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Suono 357 - Giugno 2003 Sistema completo Klimo Paolo Aita

LE NUOVE MITOLOGIE SONORE

Grazie al suo nuovo giradischi, Klimo può esordire nel rischioso settore degli impianti monomarca. Più che un'esercitazione, una dichiarazione d'amore nei confronti del rinato vinile che trova le sue radici nel tardo romanticismo.

Alla fine dell'Ottocento, esaurita la ventata di novità del Romanticismo storico, tocca a Wagner, dunque alla musica, rilanciare l'ipotesi del nuovo Romanticismo. La sua risposta rimanda alla tradizione più lontana, ma più profonda, della mitologia nordica: infatti, prima della nostra modernità, in Germania e negli altri paesi del nord Europa c'è un fiorire di cavalieri, maghi, giganti e amuleti, il cui successo tra l'altro ancora continua, dato l'esempio più recente delle avventure del maghetto inglese Harry Potte, e la riscoperta di questa mitologia fonderà uno dei primati della cultura tedesca, da sempre venata di pallida sensibilità e nostalgia di una leggendaria grandezza precedente. Dunque bene ha investigato Dusan Klimo che vi ha trovato una miniera di simboli da consultare e in cui incanalare la fantasia che, negli amanti dell'alta fedeltà, specie di analogico e valvole, non può non essere sviluppata. Questa la base culturale di Tafelrunde, Lancelotto, Ertanax, rispettivamente giradischi, braccio e testina: i cui nomi, come almeno per i preamplificatori, sono desunti dal ciclo cavalleresco arturiano. Questo apparecchio è, in giro dimostrativo per l'Italia, cosi, per conoscerlo da vicino e godere dei nuovi locali nei quali si sviluppa la nuova sede di Aster, in Via Verdi 2 a Cosenza, che ringrazio, mi sono armato dei, non dimenticati LP per ascoltare le ragioni di Klimo in campo analogico. Ad accompagnare il nuovo nato, i prestigiosi prodotti dell'azienda tedesca: pre fono Lar, atto ad equalizzare ed elevare il segnale della MC ad alta uscita utilizzata; pre Merlin ora fuori produzione ma di complessità superiore al Merlin; finali mono Kent Gold cioè il più ambizioso progetto Klimo relativo alle EL 34; diffusori Glomen, torri prevedibilmente di efficienza non bassa per mettere a loro agio le elettroniche. Il cablaggio, ovviamente, non poteva che essere della casa. Non ho avuto il coraggio di chiedere lo smontaggio del giradischi, ma dalle informazioni e da quello che si comprende visivamente si tratta in pratica di un unipivot per braccio e piatto. Questa soluzione per il braccio non è una novità, anzi per i movimenti verticali si usa il consueto perno; per il piatto, mancando completamente la scatola che costituisce il giradischi, si può dire che lo sia. Completamente nuova, anzi rivoluzionaria (non conosco altri esempi di questa tecnologia), è 1'organizzazione delle parti in movimento. Queste invece di lavorare in bagno d'olio, con cuscinetti generanti attrito, si basano su sospensori in materiale plastico e basi magnetiche, per cui non c'è contatto tra il perno che sostiene il piatto che gira e la sua sede nel fondo, mentre ai lati è ridotto al minimo. Anche il braccio si basa sulla stessa tecnologia, per cui ha una morbidezza di funzionamento che in primis genera un po' d'incertezza, infatti sembra galleggiare, al contrario appena si prende un po' di confidenza con le varie operazioni da compiere tutto scivola perfettamente. Qui, devo dire, intervengono vari fattori: il fatto che la base sia più piccola del piatto genera la sensazione di una certa instabilità; ma questa è solo visiva, poiché il tatto ci avverte che il tutto è perfettamente stabile, anche per merito dei pesi in gioco, dell'ordine di 30 kg. molto più imponenti di tanti giradischi con un telaio più o meno voluminoso. La sensazione definitiva è che questo giradischi sia stato concepito da un personaggio che sa come agire, al di là di estetismi vari, per rendere perfette le prestazioni di una tale macchina. Come si vede il braccio è di lunghezza davvero inusuale. Per questo motivo le sue pareti devono essere sottilissime onde non generare una grande massa. Il portatestina ha l'overhang regolabile, con un disegno che va nella direzione della bassa massa, ma relativamente, poiché una certa consistenza è inevitabile con questa lunghezza. Per finire, la testina è custom ed è una MC ad alta uscita. Manca parzialmente del corpo, sempre sposando la causa della bassa massa e dell'annullamento delle risonanze. Si tratta probabilmente di un modello ad alta cedevolezza, in ciò parzialmente disconoscendo le prerogative di tante MC. Non esiste antiskating, meno utile del solito vista la particolare lunghezza del braccio e il taglio della puntina che consente un contatto ideale col solco (entrambi questi fattori fanno in modo che il complesso sia meno soggetto a errori di lettura). Non manca un clamp di peso rilevante e studiato per adattarsi ai diversi spessori del disco. Il controllo dell'alimentazione è affidato a componenti che si dovrebbero tenere alla massima distanza dal giradischi e trovano collocazione in un contenitore che riprende le elegantissime soluzioni estetiche della casa. Prima dell'ascolto qualche precisazione: nella descrizione del suono c'è una voluta confusione tra le caratteristiche del suono dell'impianto e quello del giradischi: è voluta poiché quest'ultimo non è stato ascoltato con altri partner In secondo luogo c'è un altrettanto voluta generalità dovuta alla non conoscenza delle caratteristiche sonore dell'ambiente. Non ultimo punto riguarda il fondamentale capitolo dell'installazione. Il giradischi è stato montato dal personale dell'importatore Suono e Comunicazione, che infinitamente ringrazio per la concessione della prova. Ad occhio tutto era perfetto, ma il non poter variare il peso di lettura impostato, l'altezza del braccio, la determinazione del punto zero di tangenza, ha un po' indisposto il mio cuore analogista versato nel "prova-e-riprova" fondamentale in alta fedeltà. Tutto questo ha generato una certa titubanza nella mia scrittura, sicché le lodi sono smorzate rispetto ai meriti del sistema, poiché per molti versi siamo di fronte a qualcosa di sostanzialmente nuovo e capace di costituire un riferimento per gli anni a venire. Per intendere la portata di questo impianto occorre fare un po' di storia dell'alta fedeltà, almeno di quella più recente. Passato il periodo dell'imperio digitale, rinnovato dai nuovi formati, con impianti che sfruttavano questa tecnologia al meglio, privilegiando la risposta in frequenza e la dinamica, c'è stata la moda opposta, quella dei nostalgici, spesso armati di monumentali giradischi, che amano un suono "paffuto", molto rotondo e gradevole, ma piuttosto effusivo. Naturalmente queste caratterizzazioni sono virate fortemente al negativo per esemplificare le scuole di pensiero che, molto grossolanamente, segmentano il popolo degli audiofili. Questo impianto è francamente un altra cosa. Si dice che le valvole non abbiano grande dinamica, ebbene questi apparecchi cosi uniti dimostrano esattamente il contrario. Non sto parlando della dinamica da campo sportivo adatta alla riproduzione degli arbitrii elettronici, ma di quella più riposta e vincolata alla manifestazione di quei micro artifici di cui é fatta l'espressività. Questa è presente e attiva, assieme alla trasparenza e alla consistenza finissima della grana musicale tipiche delle valvole. Caratteristica che meno normalmente si trova nelle valvole è i contrasto. Quello strepitoso qui riscontrato, a mio avviso dipende dal giradischi. Non so se avete presente il suono del Rega prima maniera: scarnificato fino all'essenziale, addirittura radiografante, tanto da far gridare al miracolo all'uscita dei nuovi modello top, che conferiscono un corpo armonico al suono impensabile con una base cosi sottile. Qui l'impostazione è simile, ma con una qualità e un senso di comprensione degli avvenimenti musicali che il Rega di una dozzina d'anni fa non poteva neanche sognare. Non c'è mai alcun allargamento termoionico: la scena preferisce essere ordinata piuttosto che grande, tersa piuttosto che troppo affollata, riservando la comprensione della spazialità, tipica delle valvole, ai dettagli, mai alla scena. Le effusioni delle valvole sono tenute perfettamente a bada dal giradischi, che sembra, con la chiarezza delle sue idee, imporre 1a sua personalità a tutto il sistema. Il suono complessivo è di una coerenza disarmante. Questa espressione, in questo caso, significa che la coerenza timbrica e spaziale tra i forte e i piano, tra gli strumenti in primo piano e quelli posti sullo sfondo (illuminati straordinariamente a giorno) è veramente incredibile. La scena diventa enorme solo nei pieni orchestrali, portando finalmente la piacevole impressione che i diffusori siano a loro agio anche nel riprodurre una grande mole di suono. Gli impianti monomarca hanno la responsabilità di esprimere alla perfezione l'estetica del costruttore. Di questo non si può non notare l'estrema, disarmante, varietà timbrica connessa a un sottostante ordine davvero cartesiano, limpidissimo. Ho ascoltato musica di tutti i generi e, tranne per qualche incongruenza zona acuti dovuta con qualche certezza ai diffusori e un veniale alleggerimento, probabilmente imputabile all'ambiente, del centro scena (i diffusori erano posti sul lato più lungo della stanza, soluzione che privilegia la dinamica piuttosto che la precisione scenica), devo dire che non ho potuto muovere nessun appunto. Le impressioni più favorevoli le ho raccolte con l'ascolto dell'Ouverture Accademica di Brahms diretta da Bernstein (Deutsche Gr.). In questo disco è ammirevole 1'arco che tutta la famiglia degli acuti (triangoli e piatti) usati distesamente per sottolineare la dimensione festiva, compongono alle spalle dell'orchestra. La loro varietà, la loro diversa luminosità perfettamente sgrassata era meravigliosa. La stessa impressione è stata confermata dal dispiegamento delle percussioni metalliche di Dejohnette in Tribute (ECM), comprese in tutto il loro spessore timbrico e armonico. Anche dall'altra parte dello spettro il basso acustico in Mother and child da Secrets of the beehive di David Sylvian (Virgin) è uno dei più belli ascoltati in vita mia: teso, lucidissimo. La sua precisione però non impedisce l'espansione delle risonanze provenienti dalla cassa. In genere queste sono arrotondate e gonfiate dagli amplificatori a valvole e dai diffusori da pavimento. Nulla di tutto questo è emerso all'ascolto, neanche però l'effetto opposto, di asciugamento, come se le corde fossero improvvisamente diventate di corda o fossero tirate invece che pizzicate: perfetto, semplicemente. Sono reduce dall'ascolto di The Dark Side of the Moon (Emi) dei Pink Floyd in formato SACD con un impianto che intero costava come il solo giradischi. ma devo dire che la varietà della chitarra di Gilmore non 1'avevo mai notata cosi veracemente come col giradischi Klimo e LP OMR. Vero è che l'incedere del basso in digitale era più ritmato e coinvolgente, altrettanto devo dire che in digitale c'era un'esuberanza, una trasudazione, che finivano per rendere ridondante il messaggio, più largo ma meno comprensibile. Non considerando la differente levatura degli impianti e le circostanze della prova, con questa incisione devo assegnare la palma della più alta qualità all'analogico, pur concedendo il rinvio del confronto a tempi migliori, quando si potranno avere incisioni SACD che si basano su materiale concepito dall'origine per questo formato. Per avere quella che si è rivelata un'ulteriore dimostrazione delle capacità dell'analogico, ho usato un mini LP a 45 giri (Victorialand dei Cocteau Twins per la 4AD) riscontrando un allargamento del fronte sonoro e una precisione nell'emissione che il digitale raggiunge solo perdendo un po' della trama armonica e della complessità timbrica, con il padrone di casa, Roberto Giocondo, che letteralmente non credeva alle sue orecchie. All'ascolto di questo sistema si pensa che le diatribe dell'inizio dell'era digitale, sulla superiorità di uno o dell'altro sistema, siano sorprendentemente ma giustamente tornate di moda. Non conosco i vostri gusti, ma sono almeno tenuto a dire che si sentiva la mancanza di questo giradischi, ricco nella precisione, sontuoso nel dettaglio. Chi non trovasse nell'analogico la chiarezza del digitale, la sua precisione, la certezza e la stabilità nel trattamento dei dati, l'apparenza da equilibrista dell'oggetto non tragga in inganno: si è spalancata felicemente una nuova pagina, poichè questo giradischi tranquillizzerà anche i più incerti con un suono da vero outsider. Scoprire qualcosa di nuovo in un campo considerato chiuso da quindici anni è un'impresa non proprio agevole, ma la sostanziale unicità delle caratteristiche di questo giradischi ben predisporranno anche gli appassionati meno favorevolmente disposti nei confronti dell'analogico, e ne resteranno, come me, ammaliati. Il capitolo finale non può non riguardare il prezzo, ed è particolarmente spiacevole per il redattore che deve giudicare la convenienza di un oggetto, come in questo caso, unico. Me la cavo salomonicamente dicendo che nel catalogo Klimo c'è almeno il finale Tine che spunta un rapporto Q/P eccezionale, riferito sia all'alta fedeltà che all'high end. Anche questo giradischi potrebbe far parte di questa famiglia, considerando i livelli stratosferici di alcuni colleghi, se il prezzo della testina non fosse vertiginoso. In ogni caso non spezzerei ciò che Klimo ha unito.

Paolo Aita

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