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Stereo 55-Novembre 93 L.P. Open Window Michele Dominici

BAROCCO SENZA COMPROMESSI

Continua la nostra esplorazione della serie Klimo "Open Window", che si dedica interamente ad esplorare pagine meno note della produzione barocca europea.

Dopo il primo CD consacrato alla musica tedesca per clavicembalo, il secondo volume della edizione Klimo ha come tema conduttore la "Musica italiana per violino dal 1600 al 1750". La vastità del periodo non tragga inganno, si tratta semplicemente di un antologia molto raffinata e bilanciata di brani scritti per questo strumento (con o senza accompagnamento di continuo) da compositori celebri come Gerolamo Frescobaldi, Antonio Vivaldi ed Arcangelo Corelli, e da autori invece assai più rari da incontrare - in concerto o in disco: Marco Uccellini, Giovanni Antonio Leoni, Dario Castello e Nicola Matteis. Dunque un mix particolarmente appetibile specie per chi è sempre in cerca di chicche di questa fertilissima epoca musicale: ed è perciò un doppio peccato che la Klimo non abbia voluto fornire questo CD altrimenti impeccabile di un apparato informativo che datasse le composizioni e ci dicesse qualcosa in più sui loro autori - invece che sugli importatori dei dischi Klimo in Germania, USA, Italia, Svizzera e Gran Bretagna…ma tantè, la Klimo è così. Prendere o lasciare, ed in questo caso la risposta deve assolutamente essere "prendere!", anche soprattutto per la presenza come interprete principale di Chiara Banchini. Questa violinista, forse poco conosciuta dalle nostre parti, ha invece un successo clamoroso in Francia ove opera con il suo Ensemble 415 prodigandosi nella diffusione della musica barocca; il disco, inciso nel 1987, la coglie dunque in una fase ancora emergente della sua carriera artistica, ma non per questo meno feconda di valori artistici per quanto concerne le musiche qui eseguite. E' lei infatti la vera star del disco, con il suo dominio perfetto della tecnica (Ovvio!) e soprattutto con un senso dello stile che la porta a rendere queste pagine con il giusto clima di concentrazione e di attenzione per le innate caratteristiche "cantabili" che sempre contraddistinguono la musica italiana. Al suo fianco ritroviamo Alfred Gross al clavicembalo, come al solito nitido ed essenziale ma senza suscitare entusiasmi, ed un altrettanto corretto Gerhart Darmstadt al violoncello: due buoni esecutori come si può capire ma che al confronto con la Banchini appaiono fin troppo teutonici e rigidi, privi di fantasia laddove la Banchini brilla invece per la sua intima comprensione dello stile esecutivo barocco nel quale la fantasia dell'esecutore aveva un ruolo fondamentale. E' comunque il suo uno stile asciutto e diretto, in cui una disciplina rigorosa si sposa con un grande senso della musicalità, ma per nulla incline ad esibizionismi: in questo, se mi si consente, in perfetta simbiosi con la realizzazione complessiva del CD Klimo. Questo infatti già dalla austera ed essenziale copertina ci presenta quelle che sono le sue caratteristi che essenziali: nessuna distrazione (vedi l'assenza di note), massima pulizia e precisione. E la registrazione ovviamente è specchio fedele di questa impostazione editoriale: il dolcissimo timbro del violino barocco della Banchini viene colto in tutta la sua ricchezza e dando allo strumento quel pizzico di preminenza che correttamente esso merita. Molto, molto musicale anche la restituzione del clavicembalo - questa pure una caratteristica, fortunatamente positiva, dei CD Kìimo - che non risulta mai sferragliante o peggio tagliente; trovo invece un pò defilato il violoncello, che secondo me meriterebbe una relazione sonora paritaria con il cembalo mentre qui mi pare abbia qualche difficoltà ad imporsi come dovrebbe. Anche per questa registrazione devo avanzare una piccola riserva di ordine esclusivamente personale, nel senso che l'acustica della Stephanusskirche secondo me dà all'ascolto un lieve senso di inscatolamento: sembra cioè che gli esecutori agiscano in una stanza più piccola di quel che realmente è, e dove gli armonici non possono espandersi liberamente. Ma anche qui de gustibus..., poiché so che a molti invece non piacciono ambienti troppo generosi ed espansivi, e quindi lascio la questione aperta al giudizio soggettivo. Certo è che la fedeltà grandissima della ripresa Klimo capta il tutto con la massima naturalezza e, appunto, fedeltà, senza imporre al suono abbellìmenti artificiosi quali appunto potrebbero essere quelli indotti da un'ambienza più "simpatetica": una scelta, anche questa, in linea con l'impostazione no compromise della Klimo.

Michele Dominici

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