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Suono |
277/278 - lugl/ago 96 |
Rega Elicit |
Roberto Rocchi |
Rega Elicit
Questo amplificatore integrato, dalle eccellenti caratteristiche
sonore, è una prova di ciò che di buono la Rega ha fatto e sta
facendo nel mondo dell'audiofilia di qualità.
- E' forse un luogo comune ricordare il Rega Planar 3? È
forse superfluo parlare del braccio RB 300 e dell'RB 300R? È ormai
inutile informarvi circa la nascita dell'ultimo stupendo, incredibile giradischi
Rega Planar 9 e del suo braccio RB 900? Forse si, forse è un luogo
comune, forse è superfluo, forse è inutile. Ma la mia idea è
che la classe non è acqua e che infilare una serie di successi meritati
come quelli che ho appena elencato non è davvero da tutti. Ci vuole
passione, ci vuole serietà, ci vuole amore, ci vuole onestà,
ci vogliono capacità tecniche, ci vuole coraggio, ci vuole un sano
e radicato rispetto per il mondo dell'hi-fi e per coloro i quali ne sono appassionati.
La Rega fa parte, secondo un mio personalissimo giudizio, di quella ristretta
cerchia di ditte che propone macchine per riprodurre musica capaci di trattare
il segnale come merita senza peraltro prosciugare le tasche degli audiofili.
Vi sembra poco? A me no di certo. La mia cultura di stampo classico, forse
un po' assopita ma sempre presente, ha voluto forzatamente ricercare una etimologia
latina del nome Elicit e, aiutato dal vecchio vocabolario liceale, ho scoperto,
tra i tanti, un significato che può calzare bene: dal verbo elicio,
elicis… eccitare. Questo amplificatore è capace non solo di eccitare
le membrane dei diffusori ma anche di eccitare l'animo durante l'ascolto.
Devo ammettere però che se proprio fosse necessario ricercare un significato,
sarebbe più giusto attingerlo dall'inglese. Anche in questo caso "to
elicit" vale a dire cavar fuori, trarre, il che lascia molto spazio alla
fantasia ed all'immaginazione. Di concreto invece, abbiamo questo amplificatore
integrato che si presenta forse un po' mesto, nero e con una forma slim tipicamente
inglese ma dal notevole peso, ben dodici chili! Capirete allora la mia irrefrenabile
curiosità e la voglia di aprire e, dati i miei pubblicamente confessati
limiti tecnici, di accontentarmi di guardare. Sono solo quattro le viti a
brugola, nascoste dentro i piedini-ini-ini del Rega, da dover sfilare per
guadagnare l'accesso all'interno. Escludendo i comandi e le uscite, il resto
della circuitazione è completamente e drasticamente dual-mono. Cominciando
dai due massicci toroidali, che non sono uguali in quanto uno dei due ha la
bella e funzionale particolarità di avere un avvolgimento supplementare
che serve per alimentare le schede dei comandi logici. Per continuare con
le meraviglie, la sezione di filtraggio ha una capacità di 44.000 microfarad
per canale. Anche il resto della circuitazione, per qualità e ordine,
mi da un'impressione di rasserenante affidabilità. Il cabinet è
composto da due gusci di duralluminio perfettamente identici e che presentano
delle scanalature a decrescere che si occupano dell'irradiazione del calore
(tra 1'altro superiore a quello emanato da altri ampli) generato nella parte
inferiore dove sono sistemati i transistor finali. I comandi esterni, del
tipo logico, sono delegati alla selezione dei quattro ingressi linea, del
phono (disc) MM o MC, del mute e del mono. Il led rosso si accende in corrispondenza
della sorgente selezionata. L'unica manopola è quella del volume che
aziona, tramite un breve rimando in materiale plastico sul quale è
avvolto il cavo elettrico del led, un potenziometro a film plastico di buona
qualità. Le connessioni posteriori sono oggetto di rilievo non positivo
da parte mia: non sono del tipo dorato, sono troppo vicine tra loro e le uscite
dei diffusori accettano solo bananine da quattro millimetri. Ed eccoci giunti
al fatidico momento della prova di ascolto per la quale ho utilizzato come
sorgente il due telai della TEAC P-700 e D-700 collegati tra loro con il V.D.H.
The First, mentre il Rega Elicit è collegato con i cavi Music Link
Plus Trasparent Cable ai diffusori Piccola della Carnica Diffusori Acustici
posti su stands Prandini in legno e da me modificati, cavi di potenza Rega
Cable (toh!), Gary Moore, After Hours. Bella l'immagine sonora che l'Elicit
riesce ad offrire che, sommata ad una buona profondità, ha come risultato
un piacevole senso di aria intorno ai diffusori. La zona centrale dell'immagine
è ferma, con una precisa collocazione degli strumenti nello stage.
Colpisce, per precisione e corposità, la frequenza bassa che inoltre
è capace di generare alcune armoniche fondamentali rendendo l'ascolto
godibilissimo. La voce di Gary Moore è corretta, ben posizionata tra
i diffusori, molto credibile anzi direi vera, e ciò la dice lunga circa
la capacità, da parte dell'inglesino, di restituire delle buone frequenze
medie. Le alte sono decisamente buone relativamente al mio personalissimo
gusto che mi spinge ad apprezzare quelle elettroniche che non spingono forzatamente
in questo range di frequenza. Infatti ho una vera e propria repulsione fisica
nei riguardi delle alte frequenze troppo (e forse anche meno che troppo) invadenti
e frizzanti tanto che, in alcuni casi, la mia resistenza all'ascolto è
decisamente breve, una specie di "negatio precox" che mi porta a
chiudere forte gli occhi, arricciare il naso e contrarre zigomi e bocca in
una smorfia che lascia poco spazio a commenti verbali. Non è il caso
del Rega Elicit che, con questa incisione, tratta in modo superbo le alte
frequenze. I piatti della batteria, ad esempio, ci sono e sono cosi che si
ascoltano nei concerti dal vivo, nè più nè meno, vale
a dire presenti, eterei, capaci di schiarire la scena senza illuminarla artificiosamente
ed in modo eccessivo. Le medio-basse, pur non essendo presenti in modo deciso,
hanno però la positiva caratteristica di riuscire a fare da tramite
tra le medie e le basse e questa, pur sembrando una banalità, non lo
è perchè non sono pochi gli esempi di elettroniche, o combinazioni
di queste, con poco piacevoli buchi tra le tre frequenze principali. Il Rega
Elicit invece restituisce, nella zona che va dalle medie alle basse, una corretta
fase ed un colore apprezzabile e rilassante con il risultato di un ascolto
coinvolgente. La chitarra elettrica, pur sembrandomi in brevissimi passaggi
leggermente mugolante, si può seguire in ogni sua nota anche durante
gli assoli molto veloci rimanendo solo appena arretrata. Gli ottoni sono appena
poco ruvidi ma la migliore qualità è che risultano pastosi e
credibili, vibranti e ricchi di armoniche, una ricchezza di cui godono anche
i tom-tom della batteria. Il comportamento dell'Elicit nei confronti del genere
rock mi è sembrato tanto buono da spingermi in modo naturale ad ascoltare,
per la milionesima e mai ultima volta, il mitico The Dark Side of the Moon.
Bello, emozionante, introspettivo e caldo anche nei passaggi maggiormente
saturi di suoni elettronici (che a quel tempo non erano campionati) ai quali
Wryght ci ha abituato, segnando in modo indelebile l'animo di chi ha vissuto
quegli anni. Subito dopo il Rega Elicit è passato ad amplificare i
segnali della musica fusion degli Acoustic Alchemy, The New Edge. L'alchimia
acustica delle due chitarre di Webb e Carmichael si unisce in modo quasi magico
con strumenti elettronici ed elettrici ma anche con i classici strumenti acustici
del Jazz (piano, batteria, sax e tromba) veleggiando su melodie iberiche,
arabe ed africane. Il singolo strumento si amalgama con i rimanenti senza
essere privilegiato anche durante gli assolo, creando cosi un'atmosfera che
è capace di cambiare da un brano ad un altro lasciando alla fine la
sensazione di aver ascoltato via via della musica classica, celtica, spagnola,
Jazz e rock. Con la musica fusion di questa qualità, poichè
è difficile isolare il singolo strumento o una fascia di frequenze,
è necessario che l'impianto sia in grado di offrire un bel suono in
generale e soprattutto sia in grado di rendere omogeneo l'insieme. Il Rega
Elicit assolve questo compito in modo egregio, come se sapesse autonomamente
come trattare il segnale proponendo un suono arioso, potente o delicato secondo
il bisogno. La scena orizzontale è degna di nota e si estende ben al
di là ed ai lati dei diffusori mentre forse, ma anche qui si parla
di sfumature, è l'altezza che pare essere lievemente compressa senza
soffrire o far soffrire per questo. Andreas Vollenwaider, Eolian Minstrel.
Quest'ultima fatica dell'arpista svizzero è una delizia per i palati
fini (mangiatori di CD?) e la voce di Eliza Gilkyson aggiunge quel quid che
mancava a Vollenwaider ed alle sue arpe. L'amplificatore inglese è
capace di restituire la voce femminile in modo decisamente piacevole (ormai
è una certezza) anche l'arpa è molto bella ed il resto degli
strumenti, rimanendo distinti tra loro in modo netto, tessono una tela capace
di sorreggere e valorizzare l'esile suono dell'arpa e della voce. Il quadro
sonoro è ancora una volta ampio e tridimensionale, la musica risulta
rotonda e pastosa mantenendosi però intelligibile e chiara, creando
cosi una bella sensazione di ascolto. L'equilibrio tonale di cui è
capace il Rega è decisamente notevole e lo rende neutro nel senso positivo
del termine. Inserisco nel P-700 il CD Chesky di Paquito D'Rivera, Tico-Tico.
Il panorama sonoro è molto ampio e discretamente profondo, con gli
strumenti caratterizzati da naturalizza e correttezza. Il clarinetto, per
esempio, ha un bel suono ligneo e nelle note più alte non si indurisce
scorrendo fluido e definito. Notevole è la capacità dell'Elicit
di scendere in basso senza nessuno sforzo e con una dinamica molto coinvolgente.
La chitarra, sebbene leggermente arretrata, è ben definita. Ancora
una volta vorrei segnare un punto a favore delle alte frequenze, che definirei
saggiamente equilibrate. Non voglio sembrare di parte e desidero essere il
più chiaro possibile: le alte del Rega mi piacciono moltissimo perchè
riescono ad essere naturali e descrittive pur mantenendo un senso di discrezione
che rende si un suono meno luminoso del solito, ma anche molto rilassante
senza per questo essere sonnacchioso o ammorbidito. Un esempio di ciò
è il brano di Ana Karam, Viola Fora de Moda dal CD Rio After Dark.
Questo brano completamente acustico viene interpretato dal Rega in modo dinamico
e ricco di informazioni, con la voce di Ana Karam naturale e fresca, ben definita
e ferma. Il sassofono di Phil Woods, Here's to my Lady, è molto bello
ed è caratterizzato da un bel colore bruno, la batteria è profonda
e secca, il pianoforte dinamico e liquido, il basso articolato e preciso,
lo stage sonoro ampio e definito. Buona ancora una volta la profondità
che semmai manca, confrontato con il mio riferimento a due telai dal costo
quasi doppio, di un leggero senso di altezza. Gli ascolti sono continuati
con Clark Terry, Mc Tyner, Fred Hersch trio ed anche lo stupendo ultimo lavoro
di Herbie Hancock (straordinario il concerto svolto qui a Livorno). And now…,
musica classica… e io speriamo che me la cavo (Rega dixit). L'immancabile
"L'Orchestra" della discoteca del suono nata dalla triplice collaborazione
EmiHi-fi United- SUONO. F J. Haydn, Sintonia n 90. Questa registrazione è
in grado di offrire diversi piani sonori che il Rega Elicit rispetta dignitosamente
offrendo in più una buona immagine d'insieme, analitica e corretta.
Solo nei passaggi più impegnativi e dinamici si ha un leggero impastamento
che rimane però molto controllato non inficiando il piacere dell'ascolto.
Va detto a questo proposito che il comportamento del Rega Elicit è
più simile ad un due telai che non ad un integrato. Infatti la sezione
di preamplificazione gioca, in questo caso, un ruolo di fondamentale importanza
e deve sopportare l'onere di consegnare allo stadio finale il maggior numero
di informazioni possibili, informazioni che devono essere valide dal punto
di vista qualitativo. Non tutte le elettroniche a due telai sono in grado
di fare ciò, figuratevi un integrato. Mi preme sottolineare come l'inglesino
sia capace di sfoderare un qualcosa che potremo chiamare musicalità
firmata Rega. L'Elicit non rinuncia a spunti dinamici e a una trasparenza
che, senza essere radiografante, mantiene quella giusta dose di analicità
e calore che rende il tutto molto godibile. Inoltre gli strumenti dell'orchestra
risultano essere molto credibili. I violini non sono mai graffianti, gli ottoni
risultano liquidi e bruniti, i contrabbassi sono giustamente profondi e seguibili.
La sensazione di presenza è notevole e controllata, e solo in brevissimi
tratti, vale a dire nei momenti più impegnati di pieno orchestrale,
alcuni strumenti danno l'impressione di nascondersi. Ma io mi dimentico sempre
che sto parlando di un integrato e questo va a tutto favore del Rega. Nella
parte iniziale della Sagra della Primavera, dove oboi, clarini, clarinetti
e fagotti tessono un dialogo che si fa sempre più incalzante per poi
esplodere nell'attacco degli archi e degli ottoni, è godibilissimo
il senso di aria che si può notare intorno ai diffusori. Se poi aggiungiamo
un'apprezzabile precisione e stabilità degli strumenti, il risultato
finale è un ascolto di notevole interesse. I timpani, sempre un po’
difficili da riprodurre, sono vibranti e frenati accompagnati da una bella
sensazione di profondità. Continuando con Opus 3 n. 9203, Ouverture
del Barbiere di Siviglia, scopro con piacere la capacità dell'Elicit
di riprodurre in un modo delicato anche tutti i rumori (sospiri, tasti che
si chiudono, pagine voltate, cigolii vari) che di solito non sono udibili,
o meglio, non sono raccolti ed amplificati e, se lo sono, risultano essere
cose estranee alla registrazione stessa quasi siano elementi di disturbo dell'esecuzione
e dell'ascolto. Il Rega, grazie alla sua naturalezza, rende tutto ciò
normale, anzi quasi non stupisce il fatto che uno strumento produca anche
del rumore. Il Rega Elicit se l'è cavata proprio bene con tutti i generi
musicali che ho utilizzato per la prova d'ascolto, testimoniando cosi la capacità
di adattarsi senza prediligere o rifiutare un genere rispetto ad un altro.
La sua versatilità si sposa con doti dinamiche che non sono solo espressione
di potenza ma anche di correttezza e neutralità. Inoltre le doti migliori
dell'Elicit sono quelle di offrire un panorama sonoro ampio e naturale in
cui le frequenze medie e medio-basse si distinguono per correttezza . Le frequenze
alte sono di una linearità a mio giudizio da riferimento. Il piccolo
neo riscontrato nella qualità e posizione delle uscite, può
essere risolto con l'utilizzo di bananine di buona qualità magari da
collegare a loro volta a cavi terminati a forcelle, cosa, quest'ultima, che
consiglio caldamente a tutti gli appassionati lettori. Dunque per concludere
penso che questo integrato, dato il suo costo, possa far parte di impianti
il cui valore si aggiri intorno ai 7 -8 milioni. Si deve prestare particolare
attenzione nell'affiancare all'amplificatore Rega, che può essere definito
compassato ma con un forte carattere, sorgente e diffusori che siano in grado
di assecondare le sue doti di musicalità e correttezza. L'Elicit ha
sicuramente bisogno di una sorgente analitica e corretta, consiglierei quindi
un multibit o un bitstream di qualità. La scelta dei diffusori deve
cadere tra quelli che offrono capacità di tridimensionalità
e linearità, ricordate infatti che il Rega Elicit ha un ottimo comportamento
nelle medio-alte e medio-basse. Se riuscirete a fare delle scelte equilibrate
e corrette vi assicuro che l'Elicit sarà in grado di regalarvi molte
ore di piacevole ascolto magari rilassati e sprofondati nella vostra poltrona
preferita : buon divertimento.
Roberto Rocchi