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Suono 218 - 219 Merlin Silver + Linnet Silver Andio Morottii

preamplificatore Klimo Merlin Silver + Klimo Linnet Silver

Li sto ascoltando anche adesso, mentre scrivo. Maurizio Pollini sta suonando a basso volume: un sottofondo di lusso, una musica che su di meha sempre il potere di rasserenare. E' quello che ci vuole per scrivere. Fatto sta che queste elettroniche Klimo a me sono talmente piaciute che ormai da Parecchi mesi fanno parte del mio impianto personale.
Quello che, appunto, sta suonando adesso.
 
Sono sicuro che non mi credereste se vi dicessi che le ho scelte perché mi piaceva il loro design! Ed avreste perfettamente ragione: le ho scelte perché tra le tante elettroniche (veramente tante, ceredetemi) che ho provato sono state quelle che si sono dimostrate le meglio interfacciabili con il resto del mio impianto, quelle che mi permettevano, e mi permettono tuttora, di arrivare il più vicino possibile al tipo di compromesso, cioè di suono, che andavo cercando. Ma questi sono fatti privati. È chiaro però che nel momento in cui la redazione ha deciso di recensire queste elettroniche Klimo, il direttore abbia concesso... l'onore al sottoscritto. Ed io lo faccio più che volentieri, tanto più che, una volta tanto, non ho dovuto né dovrò faticare in interminabili prove.
 
La casa ed i prodotti
La Klimo è una piccola ditta tedesca specializzata nella produzione di elettroniche valvolari. Attualmente nel suo catalogo sono presenti il pre-pre Argo, il preamplificatore Merlin ed i finali Kent - tutti disponibili in due versioni di cui la Silver è quella top - ed infine i finali Linnet. solo Silver.
Il pre Merlin Silver è perciò il preamplificatore di riferimento della linea Klimo, così come i Linnet Silver - parlo al plurale perché sono amplificatori mono - lo sono per quanto riguarda i finali, almeno dal punto di vista della potenza e del prezzo. E una precisazione importante, perché se le vostre esigenze non richiedono una potenza di targa di più di 100 watt per canale - tale è quella dei Linnet - forse potrete ottenere risultati altrettanto validi sul piano sonico anche utilizzando i Kent Silver. Anzi, c'è addirittura chi li preferisce.. personalmente, però, sono di diverso parere. Secondo me i Linnet sono finali forse un po' particolari. forse di non immediata comprensione, ma che, se correttamente interfacciati, sanno dare soddisfazioni come pochi altri amplificatori sono in grado di fare. Insoliti si rilevano già al primo colpo d'occhio, con il loro disegno che privilegia la verticalità e la profondità. Si tratta, per ciascun finale, di un parallelepipedo di 16 x 37cm di base e di 25 di altezza, in cima al quale stanno le valvole (1 ECC82, i ECC83 e 6 EL34) protette da un originale sistema a barre di ferro.
Dentro troviamo due ottimi trasformatori e una componentistica varia estremamente selezionata. I pannelli esterni sono in metallo accuratamente verniciato in nero lucido e saldamente fissati ad un robusto telaio. Sul pannello posteriore trovano posto due eccellenti (non è un modo di dire) morsetti in rame puro, oltre ai trimmer per la regolazione del bias, al pin d'ingresso (dorato) e all'interruttore di accensione. Il pannello anteriore si presenta invece elegantissimo nella sua assoluta e pura nudità, su cui spiccano solo il piccolo logo della Klimo e la scritta Silver. Questa, qui come in tutti gli altri apparecchi Klimo così marcati, sta semplicemente ad indicare l'uso per il cablaggio interno del cavo Van Den Hul MC Silver, uno dei pochi cavi di riferimento presenti sul mercato. Di riferimento prima di tutto nel suono e di riferimento poi anche nel costo (1 milione al metro); ma c'è e si sente che c'è. Se volete rendervi conto di quanto possa significare il suo uso a livello sonico, confrontate un Merlin normale con uno Silver e ogni dubbio sarà fugato. Ma torniamo ai nostri Linnet. Sono amplificatori un po' particolari, vi dicevo, perché hanno tutte le caratteristiche migliori del suono delle valvole senza per questo ereditarne anche i difetti. Per esempio, sono in grado di erogare i loro 100 watt - che poi sono di più - su di un range variabile da i a 16 ohm. Grazie al particolare trasformatore d'uscita, poi, non si lasciano spaventare da nessun carico, per quanto difficile ed ostico possa essere. I Linnet Silver sono tra i pochi finali che danno sempre l'impressione di lavorare in assoluta scioltezza; tra i pochi in cui la potenza sembra non andare assolutamente a scapito della finezza, anzi, pare essere l'indispensabile completamento. Però non sono assolutamente appariscenti, e questo è il motivo fondamentale per cui vi dicevo che sono prodotti particolari. Uno li ascolta un po' e dice: E allora?. E lo dice perché non nota proprio nulla di strano. Poi, dopo due ore che li ascolta, comincia a rendersi conto della rarità delle circostanze in cui non ci sia proprio nulla di particolare né da eccepire, né da lodare particolarmente (anche la lode, infatti, può essere un implicito rimproverare perciò che non è lodato). Significa che si è raggiunto un equilibrio tale per cui il compromesso che ogni apparecchio in sé costituisce può non essere più vissuto come tale.
 
E dall'alta fedeltà si passa alla musica
Secondo me per apprezzare i Linnet fino in fondo occorre avere superato lo stadio acuto dell'hi-fi mania ed essere ormai approdati ad una ricerca di naturalezza e di equilibrio che è quanto mai lontana sia dell'iperdefinizione, sia dalla grandiosità,sia infine dalla eccessiva dolcezza; da tutte quelle cose, cioè, che in qualche modo fanno clamore e suscitano un entusiasmo tanto intenso quanto di breve durata. Anche il preamplificatore Merlin Silver ha un suo carattere ben definito. Esteticamente si presenta con un elegantissimo cabinet in legno laccato nero, con il piano superiore costituito da un vetro che consente di vedere l'interno: per la verità, un bel colpo d'occhio. Sul pannello anteriore spicca un affascinante quanto desueto occhio magico, come quelli delle radio di trenta anni fa: quando si illumina di verde, indica che il preamplificatore è pronto per funzionare, anche se il meglio di sé lo darà solo dopo almeno una ventina di minuti di riscaldamento. I comandi sono pochi ed essenziali, coerenti con l'immagine spiccatamente audiophile del Merlin: l'interruttore di accensione, quello di mute e quello tape monitor/source; tre manopole cromate comandano poi il selettore d'ingresso (phono. tuner, aux I e aux 2) e i due potenziometri del volume (ottimi ALPS). uno per canale in modo da risparmiare al segnale il passaggio per il balance. Il Merlin Silver è un preamplificatore a valvole dual mono che utilizza due tubi ECC8O8 e quattro E88CC. L'alimentazione è stabilizzata per ciascun canale; il cablaggio sul percorso del segnale è fatto interamente con Van Den Hul MC Silver. La selezione degli ingressi viene effettuata direttamente sui connettori d'ingresso per mezzo di reed relay. La componentistica utilizzata è estremamente selezionata, a cominciare dalle valvole; il livello di ingegnerizzazione è per diversi aspetti veramente notevole, con alcune soluzioni piuttosto originali, come quella del trasformatore toroidale d'alimentazione montato verticalmente, in modo da minimizzare l'effetto dei flussi dispersi, e isolato dallo chassis per mezzo di gommini, al fine di evitare indesiderate vibrazioni.
Il Merlin è ancora uno dei sempre meno numerosi apparecchi che dedicano particolare attenzione all'ingresso phono: la RIAA completamente passiva con un errore di meno di 0,2 dB da 20 a 20.000 Hz e le pregiatissime resistenze Vishay sull'intero stadio lo testimoniano ampiamente. Le specifiche parlano di una sensibilità di ingresso di 1mV per un guadagno totale di 61 dB. In realtà l'apparecchio non ha il minimo problema anche con testine MC con tensione d'uscita di 0.6 + 0,7 mV; per valori inferiori è invece necessario il prepre. Non a caso la Klimo produce l'Argo. Mi accorgo che sto facendo un po' fatica a parlare di questi Klimo, c'è in me una specie di... pigrizia psicologica che mi blocca, perché se è vero che nulla è più difficile che trattare di ciò che non si conosce, non è neppure facile descrivere e giudicare ciò che si conosce troppo bene e si apprezza molto. Ho paura di essere parziale, oppure di divenire troppo severo proprio per timore della parzialità. E un po' come per un insegnante avere tra i suoi studenti anche il proprio figlio. Ma insomma: che queste elettroniche mi piacciono al punto di averle comperate l'ho detto, perciò devo smettere di avere di questi timori: adesso vi spiego perché mi piace il Merlin Silver e poi cercherò di darvi una generale impressione d'ascolto dell'accoppiata pre finali. Il Merlin Silver ha in comune con i Linnet la naturalezza e la musicalità, due caratteristiche tipiche del suono Klimo. Di suo il Merlin Silver ha un'eccellente capacità di ricostruzione scenica, che, secondo me, è fondamentale per poter convenientemente apprezzare un impianto bi-fi, qualunque cosa ne dicano certi audiofili inglesi. Direi che da questo punto di vista può tranquillamente gareggiare con i più illustri e costosi pre del mercato. Poi ha la caratteristica di suonare vellutato e dinamico ad un tempo. Ed anche questo non è facile da trovare, specie in taluni apparecchi americani e nordeuropei che pure non mancano di estimatori, ma che quando sono vellutati tendono un po' a sporcare il suono e ad appiattire il contrasto dinamico e quando sono ben contrastati, di vellutato hanno piuttosto poco.
 
Infine...
Il suono è trasparente, ma ha anche corpo:
è capace di riprodurre tutte le sfumature della musica senza per questo diventare mai etereo. Io non amo l'impalpabilità:
nella musica dal vivo il suono è materico e spesso massiccio, anche se la mancanza di distorsioni e colorazioni lo fa notare assai meno che nella riproduzione domestica. Insieme con i Linnet il Merlin Silver forma un'accoppiata, anzi un trio, davvero formidabile. Anche se, come per tutte le cose belle, ci può essere qualche piccolo inconveniente da superare. Basta saperlo e il problema si risolve; ma se non lo si sa, si può rimanere male. Di cosa si tratti è presto detto: quando collegai per la prima volta il Merlin coi Linnet rimasi spiacevolmente sorpreso dal fortissimo rumore di massa che rendeva impossibile l'ascolto della musica. E una di quelle cose che non si leggono normalmente sulle riviste di alta fedeltà, ma che invece capitano piuttosto di frequente quando si colleghino un pre interamente valvolare con dei finali ugualmente a tubi. Allora occorre eliminare il filo di massa dai cavi di alimentazione dei finali. lasciandolo invece su quello del pre. Non so bene la ragione, ma l'esperienza me lo ha insegnato e me lo conferma continuamente. con apparecchi delle più diverse marche. A casa mia per ottenere un risultato ottimale ho dovuto addirittura usare tre distinte ciabatte - una per ciascun apparecchio - due delle quali con il filo di massa staccato: un piccolo accorgimento per un grande risultato. Sì. perché l'interfaccia tra questi apparecchi è davvero eccellente e il suono che ne risulta è uno dei più convincenti che possiate ascoltare: arioso, definito, musicalissimo, assolutamente privo di colorazioni, potente e raffinato. E caldo come quello dei classici Conrad Johnson. ma non così morbido; è preciso e definito come nei migliori ibridi, ma meno sottile. È un suono che in basso ha qualcosa del transistor per fermezza ed immanenza, però con in più una nota di liquidità che a me piace da morire. In alto l'estensione è notevole, senza mai il minimo cenno di asprezza. Il meglio, però, è in mezzo: la gamma media ha un ariosità davvero da hi-dream e una ricchezza di particolari con ben pochi rivali.
 
Attenti agli interfacciamenti però
Sorgente (meglio se analogica per sfruttare l'ottimo stadio phono del pre) senza compromessi e diffusori estremamente rigorosi. L'amplificazione Klimo sa anche essere spietata come poche se trova partner non all'altezza della sua classe. E guardate che questo non è affatto un limite: un sistema di amplificazione dal valore complessivo di una ventina di milioni ha l'obbligo morale di non scendere a compromessi, di esigere anche una testa e una coda che non mortifichino le sue qualità. La logica dell'interfacciamento degli apparecchi state of the art non può che essere assolutista: il difetto non va rimediato, va evitato.
E sul fatto che queste elettroniche Klimo siano realizzazioni da considerare, nella loro logica, dei veri capolavori io personalmente non ho il minimo dubbio. Però vanno capite. È vero, è una frase che dico spesso. Il fatto è che sono profondamente convinto che in hi-fi occorra prima di tutto sforzarsi di capire gli apparecchi o gli impianti che si hanno davanti. Guardare va bene, ascoltare ancora meglio, provare è indispensabile, ma capire è lo scopo. Ma capire che cosa? Quella che io chiamo la filosofia (costruttiva oltre che sonica) del prodotto. E la filosofia di questi Klimo mi piace: sono realizzazioni intelligenti che una cura altrettanto intelligente a base di componentistica di altissima qualità ha reso prodotti esoterici nel senso migliore del termine. La Klimo, infatti, d'accordo con l'importatore italiano, ha scelto di creare per il nostro mercato una linea particolare di prodotti, quella appunto Silver, che, sul piano costruttivo, si presenta come un semplice affinamento di quella venduta in Germania, ma su quello sonico, credetemi, è veramente un'altra cosa.
E in più c'è la possibilità per i possessori di apparecchi Klimo di poterli gradualmente migliorare nel tempo a seconda delle disponibilità finanziarie di ognuno e - non dimentichiamolo - delle sempre crescenti esigenze di raffinatezza. Per l'audiofilo italiano, che è un incontentabile che desidera sempre qualcosa in più, questa può essere la logica vincente da tutti i punti di vista. Ma non dimenticate mai che, se un apparecchio non è buono fin dal progetto, non è certo con la sostituzione di qualche componente o con un ricablaggio più o meno costoso che ne farete un oggetto da musica del livello del Merlin Silver e dei Linnet.

Andio Morotti

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