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Suono 1 - anno XXIII Amplificatore finale Beltaine Bebo Moroni

amplificatore finale Klimo Beltaine

Abbiate pazienza, abbiate veramente pazienza perché ciò che chiedo alla maggior parte di voi non è poco: gettare alle ortiche tutte le proprie convinzioni sulla potenza degli amplificatori, se proprio non potete gettare alle ortiche i potenti amplificatori. Il più bel suono che io abbia mai ascoltato sorte fora da un semplice, prodigioso, amplificatore da 5 watt in classe A superalimentato. Eccolo Beltaine, il meraviglioso.

Il nome celtico promette esoterismo e maraviglia a volontà, Beltaine è infatti "il fuoco di Bel" e Bel è un importante divinità celtica. Dietro questo nome misterioso e di ispirazione vagamente massonica, insolito nella sobria nomenclatura del produttore germano-slovacco, si nasconde in realtà quanto di meno esotico, nella sua semplicità e nella sua concretezza si possa immaginare e forse proprio per questo quanto di più esotico si possa realizzare in un mondo ormai appiattito su stereotipi di insensata magniloquenza qual 'è I 'hi-end.
Abbiamo discusso per anni dell'aria fritta, cioè se fosse meglio avere diffusori ad alta efficienza ed amplificatori di piccola potenza oppure diffusori a bassa efficienza con amplificatori di alta potenza. Dico che abbiamo discusso di aria fritta perché partivamo da un presupposto - un presupposto carico di pregiudizi - sbagliato e cioè che i diffusori ad alta efficienza dovessero necessariamente suonare male o anche che per muovere i diffusori a medio-bassa efficienza occorressero necessariamente centinaia di watt. Poi con il grande ritorno degli amplificatori a valvole, a partire dal 1979-80 circa abbiamo un pochino rivisto le nostre posizioni sulla potenza e abbiamo cominciato a capire che non era tanto la quantità dei watt quanto la loro qualità, scoprendo, ad esempio, che c'erano degli integratini da 30 watt, anche a transistor ma studiati avendo bene a mente cosa accadeva con le valvole, che spingevano assai più di molti bestiaccioni con potenza in doppia cifra. Ma rimaneva il fattore di fondo: tanto più bassa è l'efficienza tanto migliore deve essere il diffusore, così che spesso sono stati mitizzati oggetti impossibili da 76-78 dB/w/m. di sensibilità che necessitavano di spaventosi generatori di corrente per poi non sopportarne i picchi di potenza. Insomma credendoci più furbi abbiamo snobbato ciò che peraltro i grandi vecchi dell'alta fedeltà andavano sostenendo da sempre e ciò che dietro le patinatissime quinte della dozzinale grande produzione industriale avveniva negli oscuri e difficilmente raggiungibili meandri dell'altissima fedeltà nipponica.
Poi con la riscoperta delle apparecchiature "d'annata" l'attenzione si è riposizionata verso l'alta fedeltà dell'età dell'oro. Qualcuno si è accorto (mi permettete di posizionarmi in prima fila, nonostante tutto? In fondo una rubrica di grande successo di una rivista concorrente che si intitola Audio Antiquarius l'ho inventata io e, con il massimo rispetto per chi attualmente la conduce, pari pari me la sono riportata, se possibile migliorandola, sulle pagine di SUONO) che un venticinque-trenta anni fa si ascoltava comunque la musica riprodotta e che addirittura, talvolta, la si ascoltava meglio di quanto non si faccia, in molti casi, oggi. Così alla deriva dell' "ancient vague" si è riscoperta la circuitazione a triodi negli amplificatori a valvole (onore a personaggi come David Manley che hanno anticipato la vague, essendo la nostra conoscenza di personaggi che lo facevano da ben più tempo come Shindo o i fratelli Uesugi, per forza di cose limitata dall'irreperibilità, sino ad oggi degli apparecchi) e riscoprendo la circuitazione a triodi si è riparlato improvvisamente di mitiche valvole, che a detta di qualche eccentrico costruttore "suonavano" meglio di qualsiasi valvola o dispositivo di potenza moderno. Abbiamo, dunque, scoperto anche che quei costruttori non erano poi così eccentrici e che tubi come la 833 o la 645 erano oltreché dei miti dei vertici irraggiungibili, o meglio irraggiunti nel campo, appunto, dei dispositivi di potenza, così come, naturalmente la più conosciuta delle "mitiche" la favolosa 300B. Il fatto che tra le tre valvole citate la 300B sia relativamente più facile da circuitare ha comportato l'apparire di una serie abbastanza nutrita di apparecchi costruiti attorno a questo tubo, tutt'ora prodotto da una sola ditta, la Cetron. Il che non significa certo che basti avere una 300B a disposizione per costruire un grande amplificatore.
In generale si è tentato di elevare la modesta potenza ottenibile dal grande triodo moltiplicandone il numero per giungere a potenze generalmente giudicate accettabili dal mercato, nell'ordine dei 25/30 watt, correggendo all'occorrenza le
300 con schiere di tubi più alla mano, raggiungendo risultati in genere molto buoni (vedi per esempio i triodi Carv) ma non ottenendo il massimo potenziale musicale che questa valvola può dare.
Tra i pochi ad aver saputo sfruttare al massimo questo potenziale musicale, dobbiamo necessariamente inserire il Dr. Dusan Klimo che con il suo Beltaine ha cantato la poesia del suono di questo straordinario triodo, affidandosi a due ingredienti che si son sempre rivelati magici nelle ricette ad alta fedeltà: semplicità e concretezza.
Ed ecco che il Beltaine è un amplificatore in apparenza inoffensivo. Un semplice telaio dalla piattaforma cromata e dal mobile laccato nero lucido su cui spicca il grande triodo 300B affiancati da due valvole più piccine che però non agiscono affatto sulla sezione di potenza, anche se una di esse è a tutti gli effetti una valvola di potenza, una delle più celebri e apprezzate, la EL34 che qui funge da regolatore mentre come driver viene utilizzata una EF 184. Il tutto per una potenza, appunto, di 5 watt in classe A pura su 4 o 8 ohm. Una bazzecola , insomma, ma dovete sentire come suona questa bazzecola. Ma non è finita qui, ogni amplificatore (chiaramente mono) è accompagnato da uno scatolo nero quasi più grande di lui, che contiene una super-alimentazione. Infatti, caso assolutamente unico, per alimentare il Beltaine si può scegliere tra un'alimentazione a valvole e una a transistor selezionabili semplicemente agendo su un piccolo interruttore a levetta. Il concetto di Klimo è semplice e assolutamente apprezzabile: "inserire anche l'alimentazione a stato solido costava pochi soldi in più, quindi perché non dare al pubblico la possibilità di rendersi conto istantaneamente e sul campo della differenza sonica tra questa e una buona alimentazione a valvole?".
Perfettamente d'accordo, ecco un modo di prolungare il gioco con un fine didattico. A voi la scelta ma ho parecchi dubbi sul fatto che siano in molti a scegliere l'alimentazione a stato solido.
L'alimentatore è collegato all'amplificatore mediante una mostruosa presa heavy duty con altrettanto mostruoso cordone, di diametro boa constrictor. La valvola rettificatore utilizzata per l'alimentatore è una GZ 34. Sul telaio, accanto alla EL 34 troviamo un ulteriore interruttore a levetta: in posizione normale, cioè con levetta spostata verso il pannello posteriore l'amplificatore funziona in classe A zero feedback, spostando l'interruttore si aggiunge una certa quantità di feedback. Anche in questo caso, si tratta di un accorgimento destinato a far notare all'utente la bontà della circuitazione ma ciò nonostante la possibilità di "iniettare" feedback nel circuito si può rivelare utile, fornendo un pizzico di grinta in più all'ampli e conseguentemente la sensazione di una maggior dinamica, nell'ascolto di musica particolarmente ruvida, come certo rock.
Ho inserito la coppia di Beltaine in un impianto che comprende un preamplificatore Klimo, il Merlin Silver Reference, un giradischi Michel Gyrodek con braccio Sme IV e testina Spectral MCR Signature, un Linn Sondek LP 12 in configurazione massima con braccio Ekos e testina Troika, una coppia meccanica-convertitore digitale Micromega Duo CD/Duo Pro, una coppia di diffusori Monitor Audio Studio 20, a cui sono stati alternati degli Shindo (ad alta efficienza), dei Diapason Adamantes e dei Sonus Faber Electa Amator. I cavi di segnale sono i Van den Hul The Second e gli ART Synapsis, quelli di potenza gli Art Monolith.
L'ambiente di m 4,5 x 8 è parcamente trattato con ASC Tube Traps.
Al primo ascolto dei Beltaine hanno partecipato oltre al sottoscritto Mario Berlinguer nonché Stefano Mazzoli e Luca Gombi di Altra Fedeltà, la ditta che distribuisce in Italia i prodotti D. Klimo.
Il primo disco inserito, per pura attitudine nostalgica, è stato il remaster in CD di Trilogy di Emerson Lake and Palmer. Si tratta di uno dei CD migliori tra quelli oggi reperibili e il brano In The Beginning è in genere una rivelazione per chi non ricorda più o non ha mai conosciuto il celebre album, tra quelli che hanno segnato la mia adolescenza. La chitarra acustica di Lake inizia a suonare, il basso di Palmer entra un giro dopo e noi non possiamo che guardarci negli occhi stupiti. Gli stessi distributori ufficiali dell'apparecchio appaiono sorpresi, forse nessuno di noi si aspettava una performance del genere. Forse è il disco. Passiamo ad Eric Clapton, Unplugged. Medesima sensazione, abbiamo tutti l'impressione di trovarci di fronte ad un evento straordinario, di quelli, intendo dire, che nel nostro settore avvengono una volta ogni dieci anni, se va bene. Vorrei dire che non avevo mai ascoltato tanto nitore e tanta purezza e come se non bastasse i Monitor Audio Studio 20, che non sono dei pezzi di pietra ma nemmeno dei diffusori ad altissima efficienza, picchiano come fossero spinti da un buon cento watt. Alzo il volume ma non riesco a mettere in crisi i Beltaine, le nostre orecchie sì. Passo dunque ad un analogico, perché da qualche parte la fregatura ci deve pur essere. Ancora nostalgia a tutta birra con i Blaod Sweat & Tears. Parlare di un brano "tirato" e parlare di Spinning Wheels è tutt'uno. Tiratissimo e anche impegnativo con quel basso rotondo e potente che se non accuratissimamente trattato rischia di divenire gonfio e pesante, tutta quella sezione fiati, la batteria violenta e tagliata. la piccola ritmica veloce e impulsiva e in più una voce classica da microfono Neumann: guai ad appesantirla o anche solo leggermente velarla, appare immediatamente spenta. La performance dei Beltaine è travolgente, ancora stupefacenti nitore e purezza timbrica, il suono ha una sua particolarissima lucidità che nulla ha a che spartire con l'iperdefinizione anni '80, vorrei dire che è davvero lucido ed esteso, non brillante, non forzato, mai. I Beltaine cominciano ad entrare in una leggera crisi d'ossigeno solo quando pongo la manopola ad un livello tale da far risultare il volume già eccessivo in un ambiente pur sempre di discrete dimensioni com'è questo.
Bacia le mani ai Beltaine, chiaramente, ma mi camplimento anche con i sempre più splendidi Manitor Audio, diffusori davvero coi controfiocchi.
Nei giorni seguenti mi affanno, incredulo, e un po’ sospettoso a confrontare i Beltaine col fiar fiore di amplificatori, dai piccoli fratellini i Kent Silver, agli Shindo Bellevue, dal Mclntosh 275 Replica per arrivare fino ai poderosi Levinson n. 20.6 da me, peraltro, amatissimi. Niente da fare anche nei casi migliori, quelli che normalmente scatenerebbero entusiasmi e grandi dichiarazioni d'amore, a fronte pure di maggior dinamica apparente, di maggior poderosità e profondità in basso, il Beltaine sembra appartenere ad un altro mondo. E questo è un dramma perché non riesco più ad ascoltare con alcun altro amplificatore ed essendoci la crisi economica non è proprio il caso che io mi metta in testa di acquistarne una coppia. Eppoi come? Non ho case da ipotecare, la macchina mi serve, anche tacendo sul fatto che con la correttezza che contraddistingue il settore automobilistico me la valutano nemmeno la metà di quel che l'ho pagata tre anni fa, ed ho scarsa abilità alla rapina. Ecco che succede a non prender mazzette. Adotto una classica tecnica passiva: io faccia finta di niente il giorno in cui li chiederanno indietro dovranno mandare i Carabinieri per farli uscire di qui. Ciò non mi fa molto onore certo, ma come si fa a vivere senza? Non sto scherzando nè sto cercando di far notizia a tutti i costi ed è persino inutile che vi continui ad elencare caratteristiche che disgiunte dal totale hanno poco senso: l'immagine? Praticamente perfetta. Il basso? Ascaltatelo e ditemi, plasticità, concretezza, profondità, setosità: c'è tutto. Ma fatemi il favore seguite il calendario delle presentazioni di questo amplificatore, andatelo ad ascoltare e insistete affinché venga messo a confronto con ampli prestigiosi e ben più potenti di lui. Poi ditemi se ho o non ho ragione a posizianarlo al vertice della classifica, a dargli una tripla A e un Cup de Foudre" e, con tutto rispetto per On-Ga-Ku e Kaegon, apparecchi assolutamente strepitosi, forse inarrivabili, ma a un prezzo da cinque a atto volte superiore a quello dei Beltaine, a considerarlo fino a prova contraria, e assodati i suoi limiti (è pur sempre un 5 watt) il migliar amplificatore attualmente prodotto.

P.S.: E' pure silenzioso e, a quanto pare, affidabile. Roba da pazzi.

Bebo Moroni

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