquisto per fare degli apparecchi in prova dei veri best buy! L’ho detto!

Le sale d’ascolto
La prima sala d’ascolto, mia personale, è stata progettata e trattata acusticamente in maniera efficace pur senza dare nell’occhio, le correzioni acustiche, infatti, vengono espletate dai componenti del mobilio, che come dicevo è stato opportunamente progettato. Il risultato finale è una stanza di forma rettangolare di medio-piccola cubatura, come se ne trovano in molti appartamenti cittadini. Con librerie colme di testi sulle pareti laterali ad evitare coloriture e sbilanciamenti della scena, un divano, di fronte ai due piedistalli che ospitano le casse, come seduta, che garantisce copertura della parete contribuendo a scongiurare le deleterie riflessioni primarie. Alle spalle dei diffusori, distribuito in maniera regolare del materiale fonoassorbente e altro fono-riflettente, per migliorare la profondità della scena e al tempo stesso diminuire le risonanze dell’ambiente. A terra un bel tappeto “caucasico” anch’esso con funzioni di equalizzazione e inibizione delle riflessioni primarie. Infine la parete dietro la postazione d’ascolto è riflettente, come avviene sovente negli studi di registrazione.
Il tutto ovviamente ottimizzato attraverso estenuanti sedute d’ascolto.

L’altro ambiente leggermente più grande, è stato trattato mediante tappeti, quadri di tela e tube traps, seguendo la medesima filosofia, e viene utilizzato quale alternativa all’ambiente abituale perché consente di testare gli apparecchi avendo a disposizione più aria nell’ambiente e pareti più grandi. Unica differenza concettuale sta nel fatto che la parete dietro l’ascoltatore è trattata con piramidale poliuretanico a cellule chiuse.

L’ascolto in ambienti differenti (come con apparecchi differenti), aiuta chi scrive ad immaginare differenti usi dei medesimi apparecchi, mettendo così al riparo da errori di valutazione indotti da difetti del proprio set-up di ascolto. Troppo spesso vengono, purtroppo, elargite stroncature decise nei confronti di apparecchi conosciuti in maniera insufficiente, approssimativa o addirittura sbagliata per quanto concerne l’interazione con l’ambiente in cui essi sono chiamati a lavorare.

L’impianto di riferimento
Sarebbe meglio parlare di impianti di riferimento visto che i Rega in prova sono stati abbinati con partner diversissimi tra loro in modo da verificare più di una tipologia d’interfacciamento.
Le sorgenti digitali utilizzate sono state un Marantz cd 67 pesantemente modificato, un Rotel 541 cd. Le sorgenti analogiche invece vanno dal giradischi Pro-ject 2.9 wood con il proprio braccio, al Thorens Td 124, con braccio Sme 3009, al Thorens td160 con braccio di serie; le testine: una Sumiko Pearl, e una Shure N 97xE, entrambe MM.
Venendo all’amplificazione, ho utilizzato un pre-phono Pro-ject: The phono box, un pre-phono valvolare autocotruito, un ampli valvolare autocostruito “Lo Scherzo”, un Galactron Mk 2060, un pre “mini-pre”, un finale Am Audio A-50. I diffusori: Sonus Faber Concertino Home, B&W 801, prima serie e Opera 1.5 AV. Tavolino Solid Steel. Cavi: Van Den Hul di potenza e di segnale, Cablerìe d’Eupen d’alimentazione, Monster Cable di segnale.

I dischi ascoltati
Nel formato CD ho ascoltato, in ordine sparso: John Scofield, Works for me, Verve; Dave Matthews Band, Listener Supported, Rca; Scott Anderson, Steve Smith, Victor Wooten, Vital Tech, Tone Center; GentleGiant, Octopus, Vertigo; Banco del mutuo soccorso, Darwin, Virgin.
Per quanto riguarda gli LP: Miles Davis, Kind of Blue, Columbia; Jethro Tull Acqualung, Chrysalis; Genesis, Selling England by the pound, Carisma; Agnes Buen Garnak, Jan Garbarek, Rosensfole, Ecm; Bob Marley, Rastaman Vibration, Islands; Chick Korea, Return to forever, Ecm.

Rega Planet 2000, Mira 3: la costruzione
La veste dei nuovi Rega, è decisamente accattivante, tutti gli apparecchi indipendentemente dalla tipologia si presentano con un frontale snello, fatta eccezione ovviamente per i giradischi,. Il Planet 2000 al centro del pannello mostra il bel display con caratteri rossi, le indicazioni sono le solite, c’è anche una griglia che riporta il numero totale delle tracce. Alla sua sinistra troviamo il pulsante d’accensione anch’esso illuminato di rosso, e sulla destra troviamo i 4 morbidi tasti per gli essenziali controlli della macchina, il play, lo stop e i tasti di ricerca tracce. All’estrema sinistra del pannello troviamo il logo Rega e la sigla dell’apparecchio.
Sul retro del Planet da sinistra al centro vi sono i connettori “rca” per l’uscita analogica, il connettore toslink, quello coassiale, come uscite digitali, infine al centro dell’apparecchio il connettore per il cavo di alimentazione.

Il retro del Mira 3 invece è piuttosto affollato: da sinistra troviamo i connettori per le sorgenti, inclusa quella per il giradischi, con la vite per il collegamento della massa sopra la fila degli ingressi. La dotazione prevede due uscite per la registrazione analogica, e due coppie di connettori per l’ingresso di un pre-amplificatore separato e le uscite per un ampli esterno oppure per una sub amplificato. Procedendo con lo sguardo verso destra incontriamo le uscite di potenza, e da ultimo il connettore per il cavo di alimentazione.

Sia pulsanti che connettori sono apparsi di qualità in linea con la concorrenza, nota positiva riveste la possibilità del Mira 3 di utilizzare un preamplificatore o un finale esterni. Queste possibilità ne fanno un ottimo elemento per quanto riguarda bi-amplificazioni e applicazioni multicanale, la versatilità quindi non manca.
Il frontale del Mira 3 appare ancora più spoglio di quello del Planet 2000, soliti loghi sulla sinistra, pulsante di accensione illuminato di rosso quando acceso, pomello centrale con il doppio compito di selettore della sorgente e controllo di volume. Il tutto mediante un semplice switch che fa cambiare la funzione al tocco, premendo una seconda volta torna ad essere un preciso controllo di volume, a passi da un decibel. Sulla sinistra del pomello troviamo l’elenco delle sorgenti con led a segnalarne la scelta. Sulla destra i due pulsanti del mute e del monitor per la piastra di registrazione.

L’ascolto del Planet 2000
Non nascondo che il Planet 2000 mi sia piaciuto molto, rispetto alla prima versione trovo che siano stati smussati tutti i difetti più grossolani, come una certa durezza e invadenza della gamma bassa e un’estensione un tantino limitata nella gamma alta. Sicuramente ciò è dovuto a una molteplicità di fattori: lo stadio d’alimentazione è stato ridisegnato, i convertitori digitali sono stati aggiornati, l’involucro seppur meno originale esteticamente ha guadagnato in solidità. I piedini d’appoggio dell’apparecchio sono stati studiati molto attentamente. Forse si sarebbe potuto fare di più per la solidità generale che non è ai massimi livelli e anche il coperchio del lettore non appare invulnerabile, ma forse a questo prezzo davvero si parlerebbe di miracolo.
La ricostruzione della scena sonora è l’argomento da cui voglio cominciare perché è quello che più mi ha colpito, molto estesa sia in profondità che in larghezza, fa pensare molto da vicino al vinile, anche se in termini di dinamica e dettaglio ancora non ci siamo. In relazione, invece, a sorgenti digitali di pari costo e oltre, mostra un vantaggio difficilmente colmabile in tutti i parametri relativi all’immagine stereofonica. Timbricamente ineccepibile, esteso, controllato, neutro senza apparire vacuo. Come dicevo in apertura la gamma bassa è quella che impressiona di più per completezza, velocità e grinta. Le elettroniche digitali sono molto spesso orientate verso un baricentro timbrico posto in alto, il Planet 2000 non smentisce questo assunto ma lo smussa un pochino in direzione di una luminosità non fastidiosa o affaticante La dinamica offre spunti molto divertenti per un coinvolgimento psichico notevole, senza entrare in complicate tesi di psico-acustica, un’ottima dinamica è garanzia assoluta di partecipazione emotiva e quindi di gradimento del messaggio sonoro da parte dell’ascoltatore, un messaggio sonoro piatto invece annoia anzitempo, rende tutto monotono e accorcia inesorabilmente le sedute d’ascolto.
Per quanto mi riguarda il Planet 2000 rappresenta un riferimento assoluto nella sua fascia di prezzo con velleità di rompiscatole anche nei confronti di lettori di maggior costo.

L’ascolto del Mira 3
Il Mira 3 è un ampli molto muscoloso, la potenza di targa la sfodera tutta senza particolari indurimenti anche a volumi non proprio urbani. Certo molto dipende dall’efficienza dei diffusori, ma il sottoscritto non possiede larga banda, o diffusori pro, quindi con normali bookshelf, il Mira 3 è in grado di portare al limite senza fatica più di un diffusore. Attenzione ai led luminosi del volume per il piacere dell’occhio è bello vederne molti accesi a circondare il comando stesso, ma per l’orecchio il discorso si fa pericoloso, a meno che non vi troviate in ambienti di grandi dimensioni, e allora divertitevi pure.
Un parametro su cui mi sono un po’ soffermato e nella cui analisi voglio coinvolgervi è l’estensione in frequenza dell’apparecchio. Mi spiego: il Mira 3 è quanto mai preciso e neutro laddove serve, in tutte le zone dello spettro sonoro udibile si mostra pulito e onesto, la scena come nel Planet, a questi prezzi è da primato, il basso è veloce pulito, ma anche energico e coinvolgente, questo fino a raggiungere l’estremo basso dove ad un certo punto si ferma e non emette più. Faccio notare questa caratteristica che a me ha fatto piacere, come risvolto di un probabile difetto. Perché mi ha fatto piacere un difetto? Perché in relazione alla fascia di prezzo dell’apparecchio di più non si può fare, l’alternativa sarebbe stata quella di proporre un basso più impreciso, meno definito, ma più esteso, sarebbe stato meglio? Io non credo. Insisto nel dire che l’equilibrio timbrico del Mira 3 è encomiabile, forse propende caratterialmente per il registro alto, ma si rimane comunque entro i limiti del buon ascolto, certo l’abbinamento con diffusori con difetti di protagonismo in questa gamma di frequenza ne potrebbe minare le prestazioni e quindi ne sconsigliamo l’abbinamento, ma in tutti gli altri casi la versatilità del Mira 3 si è dimostrata enorme. Lo abbiamo provato con diffusori piccoli e grintosi come le Sonus Faber Concertino Home o grandi e morbidi come le intramontabili B&W 801, prima serie e in entrambi i casi si è dimostrato attentissimo nell’accompagnare senza prevaricazioni il carattere sonico del partner. Unico vero appunto della prova mi sento di farlo, come da premessa, per quanto riguarda il versante analogico dell’oggetto. Lo stadio Phono non si direbbe all’altezza di questo ottimo amplificatore che con le sorgenti digitali va alla grande. I difetti in questo caso mi sembrano evidenti: poca precisione nella focalizzazione degli strumenti, grana un po’ grossa, scena al di sotto delle aspettative, insomma si comporta da collo di bottiglia.
In sintesi un ottimo amplificatore, muscoloso dinamico, ma anche raffinato e suggestivo, non si scompone neanche di fronte alle esagerate richieste di potenza e di capacità di pilotaggio. Per gli amanti dei piccoli gruppi, ma anche delle grandi orchestre sinfoniche.

L’ascolto insieme
Insieme i due oggetti in prova hanno semplicemente sommato le loro prerogative migliori smussando le peggiori, in definitiva mi sembra un abbinamento azzeccatissimo, il migliore tra quelli effettuati in questa prova, anche con partner di maggior pregio, tenendo in buon conto anche l’equilibrio della spesa. Il Mira 3 nello specifico perde o minimizza il limite di estensione in gamma bassa, parametro che vede infatti brillare il Planet 2000 su tutti i concorrenti. Il Planet 2000 guadagna in apertura della scena e in dettaglio. Consideriamo quindi assolutamente verificato l’intento di Rega di far suonare i suoi apparecchi gli uni con gli altri. Infatti al di là delle caratteristiche proprie degli apparecchi quello che emerge è la cura delle sinergie in atto tra le elettroniche, cosa molto difficile da raggiungere con abbinamenti tra apparecchi di marche differenti, non foss’altro per la difficoltà di ascoltare a lungo apparecchi diversi presso i rivenditori scegliere con cura gli abbinamenti del caso.

Conclusioni
Le conclusioni che posso trarre da questo lavoro sono molteplici. Anzitutto noto con piacere che molti marchi si stanno attrezzando per offrire al cliente finale impianti completi che si muovono in sinergia. Un tempo si sarebbe detto che dividere la ricerca in più settori avrebbe compromesso la qualità generale, ma oggi che le circuitazioni digitali sono alla portata di tutti ciò non è più vero. Se è giusto da un lato riconoscere che la specializzazione ha portato indubbi benefici in materia di sviluppo, è anche vero il rovescio della medaglia, dove per riassumere vale il detto che la mano destra non sa ciò che fa la sinistra. Mi spiego ancora meglio con un esempio. Negli anni ’80 in piena esplosione digitale, si pensava di far suonare i transistor con il freddo e tagliente formato a 16 bit, risultato: una montagna di appassionati e ve ne sono ancor oggi, si sono dovuti mettere in casa “superate” amplificazioni valvolari, per limitare il più possibile i difetti del formato della tecnologia (allora agli inizi) digitale. La situazione ora non è cambiata di molto, infatti il “vintage” va alla grande. Tutto questo panegirico per dire semplicemente che se progettando un lettore cd lo si sviluppa facendo riferimento alla propria produzione in fatto di amplificatori, forse, sarà più semplice arrivare alla fine del processo, ad un impianto equilibrato e viceversa. La Rega questo concetto lo scrive a chiare lettere sui propri manuali, cito da quello del Rega Planet 2000: “The Planet CD player has a unique sound that harmonises with the rest of our products and is in contrast to the tonal qualities of most player”. Quindi, tranquillizzando tutti sulle sottili implicazioni di questo messaggio, non posso che consigliare a chi deve sostituire sorgente digitale e amplificatore di pensare molto seriamente alla coppia Rega, che a mio parere non farà mai rimpiangere i soldi spesi. A patto di abbinarli ad una coppia di diffusori non economicissimi e di carattere, ci si può anche sbizzarrire con la gamma bassa, vista la generosità e la qualità offerta dai nostri, ma attenzione alla gamma alta, che invece deve essere molto controllata onde limitare al massimo la fastidiosa freddezza digitale. Che volete abbiamo ancor oggi di questi problemi con il digitale…

Auguriamoci, a questo punto, di poter parlare presto su queste pagine dei nuovi apparecchi Rega in formato multicanale.
Alla prossima…

Marco Caponera

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