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Audio Review Mag. '97/170 Preamplificatore Merlino Marco Cicogna

preamplificatore Klimo Merlino

Negli ultimi decenni siamo stati portati a considerare la Germania come una nazione nella quale lo sviluppo tecnologico ed economico
è stato accompagnato da una concezione della vita ordinata e rigorosa, che non lasciasse troppo spazio alla sfrenatezza e alla fantasia. Anche dal punto di vista della produzione industriale le opinioni più diffuse concorrono a riconoscere a qualunque oggetto provenga da una fabbrica tedesca doti di qualità ed affidabilità.
 
Vengono alla mente prestigiose marche automobilistiche, ma forse, ancora di più, è il mondo della meccanica e dell'ottica di precisione a vantare il primato di prestazioni (e costi) ai massimi livelli possibili. Tutto questo è sicuramente vero, e si contrappone peraltro ad un'altra versione un poco stereotipata della Germania, quella in chiave bucolica che fa venire alla mente pascoli verdi e ridenti fattorie, e corpulenti ed operosi braccianti intenti alla produzione di nemmeno troppo conosciuti "prodotti alimentari della Germania", magari (come nella relativa pubblicità) con il sottofondo della "Pastorale" di Beethoven. Come al solito la realtà è più complessa e al tempo stesso più interessante, ma non è questa la sede per un approfondimento. Vorrei soltanto ricordare che un movimento sociale e culturale come il Romanticismo trovò pieno fervore proprio in quegli Stati che oggi costituiscono la Germania, mentre per quanto riguarda la musica basterebbe osservare quanti grandi compositori dello scorso secolo appartengono proprio all'area tedesca. Quando avevo tanto tempo a disposizione e pochi soldi in tasca mi mettevo in viaggio assieme a pochi amici appassionati di musica come e più di me per raggiungere i luoghi mito della grande musica. Salisburgo, Bayreuth, e (almeno per me) soprattutto Berlino rappresentavano tappe fondamentali per cogliere la musica nel suo momento essenziale della ricreazione ad opera dell'interprete. Attraverso le scomode cuccette dei treni della Germania dell'Est, dopo innumerevoli controlli di documenti da parte dei Vopos si raggiungeva Berlino Ovest, e con essa la sala della Philharmonie, l'orchestra dei Berliner Philharmoniker e Karajan. Non avrei scambiato quei preziosi biglietti, prenotati un anno per l'altro, nemmeno per un week-end in una isolata baita di montagna con Anna Falchi (del resto all'epoca era sconosciuta, ma è grave lo stesso). Eppure il mondo musicale tedesco non era e non è fatto solo dalla Filarmonica di Berlino, ma anche dalle tante validissime orchestre regionali che per professionalità potrebbero avere qualcosa da insegnare alle nostre più prestigiose istituzioni musicali, e dalle innumerevoli attività rivolte all'Arte dei Suoni. Persino girando per le strade di una qualunque città si incontrano giovani che suonano all'aperto con una bravura che dovrebbe far vergognare il loro equivalente nostrano, senza per questo dimenticare che proprio l'Italia è stata la culla della musica.
Non è quindi troppo difficile, tornando al nostro settore di interesse della riproduzione sonora, intuire che un progettista di sistemi per l'alta fedeltà tedesco con solide radici musicali ed una grande passione per la musica possa rappresentare un personaggio di particolare interesse per i lettori di queste pagine. Andando a scorrere i numeri trascorsi di AUDIOREVIEW appare evidente come la nostra rivista abbia offerto ospitalità sulle proprie pagine a prodotti della tedesca Klimo con cadenza all'incirca biennale. Proprio la linea di preamplificatori ed in particolare il pregevole Klimo Merlin, un riferimento per ogni categoria di prezzo, ha destato riscontri oltremodo positivi negli ascolti dei nostri due "Toni" (il Jop ed il De Marchi, per intenderci), grazie ad una musicalità di fondo che si è lasciata cogliere pur nelle differenze di impianto utilizzato e di gusti. Personalmente ho potuto apprezzare le concezioni del Dr. Mimo in fatto di riproduzione sonora, prima ancora che con le ben conosciute elettroniche, con alcune registrazioni di musica barocca da lui stesso realizzate, un gruppo di interessanti CD pubblicati con il marchio Mimo che almeno sino a qualche anno fa erano in possesso del distributore italiano. Dalla scelta originale del repertorio e soprattutto dal buon livello degli esecutori si può cogliere la passione e la serietà nell'affrontare la produzione discografica, con grandissima professionalità a differenza di "cantinari" non sempre competenti troppo spesso osannati da certa critica. La qualità dell'incisione dal punto di vista tecnico era inoltre davvero eccellente, soprattutto sotto il profilo timbrico e per la notevole trasparenza dei piani sonori, anche se questo potevamo lecitamente aspettarcelo. In questi ultimi due mesi ho potuto arricchire la mia conoscenza di questo costruttore convivendo con il preamplificatore Klimo Merlino, versione "semplificata" e più economica del fratello maggiore Merlin, rispetto al quale non prevede la possibilità di un ingresso Phono (esiste ovviamente la possibilità di acquistare il pre Phono separatamente).
Esteriormente il Klimo Merlino si caratterizza per la semplicità delle linee di un parallelepipedo nero e la garbata asciutta eleganza del frontale in perspex. Tre manopole collocate sulla sinistra rispettivamente per i quattro ingressi Linea, il tape monitor ed il volume. Sulla destra l'interruttore di accensione e vicino l'unica concessione ad un elemento distintivo, tanto discreto quanto inconfondibile. Una grande "K", cerchiata, che si illumina di luce verde all'atto dell'accensione. Kappa come '(limo, nulla di più semplice. Non potevo mancare di condurre il Merlino nella mia sala d'ascolto, come quasi tutti gli oggetti da me provati questo mese tranne le bellissime Dynaudio (perché troppo pesanti) che trovate descritte nella sezione tecnica. Dopo alcune consultazioni la scelta per il finale da unire al Klimo è caduta sul Silver Night 300B della britannica Audion, un monotriodo di bassa potenza molto orgoglioso e musicale, la cui grande capacità di introspezione e la chiarezza dei dettagli in gamma media si sposa meravigliosamente alla trama lievemente vellutata proposta dal Merlino. Come diffusori ho optato per le Zingali Overture 2 (provate lo scorso mese) un sistema da supporto di generosa efficienza grazie ai driver JBL e alla tromba in legno Omniray, in grado di restituire una scatola sonora piena e coinvolgente anche con i pochi watt a nostra disposizione. Tutto il sistema ha seguito un periodo di rodaggio abbastanza lungo. Sono riuscito ad avere tutti i componenti a disposizione con largo anticipo e questa è una situazione ottimale per il recensore, che riesce a familiarizzare non solo con il prodotto da testare ma con l'insieme formato da questo ed il resto della catena di riproduzione. Inoltre, l'impianto così costituito diventa il "proprio" impianto per molto tempo e quelle piccole idiosincrasie non sempre percepibili durante i primi ascolti vengono eventualmente messe alla luce. Una pagina memorabile rimane sempre la "Romanza" dal "Secondo Concerto per corno" di Mozart (Hogwood - Oiseau-Lyre). Ancora una volta il timbro peculiare del corno antico riesce a fornire precise indicazioni su quella delicata porzione dello spettro audio nella quale cadono le fondamentali della maggior parte degli strumenti. Inoltre il corno ha una notevole capacità dinamica, e passando dal piano al forte modifica il proprio timbro, che passa così da tinte morbide e corpose a colori accesi e squillanti dal sapore metallico, liberando in alto le proprie armoniche. Il nostro Mimo riesce a fluidificare e rendere omogeneo il discorso musicale con totale mancanza di artificiosità. Si avverte una certa morbidezza negli impasti strumentali, ma questa è musica acustica, e guai se non ci fosse quella punta di umanità che tiene lontana ogni asprezza. Quando intervengono gli archi di accompagnamento la trama sottile ma non esile dei violini è dipanata con nitore e grazie anche all'estrema precisione del tweeter delle Zingali la sensazione è quella di grande trasparenza. Il discorso fila allo stesso modo per il registro medio-basso, senza la cui presenza il corpo orchestrale sarebbe scarno ed innaturale, come un arbusto malato che non fornisca più frutto alcuno. Buona pienezza e sostanza anche in gamma bassa e non occorre verificarla necessariamente con la mia amata grancassa della "Sagra della Primavera" di Strawinsky, perché il distinto fraseggio di violoncelli e contrabbassi anche nei passaggi più vivaci del successivo Rondò mozartiano lascia intendere la piena musicalità di questa amplificazione. Altro CD di cui torno a parlare volentieri è quello dal titolo "Exotic Dances from the Opera" della Reference Recording. Si tratta di pagine orchestrali leggere e disimpegnate, ricche anche in percussioni e molto vivaci sotto il profilo ritmico e dinamico. Qui non si tratta soltanto di saper passare con disinvoltura e senza intoppi o distorsioni dal piano al forte. Esiste tutta un gamma di sfumature nell'intensità dell'emissione sonora che deve comprendere anche il rispetto dei timbri strumentali e del senso temporale del brano. Si tratta di un insieme di elementi che possono essere anche analizzati separatamente, ma che nel loro interagire contribuiscono a rendere più coinvolgente la riproduzione, avvicinandola per sensazioni ed emozioni suscitate alle stesse sensazioni ed emozioni che ciascuno di noi ha con riguardo all'ascolto dal vivo. Mancanza di fatica d'ascolto, percezione del testo musicale, intelligibilità delle frasi strumentali e ancora di più delle armonie più o meno complesse che sono la struttura portante del brano, sono gli elementi che quando presenti regalano il piacere della musica. Il nostro pre è in grado di trattare il segnale consentendogli di mantenere pressoché intatta la ricchezza di informazioni contenuta nel software (checché si dica delle limitazioni del sistema digitale), portando in essere tutti quei parametri sopra elencati.
Una delle migliori registrazioni mai ascoltate negli ultimi tempi è dalla MA Recordings dedicata alla musica medievale spagnola. Un gruppo di sei esecutori con strumenti antichi inciso nello spazio acusticamente vivo e complesso di una cattedrale. Di brani del genere ne abbiamo ascoltati molti nel passato, ma alcuni di quelli qui incisi sono davvero eccellenti e ve ne parlo più diffusamente in Audiophile Recording in questo stesso numero. Timbrica accuratissima che non tralascia una morbida nota di velluto in gamma medio-alta, in quell'incrocio pericoloso tra i 3 ed i 5 kHz che rappresenta spesso un concentrato di asprezza. Grandissima capacità di introspezione, resa possibile non già da insidiose efferatezze in gamma altissima, quanto piuttosto dalla trasparenza di una validissima gamma media. Per qualcuno i toni più acuti di alcuni strumenti potranno apparire in lieve secondo piano rispetto alla calda corposità della gamma medio-bassa, ma trovo che in questo modo si possono apprezzare elevati volumi d'ascolto per lungo tempo senza fatica. Scena sonora particolarmente ampia e voluminosa che restituisce i contorni dello spazio sonoro originale, una spiccata prerogativa di questa incisione che il Merlino sa ben rendere.
Un brano decisamente longevo per quanto riguarda le nostre prove è "Trio Blues" tratto dal CD "Serendipity" della Reference Recording. Classico trio jazz per piano, basso e batteria, un piccolo ensemble le cui ben note sonorità costituiscono sempre un riferimento. Dall'iniziale pizzicato del contrabbasso, molto preciso ed articolato, sorretto dalle spazzole chiaramente cesellate ma mai intrusive o assottigliate si passa all'intervento deciso del pianoforte. Una tastiera presente e dettagliata cui una vena di morbida liquidità in gamma centrale non riesce a sottrarre lo spunto dinamico. In altri termini un piano gradevole e naturale; anche gagliardo, se vogliamo, calcando un poco la mano col volume sino a raggiungere i limiti elettrici del piccolo finale, mentre i due grandi tubi occhieggiano con fare rassicurante, forse consapevoli di ricevere un buon trattamento da parte del Merlino. Le sensazioni sin qui descritte concorrono ad un giudizio sintetico di grande musicalità, unitamente, come accennato in apertura, ad una non immeritata idea di affidabilità per il nostro, non sempre scontata in macchine da musica di questo tipo. In termini complessivi, considerando anche il sempre importante aspetto economico, il piccolo Mimo rappresenta una delle poche concrete possibilità di avvicinarsi in modo relativamente accessibile al mondo delle elettroniche high-end valvolari, senza dover per questo accettare compromessi in quanto a prestazioni. Una decisa raccomandazione anche per eventuali accoppiamenti a potenti finali a stato solido dei quali si volesse ingentilire un eventuale atteggiamento un poco rude. Un abbinamento ibrido sarebbe da valutare con le orecchie bene aperte.
Buon Ascolto!

Marco Cicogna

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