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Fedeltà del Suono 120 - settembre 2005
KLIMO Linnett Andio Morotti

AMPLIFICATORI MONOFONICI KLIMO LINNET

Sono nati, se non ricordo male, nel 1989, attorno a dei trasformatori eccezionali, che però, dopo qualche anno, cessarono di essere prodotti. Coerentemente la Klimo, nella impossibilità di trovare dei trasformatori che garantissero gli stessi risultati sonici, preferì chiudere coi Linnet. Così almeno dicono le versioni più o meno ufficiali che circolano nel mondo dell’hi-end. E a mio avviso, sono versioni credibili, dal momento che è ben nota l’importanza dei trasformatori sulla riuscita di un finale a valvole. Comunque sia, una coppia di Linnet staziona nel mio impianto personale fin dal 1991 e sono sincero - mi sembra che abbia voglia di rimanerci per ancora molti anni. I Linnet sono degli amplificatori monofonici, interamente valvolari, da 100 Watt nominali ognuno. In realtà la loro potenza è decisamente superiore, anche grazie al buon dimensionamento dell'alimentazione, ma la Klimo, come e sua abitudine, ha preferito tenersi sul sicuro. Per molti aspetti, quando nacquero, i Linnet erano degli apparecchi all'avanguardia. Costruttivamente ogni finale utilizzava un doppio triodo ECC83 nello stadio di ingresso e un secondo doppio triodo ECC82 per pilotare il doppio terzetto di EL34 in push-pull in classe AB. Non è certo uno schema costruttivo rivoluzionario. Ciò che rendeva del tutto particolari i Linnet era il fatto di essere tra i pochissimi amplificatori a valvole in grado di pilotare correttamente diffusori ostici, con un'impedenza inferiore ai 2 Ohm (la potenza di 100 Watt è dichiarata su 1/4/8 Ohm); poi, grazie alla cura riservata all'alimentazione e all'uso delle EL34, i Linnet erano (e sono) molto dinamici e capaci di scendere in basso con autorevolezza; infine - e questo all'epoca era veramente raro - non facevano concessioni al morbidume quasi di prammatica nei finali a valvole, ma mantenevano un elevato livello di analiticità e di neutralità timbrica. Ricordo che li scelsi proprio per questo loro rigore, che ben si combinava (e ancora oggi ben si combina) col suono estremamente musicale del pre Klimo Merlin, dal quale allora ero assolutamente affascinato e che ancora mi convince. Anche dal punto di vista estetico i Linnet erano, e sono, un po’, particolari, perchè si sviluppano in verticale (37 cm di altezza), invece che, come tutti i finali, in orizzontale. E’, una soluzione sicuramente intelligente, perchè permette di utilizzare lo spazio interno del cabinet, alto e stretto, per ospitare i due poderosi trasformatori, che lo occupano quasi completamente. Il piano superiore della torre viene cosi ad essere interamente a disposizione delle sei EL34 e dei due driver, tutti protetti da barrette di ferro piegate ad U. Ovviamente, oggi una protezione del genere sarebbe fuori dalle norme di sicurezza europee, ma io mi permetto di trovarla ancora gradevole, originale e funzionale. Le valvole a vista in cima al blocco di base, laccato in nero come nella tradizione Klimo, danno ai Linnet un che di aristocratico che non saprei giustificare razionalmente. Se poi i due finali vengono fatti funzionare appaiati, sembrano dar vita ad un unico possente apparecchio irto di valvole come in alcuni film di fantascienza degli anni ‘50. Certo, l'estetica dei Linnet non può essere considerata molto convenzionale, ma a me piacque allora e continua a piacere anche ora e non solo perchè ornai mi ci sono abituato. Il pannello anteriore, alto e stretto, è completamente vuoto, se non fosse per la K del marchio Klimo applicata in rilievo sull'angolo in basso a destra. I pannelli laterali sono caratterizzati dalla presenza di due serie di feritoie che consentono il raffreddamento dei componenti all'interno del cabinet. Il pannello posteriore ospita, oltre al pin di ingresso, ai due morsetti di uscita, alla vaschetta IEC e all'interruttore di accensione con relativo fusibile, anche i sei trimmer che servono alla regolazione del bias delle EL34. E’ un'operazione che richiede un pò di pazienza, un voltmetro e l'impegno a seguire le dettagliate istruzioni fornite dalla casa. Fortunatamente non è una cosa che vada fatta di frequente. Personalmente, regolo il bias una volta all'anno. I Linnet erano venduti in due versioni, diversificate dal cablaggio interno, che, nella versione migliore, era realizzato, a cura dei distributore italiano, interamente con cavo Van Den Hul, con uno spezzone di Silver, il migliore cavo di segnale della casa olandese. La scritta Silver, in questo caso, compariva, in argento, accanto ai logo della Klimo. Ma questi finali sono per loro natura suscettibili di ulteriori up-grade, con risultati davvero ottimi. Per esempio, possono essere cambiati il pin d'ingresso e i morsetti d'uscita. Io l'ho fatto e i benefici sono stati evidenti, specialmente per quanto riguarda i morsetti, che ho sostituito con degli ottimi esemplari in rame massiccio in grado di accettare qualunque tipo di terminazione. Anche la sostituzione delle resistenze con delle Vishay giova non poco al suono dei Linnet, anche se l'operazione è un pò costosa. Infine le valvole. Io ho sempre amato l'EL34 per la sua neutralità, il suo equilibrio e la sua timbrica, ma di EL34 ne esistono di diverse marche per cui, anche se il modello è il medesimo, il risultato sonico può cambiare percettibilmente. I miei Linnet montano ancora delle EL34 marcate Klimo, ma temo che la prossima volta che cambierò le valvole dovrò rassegnami a non averle col marchio della casa. Ma - dico la verità - la cosa non mi turba affatto: l'importante è scegliere delle EL34 che suonino bene, magari ancora meglio delle attuali. A proposito di suono, oltre a quella funzionante nel mio impianto personale, ho avuto modo di ascoltare solo un paio di altre coppie di Linnet e tutte in combinazione con un pre Klimo (o Merlin o Merlino). Si vede che altri, oltre a me, hanno giudicato ottimale questo abbinamento. Perchè il risultato ha il grande pregio di conservare molte delle caratteristiche timbriche che rendono affascinante il suono dei tubi (merito del pre), e di farle convivere con una dinamica e una velocità da valvolare modernissimo (non oso dire da stato solido); anzi, anche tra i finali a valvole dell'ultima generazione sono ancora pochissimi quelli che possono competere con i Linnet su questi parametri. Si, perche i grossi Klimo non hanno mai preteso di essere i più trasparenti o i più evidentemente musicali tra i finali della casa tedesca, ma i più autorevoli e i più dinamici si. Per loro - li conosco da anni! - l'alta fedeltà è fondamentalmente correttezza timbrica e realismo dinamico. E la timbrica dei Linnet è, ancor oggi, estremamente corretta, anche se caratterizzata da una luce un pochino morbida, che consente un ascolto prolungato senza alcun cenno di affaticamento. Morbida non significa perrò che la resa della gamma alta sia indebitamente arrotondata: al contrario, gli alti hanno aria e respiro; è l'insieme che preserva, cosi come si conviene a un valvolare di razza, un filo di calore in più rispetto a uno stato solido. Da quando sono nati i Linnet a oggi, l'hi-end, pur senza rivoluzioni, ha fatto molti progressi. Alcuni di questi, lungi dal far passare nel reparto “archeo” questi K]imo, li hanno messi in condizione di suonare ancora meglio, ovviamente all'interno di un buon impianto. Oggi ci sono cavi, per esempio, che quindici anni fa neanche ce li sognavamo per quanto riguarda la dinamica, la trasparenza e la neutralità. Sono cavi di alimentazione, di segnale e di potenza, i Linnet ne vanno matti e sono capaci di manifestarci la loro gratitudine in maniera sonicamente indiscutibilmente. Ma anche i diffusori di oggi sono diversi da quelli di quindici anni fa. E, ancora una volta, i miglioramenti sono andati nella direzione auspicata dai Linnet: dinamica, trasparenza, estensione sia verso l'alto che verso il basso, grande pulizia. E un discorso del tutto simile può essere fatto per le sorgenti digitali. Insomma, è un caso che i Linnet, senza mai tradire se stessi, si trovino più a loro agio in un impianto moderno che in uno di quindici anni fa? Io non credo sia un caso. E non lo dico perchè possiedo una coppia di Linnet; la possiedo perchè sono ancora convinto della attualità di questi finali. E un fatto che le mie orecchie mi confermano ogni giorno: i miei Linnet non hanno mai suonato tanto bene come ora che suonano in compagnia dei cavi White Gold, dei diffusori M Acoustics Coherence e del lettore di CD North star (meccanica + DAC Extremo), per non parlare della mia sorgente analogica. Hanno la capacità di dare corpo al suono senza rallentarlo; contribuiscono alla realizzazione di una credibile e stabile scena acustica, ma, soprattutto, hanno sempre il controllo totale della situazione, anche in gamma bassa, e riescono a dare realismo alla riproduzione musicale. Direi che questa è la loro caratteristica più evidente: il realismo. Ciò significa che cercano fondamentalmente l'equilibrio tra i vari parametri del suono, dalla dinamica alla trasparenza, dalla correttezza timbrica alla finezza della grana. E’ una caratteristica che li pone un po' fuori dalle mode e, per quanto si può, al riparo dall'incalzare delle novità. Quando furono immessi sul mercato i Linnet costavano, se ben ricordo, una decina di milioni nella versione base; negli anni successivi il prezzo salì notevolmente fino, se non erro, ai 14 o 15 milioni nella versione Silver, Poi ci fu la brusca interruzione della produzione e tuttora la Klimo non ha in listino nessun successore dei Linnet perchè i Beltaine, pur dall'alto dei loro 10000 euro, hanno solo 5 Watt di potenza, che fanno si i miracoli, ma sono pur sempre 5 Watt, e i Kent (5000 euro) di Watt ne hanno solo 36. Ho parlato di Watt per spiegarmi, per dare un parametro incontestabile di confronto: la realtà è che la logica per cui sono nati gli attuali monofonici della Klimo è molto diversa da quella che diede alla luce i Linnet. I Beltaine mirano fondamentalmente alla trasparenza e alla raffinatezza, mentre i Kent sono più generalisti e universali nell'uso di quanto non fossero i Linnet. Insomma, nel istino Klimo ci sarebbe ampiamente posto per un New Linnet, dinamico, corretto, aperto, solido, raffinato e di grande equilibrio, così come il suo antenato. Anche oggi non sono molti i valvolari che possano essere considerati delle valide altemative ai finali a stato solido in quegli aspetti nei quali il transistor eccelle; i Linnet lo erano (e lo sono) e un loro successore potrebbe esserlo ancora di più. Senza mai rinnegare - sia chiaro - la propria valvolarità.

 

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