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Audio Review Mag. '91 / 105 Merlin Silver + Argo + Kent Silver Bebo Moroni

preamplificatore Klimo Merlin Silver + Argo + finali Kent Silver

Beh, si può dire che oramai il Dr. Klimo sia una vecchia conoscenza per gli audiofili italiani. Le sue elettroniche distribuite in Italia da Suono e Comunicazione rallegrano un buon numero di abitazioni sparse per tutta la penisola (e anche per le isole, naturalmente) rendendo un grosso servigio alla musica. Da qualche mese allietano anche le giornate della famiglia Moroni che le ha (il plurale così ipocritamente democratico è puramente discorsivo) scelte per via della loro dimensione così umana: sono belle, anzi bellissime, suonano in maniera assolutamente incantevole, sono costruite e rifinite con amore artigiano, gusto boemo e precisione teutonica, sono ecologiche, grazie ai "soli" 35, potentissimi watt dei finali Kent, che non gravano molto sul bilancio energetico nazionale, pilotano in maniera ammirevole anche i diffusori più difficili e perdipiù costano una cifra importante, ma assolutamente terrena. Cosa chiedere di più alla vita? Oddio, io due o tre cosette da chiedere ce le avrei, ma non riguardano strettamente il settore, quindi eviòtero di tediarvi con le mie lamentele, eppo è immorale desiderare la sparizione fisica di singole persone o interi gruppi.
Klimo è un ingegnere cecoslovacco, appassionatissimo di musica e della sua riproduzione che ha scelto come sua base la Germania e che, disponendo di scarsi mezzi ma grande arte, da poco più di un lustro ha iniziato la produzione, dapprima in piccolissima serie, poi su scala sempre maggiore, dei suoi progetti. Progetti tutti a valvole, che sin dal loro primo apparire hanno destato l'ammirazione degli audiofili tedeschi, per poi conquistare tutta l'Europa. Già tre dei suoi prodotti sono stati recensiti su queste pagine, per la precisione il finale stereo Kent (di cui gli attuali Kent sono la versione monofonica, raffinata nella componentistica) sul n. 69 a pag. 161) e sul n. 71 a pag. 71. Il preamplificatore Merlin e i finali Linnett, sul n. 92 a pag. 138. Proprio presentando per la prima volta il finale Merlin annunciai che lo avrei provato ancora, con più calma, assieme al suo degno complemento, il pre-amplificatore phono, anch'esso a tubi, Argo. Detto fatto.
In questa occasione, sia il pre Merlin che i finali di potenza Kent, mi sono giunti nella versione top, la Silver, cablata, appunto, con cavo Van Den Hul MC Silver.
Il Merlin è un sofisticato preamplificatore a valvole, completamente bi-monoaurale. L'alimentazione è separata e stabilizzata per ciascun canale.I tubi impiegati sono sei E88CC/ 6922 selezionati, più un grosso tubo EM11 che serve ad illuminare il bellissimo "occhio magico" verde che sul frontale indica lo stato di funzionamento dell'apparecchio. Gli ingressi un phono, tre alto livello ed un tape con relativa uscita, vengono selezionati direttamente sui connettori dorati d'ingresso mediante relais reed La componentistica utilizzata è, naturalmente di prima qualità, e fa bella mostra di sè dal pannello superiore, realizzato in cristallo fumè sul cui lato verso il frontale sono raffinatamente serigrafate le funzioni dell'apparecchio: si nota in particolare il largo uso di condensatori Roe e Wima e di resistenze a film metallico. La realizzazione interna appare eccezionalmente razionale ed ordinata, specie per un componente high end prodotto da un marchio poco più che artigianale, gli eventuali (si spera di no, ma è bene tenerne conto) interventi di assistenza appaiono estremamente facilitati. Il cavo Van Den Hul MC Silver, nonostante la notevole sezione, viene posato in bell'ordine e saldato con lega di stagno e argento.
La finitura è eccellente per un'estetica di rara, ma veramente rara, bellezza e raffinatezza. Il contrasto tra il nero lucido del pannello frontale e le manopole e le levette cromate fornisce un'impressione di sobrio lusso, così distante da certe cafonaggini parvenuistiche strillate in nero e oro di tanti progetti americani, ma anche europei, e la preziosa semplicità della linea equilibratissima resa ancor più fascinosa dalla geniale reminescenza dell'occhio magico, simbolo di un tempo felice in cui la tecnologia era un sogno ardito ma a dimensione umana. Ottima la qualita dei potenziometri rotativi di volume, docili ma allo stesso tempo pesanti e sicuri nel tracciare e di quello a scatti per la selezione degli ingressi, bellissime le grosse e piacevolissime da usare, levette di selezione. Stessa veste estetica, ma dimensioni chiaramente più contenute, per il pre-pre Argo che utilizza due tubi E88CC selezionati per un guadagno parziale di 26 dB. L'alimentazione è separata, a più stadi di stabilizzazione, ed è contenuta in uno scatolotto grigio che può essere posto a buona distanza dall'apparecchio.
Il finale monoblocco Kent è la versione, come detto, monofonica del Kent Stereo, già provato su queste pagine. Utilizza nello stadio di potenza due EL 34 e due ECC83 negli stadi driver, per una potenza di 35 watt. Si tratta di un amplificatore nato, in pratica, attorno al suo raffinatisimo e massiccio trasformatore d'uscita, che consente ad un progetto piuttosto classico nell'impostazione, di raggiungere prestazioni allo stato dell'arte, sia in fatto di timbrica che di velocità e dinamica. Nella versione Silver è anch'esso cablato con cavo Van Den Hul MC Silver. Anche in questo caso bisogna parlare di estetica sobria e raffinatissima: il telaio è interamente (ed eccellentemente) cromato, mentre i trasformatori sono verniciati in nero opaco. A proteggere i tubi al posto della solita antiestetica griglia (che nessun valvolista usa) delle torrette cilindriche di rete metallica, che vanno inserite, semplicemente appoggiandole al telaio, attorno a ciascun tubo, svolgendo al contempo la funzione protettiva e quella non meno importante di dissipatori di calore.
La costruzione appare ottima,anche se alcuni particolari ne rivelano l'essenza artigianale, ad esempio la griglietta sotto il telaio, che copre la componentistica interna, con le viti impanate direttamente in tasselli di legno incollati al sottotelaio. La finitura è, anche in questo caso, eccellente.
Come dicevo in apertura, questa deliziosa e intelligente catena d'ascolto, sta funzionando da qualche mese nel salone di casa mia, fornendo risultati musicali che vanno definiti, quantomeno, sorprendenti.
Il preamplificatore Merlin e il Pre-Pre Argo sono stati utilizzati per pilotare finali di potenza di classe assoluta, quali i Levinson n. 20.5 e l'Audio Research Classic 30, fornendo una performance di valore assoluto, perfettamente assimilabile, in termini di prestazioni pure, a quelle dei migliori e più costosi preamplificatori presenti e passati sul mercato, non esclusi il Mark Levinson 225/26, l'Audio Research SP 10, il Threshold Fet Ten MKII, facendosi, peraltro, da me preferire, in virtù di una qualità plastica del suono, che gli conferisce uno spessore e di conseguenza un realismo materico forse irragiungibile per gli altri, accompagnato da uno straordinario mix di dolcezza e definizione in gamma acuta. La precedente prova del Merlin mi aveva fatto intuire, e lo avevo scritto, doti straordinarie, ma si era svolta forse troppo velocemente. Proprio per capire le ragioni di tanto fascino ho chiesto un'ulteriore verifica. E la verifica ha dimostrato che dietro ad ogni fascinazione ci sono elementi solidi di realtà. Mi è veramente difficile pensare ad un altro preamplificatore che abbia un senso così straordinariamente musicale della riproduzione: dove altri preamplificatori raggiungono prestazioni record, per esempio nel dettaglio e nella ricostruzione spaziale, forse il Merlin rimane un po' indietro: il dettaglio è eccellente, intendiamoci, nuance e microparticolari assumono il giusto rilievo nel totale della riproduzione, ma non c'è iperanalisi, non c'è radiografia dell'evento. Così come eccellente è la ricostruzione scenica, con le proporzioni tra gli elementi eccellentemente rispettate, ed una scena veramente tridimensionale, in cui si muovono oggetti solidi, concreti, immediatamente individuabili, grazie ad un chiaroscuro sfumato e avvolgente su un tutto tondo deciso, ma manca quella spettacolarità dimensionale, quell'orizzonte infinito delle migliori realizzazioni americane. Però, tirate le somme non mi sembra di ricordare altri preamplificatori, se si eccettua forse il Conrad-Johnson Premier Seven dotati di un così alto senso della musica, di una tale capacità di coinvolgere, senza mediazioni elettroniche, l'ascoltatore nell'ascolto dei dischi, di porgere in maniera così calda, accurata ed insieme "umana" il messaggio musicale. Una maniera che a memoria si ritrova solo in preamplificatori leggendari di una ventina, o più, di anni fa.
L'Argo è sicuramente uno dei due o tre prepreamplificatori migliori che io abbia mai ascoltato, mettete nella lista il Vendetta e il Counterpoint SA 2, e poi potete anche chiuderla (lasciate magari uno spazio per il Klyne 5K2). Tutte le virtù di uno stadio phono a tubi: dolcezza, capacità plastica, dinamica e nessun difetto, ovverossia, scarsissimo rumore ed un più che buon isolamento dai disturbi RF e in genere dai disturbi esterni. In unione ad una EMT/Tubaphone EC2, sta fornendo un supporto di straordinaria coerenza e di notevolissimo realismo, ai miei migliori LP, spaccando letteralmente le ossa a qualsiasi CD Player, Spectral, Mod Squad e Proceed compresi, che tenti il confronto.
Ed eccoci ai finalini Kent: una piccola delizia, una vera piccola delizia. I Kent sono in grado di fornire prestazioni pure direttamente assimilabili a quelle dei milionari colossi dell'amplificazione a valvole odierni. Non mi credete? Ascoltateli solo cinque minuti e fatemi sapere. Certo, la potenza può sembrare sulla carta bassa e sicuramente non sarà sufficiente in alcune situazioni. Attenzione, sottolineo alcune: nella stragrande maggioranza dei casi, al di là dei condizionamenti psicologici e delle mode, i Kent sono in grado di fornire una potenza abbondante per sonorizzare saloni di dimensioni più che discrete (il mio lo è) con diffusori anche non facili. Il suono che esce dalla catena Klimo che pilota una coppia di Diapason Adamantes, nel mio salone, con una collocazione abbastanza atipica (un diffusore ha dietro di sé un tramezzo di gesso, l'altro nulla) sta lasciando letteralmente di stucco molti audiofili ipereritici, nonché costringendo all'high end, molti non audiofili scettici. Credo, onestamente, che sia assai difficile rimanere insensibili a questo livello di musicalità: il suono ha uno spessore raramente riscontrabile altrimenti, i timbri appaiono puri e limpidi, con un vago accenno di dolcezza eufonica non sull'estremo acuto,come sarebbe facile prevedere, bensì nella parte più alta della gamma media, dove questa leggera tendenza all'eufonia appare particolarmente piacevole e desiderabile. La coerenza tonale è straordinaria, e in questo i Kent ricordano molto da vicino il Classic 30, rispetto al quale mancano forse un pochino in definizione, compensando però con un nerbo ed una dinamica che dimostrano ancora una volta come il dato di potenza sia scarsamente significativo. 35 watt dichiarati, chissà se effettivamente poi raggiunti in condizioni di misura, ma un suono potente, solido, roccioso, emozionante, straordinariamente coinvolgente, caldo, avvolgente, scolpito e... beh, cos'altro? Certo, nella vita è lecito sempre aspettarsi di più o desiderare di più. E lecito sognare giocattoli più grossi, più costosi, tecnologicamente più avanzati. Insomma, in un gioco (per quanto confortato, almeno sulla carta, da solide basi culturali) come quello della riproduzione musicale, si può desiderare di giocare con apparecchi che vanno in doppia cifra, ma francamente il sottoscritto, possessore di circa tremila LP e di quattro o cinquecento CD, già critico musicale e attualmente critico audio, in casa sua non riesce a desiderare di più.
 
P.S.: In questi giorni mi e arrivata una nuova versione del pre Merlin, con una interessante modifica allo stadio phono, realizzata impiegando costosissime resistenze di produzione israeliana. Non ne so molto di più, tranne che, scettico come al solito, ho montato il nuovo Merlin accanto al precedente ed ho proceduto ad un breve ascolto a confronto. Ebbene bando agli scetticismi, la modifica (che poi non costa nemmeno troppo, poco più di duecentomila lire se ho capito bene) a tutti gli effetti migliora uiteriormente il suono della eccellente sezione phono. La sonorità diviene, come direbbero gli inglesi, più "smooth" più controllata, più definita, più compatta. La pasta del suono appare ancor più plastica e la grana, specie sulle voci ulteriormente diminuita e, sempre sulle voci ma anche sui violini, appare ora una piacevolissima e intensa nota di seta. A conferma che anche l'eccellente può essere migliorato.

Bebo Moroni

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