Rivista Data / Nr. Argomento della recensione Autore
Audio Review Nov. '96 / 164 Merlin LS + VIV + Beltaine Toni Jop
preamplificatore Klimo Merlin LS + Viv Export + finali Beltaine
 
C'è di buono che non mi sono ancora annoiato. Ricordo mio padre - che sta benone - quando, con un cinismo da killer, diceva a me, che ero piccolo, "massi, divertiti ora con queste trappolette dell'Alta Fedeltà; vedrai che poi ti passa e un giorno lascerai questi bei giochi in un angolo; non te ne accorgerai subito che l'avventura è finita ma solo quando riscoprirai quelle macchine per caso e avranno la tenerezza del passato". Mi faceva incazzare e anche peggio; mi sono chiesto spesso se il mondo sarebbe migliore se fosse popolato solo di orfani. Non è che non gli si vuol bene ai genitori; io, almeno, ai miei voglio molto bene e vorrei che vivessero fino a trecento anni, ma il più bel giorno della mia vita è stato quando sono andato a vivere per i fatti miei.
La distanza mi ha aiutato a capirli e ad accettarli così come sono; quando li avevo addosso riuscivano a complicarmi l'esistenza oltre i miei limiti.
 
Il fatto è che non puoi accettare all'infinito che la saggezza ti venga stampata in fronte d'autorità; è come se ti derubassero della tua esperienza, quella che deve ancora venire, della tua avventura di vita. Chi te la ridà quando il tempo dell'avventura è passato e tu sei diventato quella bella immagine di compostezza e serenità che i genitori vogliono sempre fotografata nei loro album di ricordi? Allora: l'Alta fedeltà mi affascina da quasi trent'anni e, tra alti e bassi, la coltivo da altrettanto tempo con passione. Per esempio: non accenna a scemare l'emozione che mi provoca l'arrivo in casa di una macchina nuova da provare, non è ancora trascurabile la sofferenza che provo quando vengono a ritirare una macchina di cui mi sono innamorato; e ancora mi disturba profondamente il fatto di non riuscire a far suonare bene, come vorrei io, un sistema. E mio padre ha sbagliato a recitare con me la saggezza che viene dall'oltretomba. Avrebbe dovuto vedermi quando il buon Stefano Mazzoli di "Suono e Comunicazione", dopo un paio d'ore di lavoro duro, ha detto "Finito, non se ne può più. Adesso ascolta". Credo fosse la prima volta che mi sistemavano in casa un sistema precotto: dal piatto alla testina, dal preamplificatore ai finali, passando per i cavi sia di segnale che di potenza. Il solo pezzo ereditato dal mio laborioso passato erano le Guarneri Homage di Franco Serblin, al quale posso confermare con anni dì ascolto e di confronti alle spalle che sono il miglior sistema di altoparlanti non elettrostatici che mai abbiano suonato davanti a me; niente piaggerie, la gioia è tutta mia.
Ero diffidente, più di sempre, perché non mi piace che mi si serva un menu bloccato anche quando è gratis. Però, Stefano è un amico ed è persona posata e discreta: non si infiamma se non c'è motivo. A dire il vero, non l'ho mai visto infiammato, il che non significa che non abbia mai incontrato un motivo sufficiente per sgangherarsi un po'. Io che lo conosco abbastanza posso giurare che tuttavia nel suo comportamento a tratti si manifestano quasi impercettibili segnali di modeste alterazioni del suo stato d'animo abituale: allora penso che Stefano è su di giri; ma, come avrete capito, non è una alterazione che possa mettere paura a chi gli sta vicino. Io, stavo dilato, mentre lui sudava e aspettavo con impazienza. Vedi come va: è sempre lo stesso spettacolo, il giradischi si porterà a spasso la puntina leggera lungo i solchi neri del disco e ne uscirà, poco più in là, Musica; sempre lo stesso gioco all'inseguimento di una "differenza" che a me può sembrare enorme e al resto del mondo assolutamente trascurabile. Eppure, tra i giochi onanisti questo dell'Alta Fedeltà ha un suo fascino che può sottrarre il vizio ossessivo che lo anima al ridicolo. Non è poco. Aspettavo, mentre sistemava una catena di elettroniche di una bellezza forte e coerente. C'era coerenza di colori - tutto nero - con delle puntate brevissime nel campo del rosso, coerenza di dimensioni, di volumi, persino tra quelle delle manopole cromate del pre e lo spessore e la relativa morbidezza dei cavi sia di segnale che di potenza. Un esercizio di stile, prima che un sistema ad Alta Fedeltà.
Questo sistema che ho potuto sperimentare per voi si componeva di un preamplificatore di linea Merlin LS+ Export, completato da uno stadio phono Viv (Export), entrambi di Klimo, della compatta, luminosa quadratura dei due finali Beltaine, i cavi Van Den Hul, l'essenziale e pratico Rega Planar 9 con la sua linea sottile come l'orizzonte, la virtualissima Grasshoper Cold, trasparente e molle come una sottoveste fatta di nulla poggiata sui fianchi di Kim Novak. Una festa di valvole su tutto e tutti, l'anima calda del sistema. Ovviamente, si può sistemare il corredo di elettroniche in uno spazio contenuto, relativamente; ma sono oggetti che hanno bisogno d'aria, hanno bisogno di una prima fila; nonostante le loro misure siano singolarmente contenute, aggraziate, pretendono di essere viste, lette una alla volta e tutte assieme appassionatamente; credo sia la catena più elegante mai messa assieme in casa mia. Ma costa: nota bene, i cavi di potenza erano gli SCS4 di Van Den Hul, e cioè non i celebri SCS2 che conosco da anni, che sono tra i miei preferiti e che vengono venduti a prezzi praticamente fantastici; ciononostante, la sola cavetteria impiegata valeva sul mercato una quindicina di milioni. Del resto, il pre di linea ha l'alimentazione ne separata, il phono anche, i due Beltaine uguale, il Planar 9 pure. Circa 38 milioni di elettroniche, circa 14 milioni di sorgente. Metteteci anche il costo delle due magnifiche Sonus Faber e avrete somma approssimativa dì una ottantina di milioni. Senza contare i costosi, ma formidabili, tavolini BCD di mister Blanda. Se le vostre sostanze sono simili alle mie, lasciate perdere, questa recensione vi farà crescere solo una sana coscienza di classe, oppure, se siete tranquilli e non siete disposti a vendere pezzi del vostro corpo pur di possedere un sistema così pregiato, leggetela come leggereste una avventura di Sandokan ambientata in quei mari del Borneo che, lo sapete, non avrete mai la ventura dì sbirciare direttamente con i vostri occhi. In fondo, neanche Salgari lì aveva visti dì persona; spero non si sia ammazzato per questo motivo. Ho detto dì conoscere non solo la fisionomia delle macchine in questione; ma devo ammettere che qualche cosa di sostanziale è mutato nei cromosomi del pre Klimo.
Se quel Reference che ho provato a suo tempo dichiarava la sua aperta partigianeria verso un suono dettagliato, sì, ma soprattutto dolce, morbidoso, la versione che mi è stata recapitata si muove decisamente in un altro campo. Sfiora, questa volta, la radiografia senza tuttavia sfondarla ma acquista una capacità dinamica non-tradizionale per Klimo; il risultato può sorprendere anche perché in qualche modo sì avvicina alla sonorità delle migliori elettroniche realizzate da Bili Johnson per Audio Research. Ma, proprio in virtù di questa virata progettuale - magari qualcuno mi smentirà ma a me così è sembrato - il sistema allestito da Stefano Mazzoli offre una coerenza interna di stile ricostruttivo della scena sonora tra tutte le macchine impiegate. O almeno non si possono registrare contraddizioni evidenti. Non c'è, per intendersi, un cavo "dolce" che compensa la "durezza" dì un pre fono, o viceversa. Con infinita serenità, tutto marcia verso una sola direzione e sì sente.
Non è corretto dire che ho usato alcuni dischi prova; su quel Rega Planar 9 sì è accomodato un centinaio dì long playing, quello che amo dì più della mia discoteca; l'ho fatto con l'entusiasmo dì chi sa che ogni bel gioco dura poco e se lo vuoi godere finché dura. C'è chi sostiene che un sistema, un buon sistema, non deve avere "carattere", non deve, cioè, farsi riconoscere per le sottolineature timbriche o dì frequenza che inevitabilmente un circuito elettrico tende ad operare sul segnale; non sono d'accordo, se non in linea teorica. Nel concreto, non sì può fingere di non sapere che ogni progetto deve fare delle scelte dì campo, e che la materia impiegata per trattare il segnale è, per definizione, imperfetta anche dal punto dì vista dei comportamento elettrico.
La somma di queste imperfezioni può coincidere con la scelta di campo del progettista, oppure no, ma comunque, i due fattori opereranno entrambi quantomeno in una direzione, se il progettista ha sale in zucca; oppure se ne andranno ciascuno per la sua strada inventando un hellzapoppin senza intelligenza. Milioni dì sistemi, o dì macchine, milioni dì voci diverse: alcune piaceranno più dì altre, alcune riceveranno il plauso di molti, altre la stima e la riconoscenza di pochi eletti, o di pochi stronzi; dipende dai punti dì vista, come sempre. Voci, e, questa volta, luci e colori. Non è allucinazione: il fondo su cui sì disegnano i soggetti e gli ambienti riprodotti da questa originale catena è, come i mobili di Klimo, perfettamente nero, come un ottimo schermo televisivo. Dal nero totale emergono i colori e le figure finiscono dove inizia il nero, la luce inizia dove il nero finisce. La focalizzazione è micidiale per precisione intrinseca e relativamente al posizionamento degli interpreti sulla scena, questo perché la luce taglia il nero, non lo addolcisce con un curva dì contatto più o meno ripida. Anche quanto avviene all'interno dei dominio della luce segue modelli dì comportamento non comuni. La scena è molto ampia e limpida e, come ho già annunciato, serena. Non ho dubbi sull'importanza che nel determinare questa impressione possiede la Grasshoper Gold, che costa come un "solitaire" ma che dà infinitamente più di un bel brillante. I contorni degli interpreti sono nitidi, di una nitidezza rotonda, liscia anche quando le frequenze salgono con grande rapidità; ho avuto la sensazione dì riuscire a godere dì tratti di brani che per la loro sgradevolezza armonica normalmente occulto o maschero all'attenzione.
Assolutamente fantastici sono la sensazione dì realismo e insieme il coinvolgimento creati dalla riproduzione del "Ludus Danielis". Grazie a molti fattori: alla gentilezza e alla duttilità delle Guarneri Homage e alla capacità di pilotaggio dei due Beltaine, che bastano, con i loro cinque watt, a gestire in modo confortevole questo due vie che è certamente il più snob del mondo anche se non è un carico difficile (anzi).
Durante gli spostamenti di scena non infrequenti in questa bellissima rappresentazione medioevale, l'emozione è fortissima; voci e tamburi possiedono una misura miracolosa, trascinante. E in quegli spazi rarefatti, più una scena teatrale che un evento musicale, ho confermato una percezione fondamentale che mi insidiava fin dall'inizio delle prove: se non avete ascoltato questo insieme non sapete che cosa sia un suono privo di lordure, di false immagini, di "doppia pelle", dì, come si dice, "grasso". In questo, la catena è un riferimento; ma così com'è a casa mia; se la fate a pezzi, non rispondo dei risultati che ho sottoscritto. Ho sempre un po' di paura quando ascolto un pezzo orchestrale dì una certa forza; nei pieni repentini, temo che il sistema che sto ascoltando mostri la corda; so che molte macchine evitano l'indurimento seguendo scappatole accettabili dal punto di vista della eufonia, ma truffaldine per l'Alta Fedeltà, e trasformano la massa sonora che in quel momento sta "precipitando" in un impasto riconoscibile sì, non arruffato anche, non stridente, ma in fondo gommoso, come un enorme Blob trasparente in cui sì muovono bacchette e archetti, dita e pagine di spartito; e l'involucro, la sezione più spessa dell'involucro è costruito sulle dominanti girovaghe nella fascia delle medio-basse-basse.
Questo sistema è tra i pochissimi che spazzano quella paura perché continua a suggerirti che se il mare è in tempesta, lui è la barca più sicura che potevi trovare. Insomma, una meraviglia. Funziona. Bisognerebbe portarlo a spasso nelle scuole, insegnerebbe ai ragazzi che il gioco della musica può condurli dove nessuna pastiglia riuscirà mai a trascinarli.
 
Toni Jop

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