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Le guide di FDS 1 - I valvolari Klimo Beltaine Andrea Della Sala

KLIMO BELTAINE
L’imperatore d’occidente

Come è fatta e come suona la nuova versione di un mito. In realtà non è che il prodotto di cui ci occupiamo sia poi così tanto occidentale. Il suo creatore è di origine cecoslovacca (quindi al di là della cortina di ferro…), anche se l’oggetto viene assemblato in Germania.

Lo si può considerare appartenente completamente al blocco Nato per differenziarlo nettamente da altri prodotti hi-end, che ambiscono ad essere considerati i migliori al mondo, di provenienza giapponese. Il Klimo Beltaine è stato, negli anni, considerato uno dei migliori; per alcuni il migliore tout court degli amplificatori finali di segnale. Riuscendo a strappare questa considerazione costando una frazione del prezzo dei prodotti nipponici di grido, si è anche guadagnato la stima profonda di quelli che, pur sborsando la bella cifra di quasi diecimila euro per una coppia di amplificatori monofonici, godevano di un suono che nulla aveva, e nulla ha, da invidiare a prodotti realizzati… intrecciando fili di argento nelle notti di plenilunio. Recentemente è stato oggetto di una rivisitazione che, se possibile, ne ha ulteriormente affinato le caratteristiche. Il Beltaine è un amplificatore finale monofonico single ended dotato di (mostruosa) alimentazione esterna a valvole, pensato intorno alla mitica 3()()B, qui utilizzata però in maniera leggermente diversa dal resto degli altri ampli dotati della stessa tecnologia. La sezione di alimentazione impiega una EF 184 configurata a catodo comune, avente funzione di adattatore ed amplificatore; il guadagno tensione è elevatissimo e non si registrano elementi capacitivi per lo shunt del segnale alternato sulla resistenza d polarizzazione del catodo. Il segnale in continua della prima valvola, una volta amplificato, è mandato al tubo Cetron 300B di potenza (proverò presto delle Westen F.lectric, anche se l'importatore afferma che le differenze non giustificano il maggior costo di questi dispositivi d potenza rari e ricercatissimi) attraverso un condensatore. Il trasformatore di uscita presenta un doppio avvolgimento in controfase; il primario di questo è appunto pilotato dal triodo. I due avvolgimenti sono dunque rispettivamente interessati dai segnale audio e dalla notevole corrente di polarizzazione a vuoto della 300B, il secondo è connesso con una generatore di corrente costante di tipo “a soglia”, realizzato con una EL34. I filamenti della EL34 e della valvola di ingresso vengono alimentati in continua mediante dei regolatori integrati collegati ad una presa dedicata del trasformatore di rete. Il tubo di potenza è polarizzato tramite una sezione di alimentazione per il filamento con secondario dedicato, ponte di Graetz a diodi e filtro IC. Per i finali della versione precedente è possibile scegliere fra la possibilità di alimentare il pargolo con alimentazione a stato solido o a valvole semplicemente premendo un pulsante: per l'anodica un filtro a pi-greca con maxi induttore e otto condensatori in serie/parallelo filtra le armoniche del segnale proveniente o da una valvola tipo GZ34 o da una coppia di diodi veloci a stato solido. Tale opzione non è più disponibile da ora in poi in virtù del fatto che gli audiofili di tutto il mondo hanno plebiscitariamente scelto l'alimentazione a valvole in quanto non usavano mai e poi mai quella a stato solido. Quindi "via lo stato solido” e sostituzione della GZ34 con una SU4G. Una complicazione eliminata dunque in favore di una maggiore affidabili tà e costanza di rendimento. Permane la possibilità di introdurre tramite un altro switch una certa quantità, pochi dB, di controreazione. Anche in questo caso posso dire di non essermi mai trovato a preferire che ci fosse alcuna controreazione, per quanto bassa. Tuttavia, in alcuni casi. con diffusori non particolarmente frenati in gamma bassa o dall'impedenza tormentata, può essere utile avvalersi di tale opzione. Ma se uno usa diffusori poco compatibili, per quanto siano veramente pochissimi quelli che negli anni non hanno legato col piccolo Beltaine, c'è un errore nella catena...In quel “leggermente diverso" descritto sopra a proposito di come vengono usati i tubi a vuoto in questo amplificatore, risiede probabilmente la capacità di sfoderare le prestazioni di cui tale fuori classe è capace. Si, inutile negarlo, siamo al cospetto di un prodotto fuori da ogni catalogo, fuori da ogni classificazione, fuori dalla lotta. Per il sottoscritto, ormai lo sanno anche i muri, il Beltaine costituisce da circa otto anni, nelle sua varie metamorfosi, il riferimento personale assoluto. Non ho mai neanche lontanamente pensato di disfarmene e, anzi, ho sempre sottoposto i pargoli a tutte le revisioni e aggiomamenti che l'importatore rendeva disponibili sul nostro mercato. In realtà si è trattato di piccoli affinamenti successivi, senza mai stravolgere o cambiare troppo, nel perfetto stile cui ci hanno abituato i teutonici anche nel settore automobilistico, basti pensare alla Porsche Carrera. In questa ultima release, oltre all’ abbandono dell'alimentazione a stato solido, si è anche, come detto, sostituita la valvola dell'alimentazione; ciò ha comportato una ulteriore sferzata di capacità dinamica oltre che, anche se qui viene detto in maniera impropria, un certo aumento di potenza. In realtà la potenza massima continua ad attestarsi sui sette watt, dunque non c'è un vero e proprio aumento di fatto. La nuova valvola però cambia il range di andamento della distorsione e quindi, visto che la potenza è sempre intesa rapportata ad una data entità di distorsione, si ha che, prima di raggiungere quella data entità, si può godere di maggiori livelli di pressione sonora, dando l'impressione che, rispetto a prima, ci sia appunto più potenza. In effetti è come se ci fosse più "potenza utile", e si sente. Il Klimo Beltaine è un prodotto che sottende una chiara filosofia di fondo tecnica e culturaie. L'aspetto tecnico è dunque informato agli insegnamenti della scuola che potremmo appunto chiamare delle super alimentazioni esterne. Quello culturale deriva da un atteggiamento di profondo rispetto e amore della musica che prevede il solo scopo, per un amplificatore, di rivelare il più possibile del messaggio sonoro, senza correzioni, senza aggiustamenti ruffiani, senza privilegiare un aspetto a discapito di qualche altro .Il migliore schema circuitale (più semplice è meglio è), i migliori componenti (comunque scelti fra quelli che non necessitano di un particolare allineamento dei pianeti per suonare), alimentati nel migliore dei modi sono lo strumento e non il fine, una volta tanto, per arrivare a carpire ogni più sottile sfumatura, ogni più piccola nuance della performance artistica. Il Klimo Beltaine appartiene alla famiglia dei monotriodi.

Oggetti che nell'immaginario collettivo prestano il fianco alle seguenti critiche e si fregiano dei seguenti meriti: scarsa potenza, pressochè inesistente controllo sui bassi, incapacità a pilotare carichi difficili; grande suono trasparente e raffinato, scarsa complessità circuitale e conseguente grande affidabilità. Come in tutte le cose però, esistono dei livelli di eccellenza che sembrano poter superare i limiti intrinseci di determinate tecnologie. Chi conosce di meccanica afferma che un motore endotermico aspirato che superi i cento cavalli litro si pone ai vertici delle attuali capacità realizzative. Ebbene, un motore di formula uno ne fornisce più di trecento per litro... il Klimo Beltaine è la formula uno dei monotriodi, perchè riesce a superare molti dei limiti che si ritengono propri della tecnologia valvolare e della tipologia circuitale adottata. Si permette di pilotare praticamente qualsiasi cosa avente impedenza minima almeno pari a tre ohm (verificato sul campo di tante prove eseguite per la rivista Fedeltà del Suono), di suonare forte e , dinamico,. ariosissimo, concreto come e meglio di mostruosi finali a stato solido dell'ultima generazione, e con un basso che conquista al primo ascolto. l suoi sette watt equivalgono ad almeno trenta di qualsiasi altro amplificatore, il suo suono invece, almeno per il vostro umile recensore, è ineguagliato.

Analisi del suono . Per quanto negli anni si siano alternati i più diversi sistemi di altoparlanti nella mia catena d'ascolto, nessuno di loro è mai stato un compagno sgradito per il Beltaine. Dalle Monitor Audio Studio 20 normali ed S.E. alle Pro Ac Response 3.5 che hanno rappresentato il vertice della sinergia e dei suono nel suo complesso, alle attuali compagne di scuderia Klimo Glomen (vertice di neutralità incomparata) passando per le Sonus Faber Guameri Homage, le Diapason Adamantes, tutti i diffusori provati per la rivista: MBL 101, Pro Ac Studio 125, Pro Ac Response D80 e, attualmente D38 (accoppiata degna di rinverdire i fasti delle vecchie 3.5), perfino delle Quad ESL 63 e delle "terribili" e formidabili Gas Tower, le uniche due in questi anni capaci di tirare il fiato ai due finalini...La caratteristica principale del loro suono è una disarmante trasparenza disgiunta da qualsiasi tendenza alla radiografia o, peggio, alla fatica d'ascolto che pure con altri apparecchi dotati di 300B fa capolino spesso e volentieri. Per trasparenza in questo caso ha da intendersi, oltre ad un suono privo di lordure, veli o degradazioni, la totale separazione dei suoni fra di loro, la capacità di costruire bolle di suono perfettamente separate le une dalle altre, le code dagli attacchi, i rilasci, tutto. Certamente di prodotti che suonano in giro ce n'è più d'uno; io stesso ne ho provati a decine per la rivista: amplificatori integrati capaci di convincere a fondo, pre e finali, quale che sia la tipologia circuitale e la tecnologia adottata, con una voce, una dinamica che affascinano e stupiscono per dinamica, fluidità, timbrica. Quello che però riesce a tirare fuori il Beltaine da qualsivoglia contenuto musicale è qualcosa in più che le parole non possono rendere compiutamente. È il peso specifico degli esecutori reso per intero, è la perfetta rappresentazione dell'interpretazione dell'artista, le sue sfumature, le sue più profonde ed intense emozioni. A volte, non scherzo, si riescono a percepire presenze nella sala d'ascolto che forse hanno più attinenza con l'occulto che con una mera registrazione, per quanto ben fatta. Dico questo, esagerando, per tentare di riuscire a trasmettere quella incredibile sensazione di matericità, concretezza. compattezza dei suoni che non paiono riprodotti ma riprodotti sul posto. Ecco, la filosofia del Beltaine non è semplicemente quella di riprodurre un segnale in ingresso amplificandolo al punto da riuscire a pilotare un certo sistema di altoparlanti. Per questo ci sono migliaia di apparecchi in giro per il mondo. La sua missione è quella di amplificare il segnale lasciando integra anche la magia. l'aura, l'immanenza dell'evento. Si percepisce senza sforzo che il Beltaine è assoldato al totale servizio della musica. La sua voce non è ne calda ne fredda, è esattamente come vorresti sentirla, come la volevi sentire da sempre. Un estremo acuto luminosissimo, perfettamente scontornato nelle sue varie declinazioni, fatto di aria che a volte si addensa e diventa la rifinitura perfetta di una percussione, altre volte si dilata e diventa il soffio di un canto. Esso pervade ogni armonica, ogni frequenza. Il fine cesello che possiamo apprezzare non è una aggiunta tesa ad ampliare il nostro piacere d'ascolto È lo stesso cesello che hanno gli strumenti dal vivo, le nostre voci perfino quando parliamo. Avete mai fatto caso a quanto siano dolci le sibilanti di una voce di un individuo che parla o canta davanti a noi? Bene, i Beltaine vi fanno ascoltare quelle sibilanti,. senza asprezze, come se sfregassero tra loro due raffinatissimi velli di seta... Il medio è pieno, carnoso, denso e ricco dei colori che ogni strumento suggerisce con il suo suono. Ogni nota è resa perfettamente intonata, calibrata, disgiunta dalla contigua. Ogni più lieve sfumatura nella timbrica, nel tono, nell'accordo è evidente e veicola cosi tante informazioni da rendere il messaggio pieno ed esaustivo esattamente come lo è l'ascolto di uno strumento dal vivo. Ecco, qui è il punto. Penso che ci voglia una grande esperienza di ascolto dal vivo di strumenti non amplificati (non basta andare ai concerti di Vasco Rossi per intenderci...) per condividere appieno queste emozioni. Un violino, un contrabbasso, una chitarra riempiono cosi tanto di fragrante musica l'aria che li circonda da divenire un tutt'uno con la sala d'ascolto e l' ascoltatore. Il Klimo riesce a riprodurre proprio questo. La totale fusione del suono con 1'ambiente e con chi ascolta. Inutile qualsiasi considerazione sulla capacità di ricostruire la tridimensionalità del palcoscenico virtuale. È perfetta e nient' altro. Non potrebbe essere altrimenti vista la cura con cui tutto il segnale viene trattato, dai pienissimi fino alla più piccola informazione ambientale. Un prodigio che può essere ripetuto ogni giorno, tutta la vita. Il basso grave è disarmante per la sua capacità di trassmettere informazioni timbriche non disgiunte da un’affascinante dose di fisicità, sempre modulata, piena, densa. In quest'ultima versione, che nell'alimentazione esterna oltre alla diversa valvola ospita una scheda che provvede ad allungare il tempo di preriscaldamento del finale prima di liberare la corrente anche quando viene acceso, il suono del Beltaine è stato se ulteriormente messo a punto. Se me lo avessero chiesto avrei risposto che non si poteva e doveva toccare un apparecchio cosi, pena la possibilità di modificare anche di poco il suo meraviglioso. Invece, ed è talmente tangibile il passo avanti che si potrebbe organizzare organizzare un ascolto a confronto con la versione precedente, ci sono riusciti alla perfezione. Evidentemente, come sostengo da tempo, Klimo e il suo staff di capoccioni/ascoltoni, hanno capito qualcosa altri continuano ad ignorare. Si è riusciti ad enfatizzare ancor più le caratteristiche che da sempre contraddistinguono il suono Beltaine. Mi trovo a dover riconoscere che la messa a fuoco è ancor più micidiale e che il senso di musicalità tonale che impregna la sala d'ascolto è... financo più intenso che pria. Per coloro che finora hanno considerato i monotridi oggetti di arredo, c'è dell'ottimo Sagrantino in cantina per accompagnare gli ascolti che vorranno effettuare in relax assieme al sottoscritto. In conclusione, non mi viene altro da esprimere se non un religioso senso di "gratitudine" verso colui che un bel giorno di qualche anno fa si è dedicato alla creazione miei giocattoli preferiti. Viva tutta la musica di questo mondo.

Andrea Della Sala

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