Rivista | Data / Nr. | Argomento della recensione | Autore |
Fedeltà del Suono | 98-Settembre 2002 | Lar | Andio Morotti |
PRE PHONO MM/MC KLIMO LAR
Abbiamo ricevuto l'ultima versione di questo apparecchio. Non ci sono differenze
eclatanti con la serie precedente. Ripetiamo, quindi, con piccolissimi aggiornamenti,
il testo di un articolo-prova che era già uscito nel 1999, essendo i
risultati tutt'ora validi. Speriamo che appassionati in possesso dello Stereo
Speciale Valvole '99 ci perdoneranno e che i nuovi lettori acquisiti lo trovino
interessante.
Il LAR è un preamplificatore phono che completa il pre di linea Merlino,
ossia il Klimo per i...meno abbienti, proprio come il VIV si aggiunge al costoso
(e sonicamente notevolissimo) Merlin. Ma il LAR - astutamente - può benissimo
essere accompagnato anche al Merlin in sostituzione dei VIV. Ve lo garantisco.
Saremo nella linea "economica" della casa tedesca ma l'impegno non
è trascurabile, quindi non c'è pericolo di sottostimare l'oggetto:
il prezzo è davvero il più evidente, o meglio, l'unico difetto
del LAR. Chi ha letto l'articolo precedente, cui si fa riferimento nel sommarietto,
constaterà che il listino (ora in euro) è perfino salito un po'.
Ma in un mercato di nicchia un prodotto di costruzione artigianale, nel senso
più nobile del termine, ha dei costi di fabbricazione e di distribuzione
che non lasciano molte speranze a chi deve mettere mano al portafogli. Si fa
presto a contare qualche migliaia di euro per un prodotto di alta classe. E
questo è un discorso che vale, sia chiaro, non solo per il nostro Klimo,
ma per la totalità dei prodotti che si collocano in questo ristretto
ed elitario mercato. Il LAR denuncia a prima vista la sua complementarità
col Merlino: stesse dimensioni (44 x 11,5 x 27 cm) e stesso design (nero con
manopola di commutazione MM/MC cromata e la K della Klimo illuminata per trasparenza).
Sul pannello posteriore troviamo, come in ogni pre phono che si rispetti, tre
coppie di pin (di discreta qualità, come nel Merlino): una per l'ingresso
MM, una per quello MC e una per l'uscita. Più, ovviamente, la vaschetta
per la presa di corrente. I1 cavo di alimentazione è fornito a corredo
e non è un cavo qualsiasi. Si tratta - neanche a farlo apposta - di un
cavo Klimo, dal suono pulito e luminoso, che aiuta, per quel che gli compete,
a sottolineare la dinamica e la trasparenza del LAR. Comunque, se non vi dovesse
piacere il suo suono, può sempre essere sostituito con un altro cavo.
Dentro, il livello costruttivo è davvero esemplare. In un vano ermeticamente
chiuso e schermato, per limitare la creazione di indesiderabili campi elettromagnetici,
sono racchiusi due trasformatori toroidali, posti verticalmente a ridosso della
parete di sinistra. Due schede completamente separate, una per ogni canale,
e sospese elasticamente tramite gommini per combattere la microfonicità
delle valvole, occupano totalmente il rimanente spazio interno. Su di esse sono
montate una componentistica di alto livello qualitativo e le sei valvole (tutti
doppi triodi) che costituiscono il cuore del apparecchio. Due E88CC sono dedicate
allo stadio MC, che vanta un guadagno di 26 dB con un'impedenza di ingresso
variabile fra i 10 ohm e i 47 kohm. Lo stadio MM-RIAA utilizza due E88CC e due
ECC81. Ha un guadagno di 35 dB, con la classica impedenza di ingresso di 47
kohm. La sensibilità è buona (1 mV), tanto che alcune testine
MC ad uscita medio-alta potrebbero essere collegate direttamente a questo stadio.
La RIAA, come ormai di prammatica nei pre phono di qualità, è
interamente passiva. L'impedenza d'uscita è di soli 150 ohm, in modo
da poter collegare senza problemi il LAR a qualunque ingresso ad alto livello
di un preamplificatore di linea. Eh sì, perchè è vero che
questo pre phono è il partner ideale dei Merlino, ma è anche vero
che può tranquillamente essere utilizzato con qualunque preamplificatore
di linea di classe adeguata, tale, cioè, da non mortificare le sue eccellenti
prestazioni soniche. Gli audiofili che si dilettano ancora con l'anaiogico sanno
bene che mettere un sistema in grado di dare il meglio di se è una sorta
di rito iniziatico, che richiede esperienza e pazienza. A mio parere, è
uno dei gusti maggiori della vera alta fedeltà: la ricerca dei cavo d'interconnessione
giusto, del giusto supporto, del giusto abbinamento tra i componenti... tutte
cose che hanno perso parte della loro importanza con l' avvento dei digitale.
Non perchè con le sorgenti digitali i cavi e i supporti non contino più,
ma perchè le differenze tra una scelta e l'altra sono, di norma, decisamente
più eclatanti con l'analogico. Devo però riconoscere che la medaglia
ha il suo rovescio: non sempre, infatti, il risultato sonico è proporzionato
alla fatica e all'impegno. Il LAR, nei limiti dei ragionevole, ha minimizzato
queste difficoltà, senza togliere il gusto della ottimizzazione e della
personalizzazione. Ciò significa che non è molto difficile mettere
questo apparecchio in condizione di dare il massimo. Il cavo di alimentazione
- come vi ho detto - è già fornito e il suo suono si sposa assai
felicemente con la personalità del nostro pre; il quale, inoltre, non
ha bisogno di supporti particolari, grazie ai suoi piedoni ammortizzanti e alla
sospensione elastica delle schede. Se proprio si vuole migliorare qualcosa,
nei caso che venga posto su di un mobiletto con altri apparecchi nei ripiani
sottostanti, si può utilizzare una tavoletta-schermo (collegata a una
buona terra) che contribuisca ad isolare il LAR dai campi elettromagnetici generati
dagli altri componenti, a tutto vantaggio della pulizia del suono e della microdinamica.
Per quanto riguarda i cavi d'interconnessione. la sensibilità dei LAR
nei loro confronti è evidente; ma, ciononostante, il nostro non è
un'esclusivista: purchè i cavi siano di buona qualità, adeguatamente
trasparenti e dinamici, lui è a posto. Sta al nostro gusto scegliere
le finiture soniche che meglio si adattano all'impianto. Guardate che questa
dei cavi è una cosa importante! Utilizzare un preamplificatore fono separato,
di regola, presenta almeno due vantaggi: intanto lo stadio phono è isolato
dallo stadio di linea e dai campi elettromagnetici che inevitabilmente si generano
nel suo interno, e questo vuol dire un minore rumore di fondo e una maggiore
pulizia generale; poi il pre fono separato ha una sua alimentazione e l'esperienza
d'ascolto insegna quanto possa essere importante l'alimentazione nella resa
della dinamica e della generale autorevolezza del suono. Tutti questi vantaggi,
però, possono essere vanificati dall'uso di un cavo di inadeguata qualità,
sporco e poco trasparente. Nella mia prova ho avuto l'occasione di utilizzare
il LAR con un buon numero di fonorivelatori di prezzo e di classe molto diversi.
Come MM ho usato la Sumiko Pearl (116,20 euro), la Rega Elys (227,24 euro),
la Roksan Corus Black (307,71 euro) e la Rega Exact (511,29 euro); tra le MC,
la Benz Glider (1.007,09 euro) e la Van den Hul MC One Super (1.285,88 euro).
Come riferimento per il LAR ho utilizzato la sezione fono del mio pre Convergent
con la testina Van den Hul Grasshopper. Vi dico tutte queste cose più
che altro per dovere di cronaca e per non essere accusato di faciloneria e di
mancanza di metodo. Il fatto è che la personalità del LAR viene
fuori subito chiara e, come direbbe il grande Renè, distinta. Ha un suono
scrupoloso e attento. Scrupoloso significa che il nostro cura la resa della
timbrica quasi maniacalmente, preoccupato di rendere tutti i colori degli strumenti
e delle voci. Attento perchè non trascura nessun particolare, nessuna
microinformazione, sia essa d'ambienza o di variazione dinamica. Però
non è pedante, perchè non si perde mai nella valorizzazione del
particolare, non pensa mai che il tutto di una riproduzione musicale sia solo
l'insieme ordinato dei particolari. E così è capace di cogliere
e di restituire lo spirito di un brano, sottolineandone la carica emotiva e
non nascondendo le tecniche attraverso le quali l'emozione passa dagli esecutori
agli ascoltatori. Timbricamente è neutro, con quell'inconfondibile fascino
degli apparecchi a valvole ben progettati, che riescono a rendere l'aria e l'aura
degli strumenti, senza le colorazioni tipiche dei tubi di vecchia scuola. Anzi,
il LAR ha un suono ben esteso sugli alti, ricco di armoniche e di respiro, un
suono che rifinisce e non finisce - non so se mi spiego -, che lavora di cesello
e di miniatura senza risultare lezioso, sostenuto com'è da una gamma
media fluida e corposa, splendidamente microcontrastata senza diventare ruvida,
e da una gamma bassa potente, articolatissima e giustamente autoritaria. Certo
che la Pearl, poverina, fa sentire tutti i limiti propri della sua classe di
prezzo: nasalità e problemi di dinamica. Sorte analoga, soprattutto per
quanto riguarda la timbrica, tocca a tutte le altre testine MM, in dose minore,
ovviamente, con l'unica eccezione della Exact, che sembra andare a nozze con
il LAR. Il fatto è che questo pre ha senso solo se è interfacciato
con testine di un certo livello. D'altra parte, chi spenderebbe 5 milioni per
ascoltare un fonorivelatore da poche centinaia di migliaia di lire? Il buon
senso stesso lo vieta. Con le testine di classe adeguata, il LAR si comporta
da vero gentiluomo, non pretendendo mai di imporre il suo suono, ma, al contrario,
lasciando sempre libera la partner di esprimere la propria personalità.
Lui si limita ad assecondare. Così la Glider può manifestare tutta
la sua grazia, la sua raffinatezza e la sua musicalità, mentre la MC
One Super può dare libero sfogo alla sua dinamica e alla sua accuratezza.
Taccio della Grasshopper perchè secondo me questa testina ha tutto. Dico
solo che con il LAR si sente che ha tutto. Come talvolta mi accade di fare quando
un prodotto corre il rischio di entusiasmarmi troppo, ho portato il nostro Klimo
a casa di un amico, in modo da avere la possibilità di confrontare le
impressioni di ascolto con qualcuno con interessi e gusti diversi dai miei.
In questo caso l'amico è Alberto, uno che è ancora più
melomane, e musicalmente più competente, di me. Ha un buon impianto,
di cui peraltro si interessa assai poco, in quanto lo considera, giustamente,
un semplice mezzo per ascoltare la musica. Non è quindi un audiofilo
nel tradizionale senso della parola, perchè è solitamente refrattario
ad ogni entusiasmo per l'aspetto tecnico dell'hi-fi A lui interessa che la musica
che ascolta gli dia emozione e così spesso ha lasciato a me l'onere di
suggerirgli gli acquisti dei componenti del suo impianto. È a casa sua
che ho provato l'MC One Super. Al termine della prova mi ha chiesto se potevo
lasciare inserito il LAR nel suo impianto per il week-end, al posto del pre
phono (peraltro di buona qualità) che usa abitualmente. Il lunedì,
quando sono andato a riprendermi il LAR, Alberto mi ha fatto la sorpresa di
consegnarmi una sua nota d'ascolto. Ve la riporto integralmente, come sintesi
e chiusura di questo articolo. Per la prova ho scelto, dal cofanetto delle sinfonie
di Dvorak, la n. 8. Ricca di colori quanto, se non più, della famosa
n. 9, è diretta da un maestro di origine ungherese, oggi sempre più
dimenticato: Istwan Kertesz, annegato il 16 aprile del 1977 a 44 anni mentre
faceva il bagno in una stazione balneare israeliana. Oggi, a circa 70 anni di
età, certamente sarebbe annoverato fra i più grandi direttori
del mondo. Ho scelto lui in quanto la sua caratteristica era l'eleganza, che
è una dote assai rara. Faceva suonare i violoncelli e i contrabbassi
con arcate lunghe e levigate, con maestosità. Ed era attento nel creare
gli opportuni contrasti di colori (indispensabili in Dvorak) in modo che il
Suono fosse vivo, ma mai eccessivamente enfatizzato. Se si ascolta questo disco
e si sente il suono ruvido e sgarbato la colpa è certamente dell'impianto.
L'orchestra è la London Simphony (occhio a non scambiarla con quella
di Dresda o di Vienna, tanto appare trasfigurata). L'incisione è un Decca
del 1972 FF.SS. (Full Frequency Stereophonic Sound).Ora, che Kertesz fosse un
musicista elegante lo sapevo per aver letto alcuni articoli sulla sua arte direttoriale
e lo intuivo quando lo ascoltavo con il mio solito impianto. Adesso posso affermare
di averlo verificato personalmente! Quei violoncelli! Eleganti e ricchi di pathos.
1 violini morbidi come seta. E i contrabbassi? Se volete sentire come suonano
con l'orchestra diretta da questo grandissimo maestro, non vi rimane altra scelta
che fare la stessa prova d'ascolto che ho fatto io. Badate: non sono solo autentici
e ben posizionati, ma sono lisci e levigati. Penso sarete d'accordo con me nell'affermare
che una caratteristica negativa della riproduzione dei contrabbassi sia la ruvidità.
Ebbene, qui l'inconveniente è risolto; e il bello è che non ci
si ricorda più che questo problema esistesse, tanto il Suono è
armonioso e naturale. In un passaggio del secondo movimento troviamo che dialogano
assieme violini, flauti, oboe e violoncelli. Ora, non dico che sia difficile
riconoscerli, perché anche con un impianto da quattro soldi ci si riesce,
ma cogliere la levigatezza del Suono che li amalgama è un'esperienza
che raccomando a tutti per distaccarsi per un momento dalle brutture di questo
mondo. Dunque, tutto straordinario? Già, ma cosa è straordinario?
Dvorak? Eh, non si può certo obiettare! Kertesz? Assolutamente sì!
La London Simphony? Mai sentita suonare così. La Decca? Eccellente registrazione.
Ma come mai non me ne sono mai accorto fino a questo momento? In fondo questo
disco l'ho ascoltato molte altre volte... Per concludere, definirei il pre phono
LAR come il tocco che dà eleganza al Suono di un impianto che è
già ad alti livelli. Ma è un tocco di eleganza di cui le persone
possono godere quanto più sono musicalmente educate. La serie ultima
del LAR vede qualche piccola modifica alla meccanica (spessore del telaio e
dei pannelli) ed all'elettronica (nuova componentistica e più accurata
selezione delle parti).
Andio Morotti
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